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La Stampa Rassegna Stampa
29.11.2019 Iraq: rivolta anti-Iran, 25 manifestanti uccisi
Cronaca di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 29 novembre 2019
Pagina: 19
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Rivolta anti–Iran a Nassiriya. 25 manifestanti uccisi negli scontri»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 29/11/2019, a pag.19, con il titolo "Rivolta anti–Iran a Nassiriya. 25 manifestanti uccisi negli scontri", la cronaca di Giordano Stabile.

Centinaia, invece, secondo Amnesty internationale, le vittime della repressione in Iran: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=76731

Ecco l'articolo:

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Giordano Stabile

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L'Iran esporta il suo modello di repressione in Iraq e suggerisce al governo di Baghdad di costituire una «cellula di crisi» affidata ai militari per stroncare la rivolta nel Sud del Paese. La decisione annunciata dal premier iracheno Adel Abdel Mahdi arriva il giorno dopo la distruzione del consolato iraniano nella città santa di Najaf e un nuovo massacro a Nassiriya, 25 manifestanti uccisi. A due mesi dall'inizio delle proteste, con oltre 350 vittime quasi tutte civili, Baghdad non è riuscita riprendere il controllo. Il sentimento della piazza è sempre più anti-iraniano perché Teheran è intervenuta in modo esplicito per impedire le dimissioni del governo. Due settimane fa la folla ha assaltato il consolato di Karbala, la Mecca dello sciismo. Ieri ha dato alle fiamme e raso al suolo quello di Najaf. È un schiaffo in pieno volto agli ayatollah ma la reazione potrebbe essere terribile. A Teheran sono convinti che anche il vicino Iraq sia vittima di una «cospirazione americana» e che l'unica via di uscita sia l'uso della forza. I Pasdaran si sentono rassicurati dal successo interno contro l'insurrezione innescata dall'aumento dei prezzi dei carburanti. L'Intelligence israeliana ha analizzato la repressione e considera la rivolta «conclusa». I morti sarebbero circa 300. Il regime era ben preparato e ha dimostrato capacità high-tech. Ha bloccato Internet in sole 24 ore, un'impresa considerata al limite delle possibilità tecnologiche, e si è procurato una finestra di «cinque giorni» per stroncare le proteste. Ora punta a filtrare il Web con una «lista bianca» di siti che saranno accessibili, mentre tutti quelli considerati ostili saranno oscurati. La gravità della rivolta, «la più ampia dal 1979», è stata confermata dalle cifre fornite dal ministero dell'Interno: 73 banche e 140 edifici del governo sono stati inceneriti. Per Teheran l'insurrezione irachena ha assunto caratteristiche simili e richiede le stesse risposte. In entrambi i Paesi masse sciite si ribellano contro governi settari, dove religiosi e milizie hanno l'ultima parola. In Iraq però la reazione del potere centrale è stata scoordinata, contraddittoria. Per questo il premier Mahdi ha deciso di creare una «cellula di crisi», che coinvolgerà anche alcune unità anti-terrorismo già protagoniste della lotta all'Isis. È una militarizzazione che non promette nulla di buono. Come quella in corso nel Golfo. Dopo il lancio di una missione di sorveglianza marittima a guida francese, ieri i vertici militari iraniani hanno risposto con l'annuncio di manovre congiunte assieme a Russia e Cina, una novità assoluta che renderà lo stretto di Hormuz affollato dalle navi di tutte le potenze mondiali.

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