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Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 05/02/2020, a pag.1, con il titolo "I buoni e i cattivi" il commento di Mattia Feltri.
Mattia Feltri Alcune vittime delle foibe Lunedì sarà il Giorno del ricordo in commemorazione delle vittime delle foibe, e anche quest'anno, come ogni anno, arriva la rissa di mezzo inverno. Qui e là per il paese si organizzano convegni per sostenere che nessun italiano è stato ucciso nelle foibe, e se ne sono stati uccisi non erano mica tanti, e comunque un po' se l'erano cercata (ci sono molti negazionismi ma adoperano tutti lo stesso cliché). E come ogni anno qui e là per il paese l'Associazione partigiani lascia qualche traccia di sostegno a queste adunanze di ciuchi, rimasti all'altro secolo quando ognuno celebrava i propri morti e disprezzava i morti altrui. Il caso delle foibe e degli esuli istriani e dalmati fu particolarmente clamoroso, al contrario, nel senso che per decenni non sollevò alcun clamore: uno dei miei più cari amici, Giampiero Mughini, cresciuto a sinistra e ora apolide, divoratore e collezionista di libri senza pari, ha più volte confessato d'aver sentito parlare di foibe solo al tempo del suo incanutirsi. Quella carneficina era stata cancellata dal Partito comunista, e c'è chi continua ad attenersi. Infine pure quest'anno, e come ogni anno, a destra c'è la comprensibile sollevazione per lo sfregio antistorico e antipatriottico. E così, però, quattro gatti continuano a giocare un derby ormai ridicolo, a tenere su un simulacro di Muro, ma la verità è che in quelle terre ci furono prima fascisti che ammazzavano chi non parlava italiano, e poi comunisti che ammazzavano chi lo parlava. Solo i nostalgici di dittature e nazionalismi ancora pensano di separare i cattivi dai buoni per il colore della camicia o il tracciato di un confine.
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