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La Stampa Rassegna Stampa
03.03.2020 Papa Pacelli, il Vaticano cerca di riabilitarlo ma rimase in silenzio di fronte alla Shoah. Le giuste parole di rav Riccardo Di Segni
Cronaca di Domenico Agasso Jr

Testata: La Stampa
Data: 03 marzo 2020
Pagina: 17
Autore: Domenico Agasso Jr
Titolo: «'Così Pio XII aiutò gli ebrei'. Ma il rabbino di Roma insorge»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 17/03/2020, a pag.17 con il titolo " 'Così Pio XII  aiutò gli ebrei'. Ma il rabbino di Roma insorge", la cronaca di Domenico Agasso Jr.

Bene fa il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni a ricordare il silenzio di Papa Pacelli di fronte alla Shoah in generale e alla deportazione degli ebrei romani il 16 ottobre 1943 in particolare. L'operazione, da parte vaticana, di cercare a tutti i costi di riabilitare un Papa gravemente compromesso con fascismo e nazismo è evidente.

Ecco l'articolo:

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Domenica Agasso Jr

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Adolf Hitler, Pio XII

 

In Vaticano «non ci fu la volontà di fermare il treno del 16 ottobre» 1943, che deportò ad Auschwitz gli ebrei rastrellati dai nazisti a Roma. La pesante accusa è del rabbino capo della Capitale, Riccardo Di Segni, e arriva poche ore dopo l'apertura degli immensi archivi sul pontificato di Pio XII (1939-1958). C'è chi imputa a Papa Pacelli una colpevole indifferenza di fronte allo sterminio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale. E chi lo considera invece un «salvatore». Ieri è arrivato il tanto atteso 2 marzo 2020: per volere di Papa Francesco migliaia di documenti sono ora a disposizione degli studiosi. Ed è stata la Santa Sede a diffondere le prime informazioni, carte che confermano aiuti del Pontefice a perseguitati ebrei. Ma qualche ora dopo è arrivata la dura e polemica replica di Di Segni, che definisce «sospetto questo sensazionalismo. Basta poco per rendersi conto che le scarse rivelazioni saranno un boomerang per gli apologeti a ogni costo». Per il rabbino, si vede «chiaramente che gli aiuti furono ben mirati a tutela dei battezzati». 


I documenti 
Dall'archivio della sezione per i Rapporti con gli Stati, spiega il direttore Johan Ickx, emerge «una maggioranza di richieste di aiuto da parte di cattolici di discendenza ebraica, ma non mancano i nomi di ebrei». Si potrà «consultare il fascicolo "Accuse contro Monsignor Ottaviani di aver concesso documenti falsi ad ebrei e di averli ricoverati in edifici extraterritoriali"». Attirerà l'attenzione «il foglio con il Presseservice di Washington del 20 ottobre che informa che "nella notte del 15-16 ottobre un numero considerevole di Ebrei sono stati arrestati in varie parti di Roma (stop) dopo essere stati tenuti 24 ore nel collegio militare sono stati trasportati ad una destinazione sconosciuta (stop) è detto qui che la Santa Sede si è interessata che simili accaduti non si ripetono e in favore di casi particolari"». Ed è importante la nota a margine «di un giorno dopo con la grafia pacelliana che apre una nuova finestra interpretativa: "è prudente che Presseservice mandi queste notizie?", scrisse Pio XII, consapevole che non giovava di svegliare i cani che dormono, soprattutto non i nazisti, per azioni umanitarie che partivano dal Palazzo Apostolico». 
Ma la sfida più complessa per le ricerche sarà fare luce sulle motivazioni del «silenzio di Pacelli sul tema dell'Olocausto», afferma Lisa Palmieri-Billig, rappresentante in Italia e di Collegamento presso la Santa Sede dell'American Jewish Committee, «un silenzio che si protrasse inspiegabilmente anche nel dopoguerra».

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lettere@lastampa.it

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