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La Stampa Rassegna Stampa
24.03.2020 Woody Allen si racconta: ecco la sua autobiografia
Recensione di Fulvia Caprara

Testata: La Stampa
Data: 24 marzo 2020
Pagina: 24
Autore: Fulvia Caprara
Titolo: «Woody Allen senza tabù»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 24/03/2020, a pag. 24, con il titolo "Woody Allen senza tabù", il commento di Fulvia Caprara.

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Fulvia Caprara


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La copertina (La nave di Teseo ed.)

Come nei suoi film ci sono l'amore e la guerra, i crimini e i misfatti, i sogni e i delitti, gli scoop e i match point definitivi. Come nel suo carattere, prevalgono, su tutto, il gusto imprescindibile dell'osservazione ironica, il disincanto programmatico, il divertimento del descrivere l'assurdo quotidiano. Ma ci sono anche, in alcuni passaggi, gli squarci di tenerezza svelati da un uomo nato nel 1935, divenuto uno dei più grandi registi del globo, ma anche travolto dal ciclone di una delle accuse più abbiette che una persona possa ricevere. Ripensando a Dylan che, secondo le dichiarazioni della madre adottiva Mia Farrow, avrebbe subito le molestie del regista, Allen, dopo aver ricostruito la vicenda nei minimi dettagli, con cura minuziosa, confessa il dispiacere di non aver potuto «mostrarle le bellezze di Manhattan». Il polverone, i processi, le sentenze dei tribunali e dei media si sfaldano nelle dichiarazioni dell'autore, mentre il senso del legame, da tanti messo all'indice, con la moglie Soon Yi, nata nel 1970 e sposata nel 1992, emerge dalla dedica: «A Soon Yi, la migliore. Pendeva dalle mie labbra e poi mi ha avuto in pugno».

Da ieri è disponibile in Italia, in anteprima, in ebook, prima dell'uscita nelle librerie fissata per il 9 aprile (se le norme anti-coronavirus lo permetteranno) l'autobiografia di Woody Allen A proposito di niente, edita dalla «Nave di Teseo» di Elisabetta Sgarbi. Un libro discusso, perfino bandito prima che vedesse la luce («Hachette», che doveva pubblicarlo, si è tirata indietro), e che invece si legge tutto d'un fiato, fitto com'è di memorie, rivelazioni, curiosità sulla genesi di film celeberrimi e, soprattutto, spaccati di vita vissuta di un genio della macchina da presa che rifiuta fin dalla prima pagina toni aulici e celebrazioni: «Come il giovane Holden - è l'incipit dell'opera - non mi va di dilungarmi in tutte quelle stronzate alla David Copperfield». Eppure, nella descrizione dei genitori, la madre Nettie che «somigliava a Groucho Marx» e il padre reduce della prima guerra mondiale, sempre con «camicie sgargianti e capelli imbrillantinati», nell'«infanzia in fuga dalla realtà», nel «passato da piccolo farabutto», nell'amore per la sorella minore Letty, nella passione per l'illusionismo e in quel quoziente intellettivo tanto alto da far inorgoglire la mamma, risuonano l'ispirazione dell'autore, brillano le chiavi per capirlo, scorrono le inquadrature dei suoi film. Le ragazze, verso cui provava spiccata attrazione, i fumetti preferiti, da Batman a Superman, i musical amatissimi, Cole Porter, la cugina Rita, le abitudini della famiglia ebrea, la scoperta di «Hollywood con i suoi finali miracolosi», sono il preludio di un'esplosione di talento che Allen minimizza: «Alcuni miei film sono divertenti, ma nessuna delle mie idee sarà mai la base di una nuova religione». E ancora: «Posso sfoggiare giacche di tweed come un professore di Oxford, ma dentro sono un barbaro».

Le donne, anche adesso, in età avanzata, restano un pianeta nebuloso sui cui è piacevole atterrare, senza conoscerne i segreti. E' così con Harlene, un'unione che si rivela «un incubo per entrambi», con Louise Lasser «bionda e bellissima», quasi una controfigura di Brigitte Bardot, e con Diane Keaton, «la ragazza smilza» con cui condividere i giorni newyorkesi, tra una partita dei Kinicks e una cena da «Elaine's»: «Un film con Keaton - scrive Allen -, o andare con lei in un museo o in una galleria d'arte era uno spasso, perché era una miniera di idee. Ti apriva gli occhi e ti faceva scoprire delle cose, o almeno questo era il suo effetto». Nei primi approcci con Mia Farrow l'autore spiega di non aver individuato segnali d'allarme che, invece, erano già evidenti: «Non ero Miss Perspicacia, soprattutto nelle faccende in cui è coinvolto Cupido». Dopo fu troppo tardi: «Le nostre origini erano decisamente diverse, io ero cresciuto in una famiglia della piccola borghesia ebraica... Niente violenze, divorzi, suicidi, alcol e droghe. Nella famiglia di Mia, invece, i comportamenti fuori dalla norma erano all'ordine del giorno e peggiorarono negli anni della nostra frequentazione». L'attrazione per Soon -Yi che, secondo la rievocazione di Allen, aveva avuto con la madre adottiva un rapporto pessimo, a base di violenze e sopraffazioni, fu il colpo finale, uno scandalo planetario. E dire che, per spiegare le fondamenta del rapporto, il regista parla di un desiderio di compensazione, come se avesse scelto di riempire di felicità i vuoti dell'infanzia dolorosa dell'ex-bambina sudcoreana, abbandonata per strada e poi in orfanotrofio. I film, i sodalizi artistici, le collaborazioni con gli attori prediletti, i capricci dei divi, il piacere della scrittura, il divertimento del montaggio, compongono tutto il resto, quello per cui Woody Allen è star venerata del cinema mondiale. Ma grande novità del libro è un'altra, semplice, innocente, perfino disarmante: «Fare film mi piace, ma non ho la dedizione di Spielberg e di Scorsese... Non riesco a interessarmi abbastanza a un film da stare fino allo sfinimento e rinunciare a vedere l'inizio di una partita di basket o a mettere a letto le mie figlie».

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