martedi` 23 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
17.01.2020 Iran, continua la corsa verso il nucleare
Cronaca di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 17 gennaio 2020
Pagina: 13
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Rohani all'Occidente: 'Arricchiamo l'uranio oltre il limite posto dal trattato'»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 17/01/2020, a pag.13, con il titolo "Rohani all'Occidente: 'Arricchiamo l'uranio oltre il limite posto dal trattato' ", la cronaca di Giordano Stabile.

Risultati immagini per giordano stabile giornalista
Giordano Stabile

Immagine correlata

L'Iran accusa l'Europa di essersi fatta «bullizzare» da Donald Trump e minaccia «non resteremo con le mani in mano, abbiamo più uranio arricchito» di prima del Trattato siglato nel 2015. Il duello fra la Repubblica islamica e gli Stati Uniti si è allargato anche agli alleati europei firmatari dell'intesa. Nel mirino c'è soprattutto la Gran Bretagna guidata da Boris Johnson, la più allineata alle posizioni di Trump e colpevole anche di aver sostenuto le proteste con il suo ambasciatore Rob Macaire, minacciato di esser «fatto a pezzi» da un ayatollah oltranzista. La decisione di innescare il paragrafo sulle «dispute» da parte di Londra, Parigi e Berlino è stata una doccia fredda per la dirigenza iraniana, che contava sulle divisioni fra le due sponde dell'Atlantico per resistere alla «massima pressione» americana.
Rohani ha spiegato che «quando loro», cioè gli altri firmatari dell'accordo, «hanno ridotto i loro impegni, non siamo stati seduti, abbiamo ridotto anche noi i nostri impegni e oggi possiamo arricchire più uranio di prima del 2015». Rohani ha precisato che «l'attuale situazione non mi piace, non è facile, ma dobbiamo essere consapevoli che oggi politica, sicurezza ed economia sono connessi». Il riferimento è a un articolo del Washington Post che rivela come Trump abbia minacciato gli alleati europei con dazi del 25% sul settore automobilistico se non avessero accusato l'Iran, in maniera ufficiale, di aver violato il Trattato sul nucleare.
Il ministro degli Esteri Javad Zarif ha commentato subito su Twitter che i Paesi europei si sono fatti «bullizzare» nella speranza di evitare i dazi ma che non funzionerà: «Vi ricordate i bulli alle superiori – ha scritto -, se cedi li fai diventare ancora più aggressivi».


Le rivelazioni del Wapo sono state confermate dal ministro della Difesa tedesco, Annegret Kramp-Karrenbauer: «Questa espressione o minaccia, qualunque cosa la vogliamo definire, esiste», ha spiegato prima di partire per Erbil, in Iraq, per colloqui sulla presenza delle truppe tedesche, 300 uomini, nel Paese. L'altro fronte aperto è infatti quello iracheno. Dopo il raid del 3 gennaio su una base che ospita 1500 soldati americani, Teheran è passata alle pressioni politiche e ha mobilitato le milizie sciite alleate per «espellere» le forze statunitensi.
Sempre Rohani ha spiegato che «la risposta militare» per l'uccisione di Qassem Soleimani, «è stata data» ma adesso tocca ai Paesi della regione spingere al ritiro l'America. Il leader iraniano ha anche avvertito che non soltanto i soldati americani ma anche quelli europei «sono esposti a rischi» in questa situazione. È un offensiva a tutto campo che si intreccia anche con la vicenda del Boeing ucraino abbattuto all'alba di quello stesso 3 gennaio, e che ha scatenato nuove proteste di massa. Ieri i Paesi coinvolti nel disastro, Canada, Ucraina, Gran Bretagna, Svezia, si sono riuniti a Londra per un'azione comune nelle indagini e nella richiesta di risarcimenti. Ma «l'ingerenza» non piace agli oltranzisti. L'ayatollah di Mashhad, Ahmad Alamolhoda, ha minacciato l'ambasciatore britannico Rob Macaire, davanti a un gruppo di fedeli e sostenuto che «va fatto a pezzi», in quanto limitarsi a espellerlo sarebbe un «atto di gentilezza nei suoi confronti».

Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostate

lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT