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La Stampa Rassegna Stampa
05.11.2019 Iran nucleare: Teheran raddoppia la produzione di uranio
Cronaca di Paolo Mastrolilli

Testata: La Stampa
Data: 05 novembre 2019
Pagina: 9
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «L'Iran raddoppia la produzione di uranio, Washington risponde con nuove sanzioni»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 05/11/2019, a pag.11, con il titolo "L'Iran raddoppia la produzione di uranio, Washington risponde con nuove sanzioni", il commento di Paolo Mastrolilli.

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Paolo Mastrolilli

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L'Iran raddoppia la sua capacità di arricchire l'uranio, allontanandosi sempre più dall'accordo nucleare del 2015. Gli Usa rispondono imponendo nuove sanzioni contro 9 leader vicini alla guida suprema Khamenei, e offrendo una taglia da 20 milioni di dollari a chiunque fornirà informazioni per liberare Robert Levinson, agente dell'Fbi sparito nel 2007 mentre si trovava nella Repubblica islamica. Così Teheran e Washington hanno marcato il 40° anniversario dell'assalto all'ambasciata americana, a cui seguì la crisi dei 52 ostaggi rimasti prigionieri per 444 giorni, facendo entrambi nuovi passi verso lo scontro. Ali Akbar Salehi, capo dell'agenzia iraniana per l'energia atomica, ha annunciato che il suo Paese è passato dalla produzione giornaliera di circa 450 grammi di uranio arricchito a basso livello, a 5 chili. Quindi ora possiede oltre 500 chili di questo materiale, contro i 300 permessi dall'accordo. Nello stesso tempo, visitando la base sotterranea di Natanz, Salehi ha pigiato il bottone che ha avviato 30 centrifughe IR-6, raddoppiando il numero di quelle attive. L'intesa raggiunta con l'amministrazione Obama consentiva solo l'uso delle centrifughe di prima generazione IR-1, mentre le IR-6 sono dieci volte più veloci. Salehi poi ha annunciato che i suoi scienziati stanno lavorando al prototipo IR-9, che sarebbe 50 volte più rapido di quello IR-1. L'accordo consente all'Iran di arricchire l'uranio fino al limite del 3,67%, necessario per le attività pacifiche, ma ora è salito al 4,5%. Per costruire una bomba serve il 90%, e quindi siamo ancora lontani, ma presto Teheran potrebbe tornare al 20%, ossia la soglia toccata prima dell'intesa, e limitare o vietare le ispezioni dell'Aiea. La Repubblica islamica prende queste iniziative per reagire alla decisione dell'amministrazione Trump di abbandonare l'accordo nucleare, costringendo l'Europa a fornirle finanziamenti e un meccanismo per vendere il suo petrolio, aggirando le sanzioni Usa.

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Se ciò non avverrà entro la fine di novembre, altre violazioni dell'intesa potrebbe seguire, riducendo i tempi che separano l'Iran dalla costruzione della bomba. Gli Usa ieri hanno risposto imponendo nuove sanzioni a 9 membri del circolo più ristretto dei collaboratori dell'ayatollah Khamenei, e offrendo una taglia da 20 milioni di dollari per ricevere informazioni finalizzate a trovare e liberare Levinson. Alti funzionari dell'amministrazione Trump, parlando con i giornalisti per spiegare i provvedimenti presi, hanno detto che le proteste esplose nelle ultime settimane in Iraq, Libano e Yemen dimostrano che la loro strategia della «massima pressione» sta funzionando: «L'Iran non ha più le risorse per finanziare i propri alleati all'estero, e ciò sta provocando il malcontento che vediamo nelle strade». Gli Usa hanno detto che non vogliono cambiare il regime, ma negoziare un nuovo accordo. Teheran ha risposto che discuterà solo se le sanzioni saranno tolte.

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