Riduci       Ingrandisci
Clicca qui per stampare

La Stampa Rassegna Stampa
18.01.2020 Alan Dershowitz: 'Trump, nessun reato commesso'
Lo intervista Paolo Mastrolilli

Testata: La Stampa
Data: 18 gennaio 2020
Pagina: 11
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «La strategia di difesa del giurista liberal: 'Nessun reato, è solo un voto di sfiducia'»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 18/01/2020, a pag.11, con il titolo "La strategia di difesa del giurista liberal: 'Nessun reato, è solo un voto di sfiducia' ", l'intervista di Paolo Mastrolilli a Alan Dershowitz.
Grande democrazia gli USA, in quale altro paese democratico, il giurista più famoso, elettore del Partito Democratico, avrebbe accettato la difesa di un Presidente repubblicano?

Immagine correlata
Paolo Mastrolilli

Risultati immagini per alan dershowitz
Alan Dershowitz

«Se il presidente fosse condannato per questi due capi d'accusa, gli Stati Uniti diventerebbero una repubblica parlamentare. Questo non è quanto volevano i padri fondatori, e provocherebbe un grave danno di lungo termine per tutti i futuri capi della Casa Bianca».
Appena le agenzie battono la notizia che il professore emerito di Harvard Alan Dershowitz si è unito al collegio difensivo di Trump, per il processo di impeachment davanti al Senato, provo a chiamarlo. Sul cellulare del celebre avvocato, già membro del «dream team» che aveva ottenuto l'assoluzione di O.J. Simpson, scatta subito la segreteria. Lascio un messaggio, e 43 minuti dopo è lui a richiamare.

Perché ha accettato l'incarico?
«La spiegazione è su Twitter. Presenterò i miei argomenti durante il processo al Senato, sulle ragioni costituzionali contro l'impeachment e la rimozione. Non sono partitico, mi ero opposto all'incriminazione di Clinton, e ho votato per Hillary. Quando però si tratta della Costituzione, i temi in gioco vanno al cuore della sua sopravvivenza. Parteciperò per difendere l'integrità della Costituzione e prevenire un pericoloso precedente».

Perché la condanna di Trump violerebbe la legge fondamentale?
«I due capi d'accusa non sono previsti. La Costituzione consente l'impeachment solo per tradimento, corruzione, o altri gravi crimini e reati minori».
Il primo articolo accusa il presidente di abuso di potere, perché ha usato il proprio ufficio allo scopo di costringere il collega ucraino Zelensky ad aprire un'inchiesta sul figlio del suo rivale politico Joe Biden.
Non è un reato?
«È un concetto troppo vago, e non è previsto dalla Costituzione. Tutti i presidenti usano il loro potere per favorire le proprie prospettive politiche. Quanto all'abuso di potere, Lincoln aveva sospeso l'habeas corpus, Roosevelt aveva internato migliaia di giapponesi americani, Kennedy aveva autorizzato le intercettazioni del telefono di Martin Luther King. Anche Obama e Bush figlio sono stati accusati di abuso di potere. Se i padri fondatori avessero voluto l'impeachment per questo comportamento, lo avrebbero messo nella Costituzione. Se non è previsto, non è neppure necessario discutere i fatti».

Il secondo articolo accusa Trump di aver ostruito il Congresso, mentre investigava sul caso Ucraina.
«Anche questo non è un reato previsto dai padri fondatori. La Casa Bianca ha sostenuto che prima di autorizzare i membri dell'amministrazione a collaborare con l'inchiesta, serviva un ordine dell'autorità giudiziaria. Questo argomento è ancora in discussione nei tribunali, che hanno convenuto sul fatto che sia ammissibile analizzarlo. Diverso sarebbe stato se i democratici avessero accusato Trump di corruzione, ma non l'hanno fatto perché probabilmente non ritenevano di avere le prove».

I democratici vorrebbe ascoltare nuovi testimoni.
«Se le accuse avanzate non sono previste dalla Costituzione, non sarebbe neanche necessario discutere i fatti. Bisognerebbe archiviare il processo».

Perché lei sostiene che la condanna del presidente provocherebbe un danno di lungo termine alla sua carica?
«Gli articoli di impeachment non contengono reati, ma divergenze politiche, e quindi il procedimento in corso non è di natura giuridica. Se il Trump fosse rimosso, ciò dipenderebbe dal fatto che il partito a lui contrario ha più voti in Congresso, e questo è esattamente lo scenario che i padri fondatori aborrivano. In sostanza gli Usa diventerebbero una repubblica parlamentare, dove il capo dell'esecutivo può perdere il potere per un voto di sfiducia da parte del Congresso. Ma questo non è il sistema previsto dalla nostra Costituzione. Perciò la condanna la violerebbe, producendo un pericoloso precedente per tutti i futuri presidenti».

Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostate

lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui