giovedi` 25 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
15.12.2019 La Turchia avanza nel Mediterraneo: droni a Cipro
Cronaca di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 15 dicembre 2019
Pagina: 17
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Erdogan invia droni nell'isola per proteggere le rotte del gas»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 15/12/2019, a pag.17, con il titolo "Erdogan invia droni nell'isola per proteggere le rotte del gas", la cronaca di Giordano Stabile.

Risultati immagini per giordano stabile giornalista
Giordano Stabile

Risultati immagini per putin erdogan
Vladimir Putin, Recep T. Erdogan, Donald Trump

La Turchia invia uno stormo di droni a Cipro, per sorvegliare e proteggere le sue navi impegnate nelle prospezioni per i giacimenti di gas offshore. E' l'ultima mossa nella partita in corso nel Mediterraneo orientale, che vede al centro l'isola divisa in due dal 1974 e un affollato numero di giocatori. Ankara da una parte, Grecia, Egitto ma anche Italia, Francia e Israele dall'altra. Una partita che coinvolge anche la Libia e rischia di diventare incandescente. Ieri il governo della Repubblica di Cipro Nord ha annunciato di aver "designato" l'aeroporto di Gecitkale, vicino a Famagosta, come base per i droni turchi, "su richiesta" del governo di Ankara per "proteggere i diritti e gli interessi legittimi" della Repubblica.

La lettera copia e incolla Il linguaggio ricalca alla lettera quello usato da Recep Tayyip Erdogan "sui diritti legittimi" della Turchia nello sfruttamento dei giacimenti attorno a Cipro. Il problema è che la Repubblica di Cipro Nord, fondata nel 1974 dopo che l'esercito turco aveva invaso un terzo dell'isola per impedire la sua riunificazione con la Grecia, è riconosciuta soltanto da Ankara. Il governo di Nicosia si considera l'unico legittimato a decidere sullo sfruttamento dei giacimenti al largo delle sue coste e ha già affidato a compagnie americane ed europee, compresa l'Eni, lotti per effettuare le prospezioni. La Turchia ha risposto con l'invio delle sue navi e ha anche minacciato, l'anno scorso, una dell'Eni. Due settimane fa ha alzato ancora il tiro. Erdogan e il premier libico Fayez al-Serraj hanno firmato un'intesa per allargare le loro acque territoriali, fino a farle combaciare e prendersi gran parte del Mediterraneo orientale. Greca ed Egitto hanno reagito con durezza. Atene ha espulso l'ambasciatore libico e allenato unità da guerra e i suoi Mirage 2000 dotati dei missili antinave Exocet. Il Cairo ha dato il via a un'esercitazione con sottomarini che hanno lanciato anche loro missili antinave. L'Italia ha inviato una fregata, che si è unita a unità francesi per altre manovre. OraAnkara risponde con il trasferimento dei suoi droni, che saranno anche armati e rappresentano una ulteriore escalation militare. I pattugliamenti con i droni cominceranno già domani e sembra che Erdogan non voglia cedere di un millimetro. Il leader turco ha anche precisato che non consentirà la realizzazione del previsto gasdotto da Israele all'Europa se la disputa non sarà risolta. Lo Stato ebraico ha già messo in produzione due giacimenti, è diventato autosufficiente e punta ora all'export. In questo è appoggiato dall'Egitto, oltre che America ed Europa.

Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/065681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT