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Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 14/02/2020, a pag. 30 con il titolo "Pio XII, il piano segreto anti-Hitler", la recensione di Domenico Agasso Jr. Il Vaticano, attraverso le edizioni San Paolo, cerca per l'ennesima volta la difesa dell'indifendibile. In passato, nel tentativo disperato di riabilitare la figura di Pio XII - gravemente compromessa con il regime nazista durante la Shoah - la Santa Sede non si era fatta scrupoli di coinvolgere addirittura alcune firme del mondo ebraico americano. A smentire questi tentativi di riabilitazione tardiva ci sono i fatti della storia, che invece il Vaticano vorrebbe oscurare a proprio uso. Ecco l'articolo:
Hitler voleva invadere il Vaticano e rapire Pio XII. Ma la Gendarmeria pontificia era pronta a nascondere il Papa. E aveva un piano segreto per proteggere i confini della Santa Sede. Con meno violenza possibile. Usando al meglio le poche e deboli armi a disposizione, che comprendevano anche spade, alabarde e, all'occorrenza, gli idranti dei vigili del fuoco. Altro che i panzer tedeschi. Tutto questo negli anni bui raccontati da Il Vaticano nella tormenta, titolo di un saggio di Cesare Catananti (Edizioni San Paolo, pp. 368, € 25) che ricostruisce il gioco di spie e le manovre Oltretevere durante la Seconda guerra mondiale.
Grazie a documenti inediti dell'Archivio della Gendarmeria vaticana raccolti in tre anni di lavoro, l'autore getta luce sulle oscure vicende del periodo 1940-1944. Il risultato è un saggio di «storia materiale», come scrive Andrea Riccardi nella prefazione, in cui emerge il ruolo della Chiesa durante il conflitto.
La copertina (San Paolo ed.) Con un protagonista assoluto dietro le quinte: Giovanni Battista Montini, sostituto della Segreteria di Stato e futuro Papa santo Paolo VI. Dal libro emerge inoltre come il Vaticano non cessò di nascondere ebrei e rifugiati di guerra alleati.
Hitler aveva davvero in programma di irrompere oltre le mura leonine e sequestrare papa Pacelli. In Vaticano lo avevano capito. E si tremava. Ma senza perdere la lucidità per allestire contromosse. Intanto, gli Alleati sarebbero stati pronti a inviare in due giorni un commando per salvare il Pontefice, e in quelle quarantotto ore il Vescovo di Roma sarebbe stato nascosto nella «Torre dei venti», nel cortile della Pigna, attrezzato di passaggi segreti. Prelati e gendarmi erano consapevoli che il cuore della cristianità fosse una groviera, in più infestata da infiltrati, spesso legati ai fascisti repubblichini. Anche il barbiere della Gendarmeria era una spia. Ma ecco il «piano di difesa del Papa», che prevede «contromisure belliche per la difesa dello Stato della Città del Vaticano».
Primo obiettivo: rendere il Vaticano un fortino. In campo sarebbero scesi duecento uomini. Primi passi: rafforzare i portoni con spranghe e lamiere, e munire di viveri i magazzini per un eventuale lungo assedio. Se l'invasione fosse riuscita, tutti in ritirata nel palazzo apostolico. Lì la parola chiave sarebbe stata arroccamento. E combattimenti corpo a corpo. E poi, tutti pronti a dare la propria vita per il Papa.
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