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Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 19/11/2019, a pg.1-23, con il titolo "Hong Kong e lo spettro Tienanmen", l'editoriale di Maurizio Molinari.
Maurizio Molinari Proteste contro il regime cinese a Hong Kong Per chi abita nell'ex colonia britannica significa vedere da vicino il rischio dell'erosione delle proprie libertà garantite proprio dall'accordo fra Londra e Pechino del 1984 che permise di ammainare la Union Jack nel 1997. Ecco perché il Foreign Office chiede la "fine delle violenze e il ritorno al dialogo in visita delle elezioni per il consiglio distrettuale" ovvero il rispetto degli accordi che vennero sottoscritti. Per la Cina si tratta di confermare fedeltà non solo a quell'intesa con la Gran Bretagna ma anche al modello "Una nazione, due sistemi" che Deng Xiaoping elaborò negli anni Ottanta come acceleratore della modernizzazione della Cina, al fine di permettere il rispetto ad Hong Kong ed a Macao (riconsegnata dai portoghesi nel 1999) di diritti di cui nessuno godeva sul territorio della Repubblica Popolare. Se dunque l'escalation di violenza dovesse continuare e i militari cinesi presenti a Hong Kong venissero adoperati per "ripristinare la sovranità" a uscire indebolita sarebbe l'eredità di Deng ovvero le fondamenta sulle quali i successori a Pechino hanno costruito un formidabile gigante protagonista della globalizzazione. Da qui il rischio con cui Xi Jinping si trova a fare i conti: usare i blindati dell'Esercito popolare contro i ragazzi di Hong Kong è una decisione che può indebolire la credibilità della Cina fino al punto da minare le prospettive del progetto della "Nuova Via della Seta" con cui si propone di unire l'Estremo Oriente all'Europa realizzando un reticolo imponente di infrastrutture terrestri e marittime per assicurare alla madrepatria le risorse necessarie a sostenere la crescita nazionale. La rivelazione del "New York Times" sui documenti top secret cinesi con cui Xi autorizzò l'uso della violenza "senza pietà" nella repressione dei musulmani uiguri apre una finestra sul funzionamento di un regime ancora troppo rigido per gestire, prima ancora che accettare, l'esercizio delle libertà fondamentali dell'individuo. E' questa debolezza che fa temere ai giovani di Hong Kong per il proprio futuro ovvero quel 2047 quando lo status dell'autonomia terminerà e l'ex colonia potrebbe essere assorbita da un gigante senza diritti. Da qui l'importanza del ruolo delle democrazie occidentali, chiamate ad unire la propria voce a quella di Londra per difendere il rispetto degli accordi del 1984 e dell'eredità di Deng dalle tentazioni dei militari cinesi.
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