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La Stampa Rassegna Stampa
18.03.2020 200 anni fa a Venezia, il rabbino Lattes e il 'fatal morbo'
Commento di Ariela Piattelli

Testata: La Stampa
Data: 18 marzo 2020
Pagina: 28
Autore: Ariela Piattelli
Titolo: «1831, il rabbino di Venezia contro 'il fatal morbo distruggitore'»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 18/03/2020, a pag.28, con il titolo "1831, il rabbino di Venezia contro 'il fatal morbo distruggitore' ", il commento di Ariela Piattelli.

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Ariela Piattelli

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Il ghetto di Venezia

Era «il fatal morbo distruggitore che imperversa con furia irresistibile» a spaventare gli ebrei veneziani nella prima metà dell'800, e la paura li spinse a tal punto che i rabbini elaborarono una preghiera per invocare da Dio la salvezza. Si trattava del colera, la «peste asiatica» che imperversava in tutta Europa, soprattutto nelle città portuali, come Venezia: «È la piaga che cammina e circola in questo tempo con crudeltà suscitando paura e timore». 
Adesso, mentre il rabbinato israeliano ha redatto una formula per l'emergenza del Covid-19, un gruppo di rabbini italiani ha fatto notare che nel nostro Paese le preghiere per le pandemie hanno radici lontane. A correre ai ripari dal colera fu Elia Aron Lattes, un rabbino molto importante nella storia ebraica italiana: nato a Savigliano, in provincia di Cuneo, fu prima delegato della comunità ebraica di Torino al Sinedrio di Parigi, l'assemblea di 111 personalità del mondo ebraico voluta da Napoleone, poi rabbino capo di Venezia dal 1815 al 1839, e fu lui a redigere la preghiera «nell'emergenza del pericolo del Cholera Morbus» nel 1831.
La formula, in cui si invoca la guarigione di tutti i malati colpiti nell'intera popolazione, si basa su una serie di versi biblici legati alla malattia contingente: «Tu Dio, che guarisci coloro che hanno il cuor rotto, e ne fasci le doglie, risanali, scampali dal periglio che loro sovrasta», e ancora «se le nostre iniquità rendono testimonianza contro di noi, opera per amor del tuo Nome; perdona le nostre colpe, concedi guarigione e sollievo ai nostri mali, getta nel fondo del mare i nostri peccati».
Nella storia dell'ebraismo esiste una tradizione tutta italiana in materia a partire almeno dal 1400 (e una di queste formule è conservata nella biblioteca Palatina di Parma): si tratta di preghiere che tornano poi nei secoli, in cui si chiede a Dio di far cessare epidemie di morbi che mietono vittime, persino tra gli animali domestici. 
Esiste anche una versione triestina, usata per l'epidemia di colera del 1855 che partì dalla Cina, e la stessa formula utilizzata dal rabbino Lattes è stata trovata in un foglio manoscritto conservato in una collezione privata: è probabile che la pagina, incollata su cartoncino, fosse affissa all'entrata della sinagoga veneziana per dar modo ai frequentatori di recitarla, forse senza entrare nel luogo di culto, con l'auspicio che arrivasse per tutti, e in fretta, la salvezza.

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