|
| ||
|
||
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 26/01/2020 a pag.18, con il titolo "Il silenzio del ricordo", il commento di Elena Loewenthal.
Elena Loewenthal
Yad VaShem La memoria è fatta di parole, di immagini. Le multiformi tracce del passato sono ciò che ci permette di fare nostro il passato. Ma la memoria è fatta anche di silenzio. Nel memoriale dei bambini, allo Yad Vashem di Gerusalemme, l'unico lume si moltiplica all'infinito lungo il percorso e accompagna il visitatore mentre delle voci scandiscono nomi, date e luoghi dei bambini trucidati in quegli anni: la forza di quell'esperienza sta tutta nelle brevi pause di silenzio fra un nome e l'altro. Quello spazio sonoro vuoto è la voce dell'assenza.
Intorno e dentro alla Shoah c'è ancora e sempre resterà un abisso di silenzio. Di cose che non sappiamo, che non c'è modo di raccontare, di condividere. Tacere è tutto ciò che resta: conoscere è necessario, ma non meno impossibile di capire.
E non malgrado le parole, i racconti, le immagini di allora: proprio perché sappiamo, proprio perché la memoria s'affaccia verso il presente e ci impone di non dimenticare, dobbiamo fare i conti con il silenzio dell'indicibilità, dei milioni di voci sommerse. Onorare i morti e soprattutto trarre da quel passato una sorta di lezione civile, significa anche sapere di non sapere perché una immensa parte di quella storia è muta per sempre, precipitata in fondo a un immobili, invincibile buco nero di dolore.
Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/065681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante
lettere@lastampa.it |
Condividi sui social network: |
|
Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui |