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La Stampa Rassegna Stampa
29.10.2019 Come è stato possibile trovare Al Baghdadi
Francesca Sforza intervista il ministro degli Esteri turco

Testata: La Stampa
Data: 29 ottobre 2019
Pagina: 8
Autore: Francesca Sforza
Titolo: «Al Baghdadi nemico dei turchi. Abbiamo collaborato con gli Usa»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 29/10/2019, a pag.8 con il titolo "Al Baghdadi nemico dei turchi. Abbiamo collaborato con gli Usa" la cronaca di Francesca Sforza.

Prevedibile l'interpretazione della Turchia, meglio fidarsi dell'intervento di Trump per capire come è andata. Consigliamo la lettura del pezzo di Antonio Donno in altra pagina.

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Francesca Sforza

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Mevlüt Çavuşoğlu

La Turchia respinge al mittente qualsiasi accusa di contiguità con le forze islamiste: «La morte di Abu Bakr Al Baghdadi è una svolta nella lotta al terrorismo», dice il ministro degli Esteri turco Mevlüt Çavuşoğlu nel corso di questa intervista, in cui ricostruisce le fasi dell'operazione "Peace Spring", i rapporti con l'America, con la Russia e con l'Italia.
Ministro Çavuşoğlu, Al Baghdadi è stato ucciso in un'area siriana sotto l'influenza turca. Stava fuggendo in Turchia? «La Turchia ha preso parte alla lotta contro il terrorismo attraverso tutte le frontiere senza discriminazioni. Per noi Abu Bakr Al-Baghdadi e Daesh sono da sempre dei nemici dell'umanità, dell'Islam e della Turchia: 304 cittadini turchi hanno perso la vita per gli attacchi compiuti da Daesh e 1.338 sono stati feriti. Alla luce delle nostre perdite, so come combattere il terrorismo: abbiamo accolto con favore l'uccisione di Al Baghdadi».
Che ruolo ha avuto Ankara nel blitz? «C'è stato uno scambio di informazioni e un coordinamento tra le nostre autorità militari e quelle statunitensi. Prima e durante il raid americano, abbiamo agito nello spirito dell'Alleanza e nel quadro della lotta contro le organizzazioni terroristiche Daesh e Pkk/ Pyd / Ypg».
Il Segretario Generale della Nato Stoltenberg, ha detto a La Stampa che è urgente un coordinamento comune per combattere i miliziani stranieri dell'Isis fuggiti dalla Siria del Nord. Collaborerete? «La Turchia ha combattuto contro Daesh in Siria più di qualsiasi altro paese e ha pagato il prezzo più pesante. Pertanto, il futuro dei terroristi Daesh detenuti è molto importante per la Turchia. Attribuiamo la massima importanza agli sforzi congiunti della comunità internazionale al riguardo, continueremo a sostenere questi sforzi». Il rappresentante Usa alla Nato Bailey Hutchinson ha chiesto di aprire un'indagine su «crimini di guerra commessi dalla Turchia in Siria».
Che ne pensa? «Siamo delusi, sono accuse totalmente prive di fondamento e di parte contro l'Operazione Peace Spring. Si tratta di una campagna diffamatoria in corso contro i nostri sforzi per contrastare la minaccia terroristica derivante dalla Siria e mirare alla sicurezza nazionale della Turchia».
Che ruolo ha avuto Trump nella gestione della crisi e nella creazione della "safe zone"? «L'ideale per noi sarebbe stato lavorare con gli Stati Uniti come due alleati verso l'istituzione di una "safe zone". Tra l'altro è stato proprio il presidente Trump ad avere l'idea di una zona sicura dopo il ritiro delle truppe statunitensi dalla Siria. Detto questo, nonostante i lunghi mesi di negoziati, è stato deplorevole vedere che gli Usa non erano in grado di mantenere questo impegno. In questo contesto, siamo stati costretti a prendere il nostro destino nelle nostre mani e abbiamo lanciato l'Operazione Peace Spring al fine di stabilire la zona sicura che non potevamo con gli Stati Uniti. Ora c'è un accordo, continueremo a collaborare».
Come sarà la cooperazione sul campo con la Russia? «Abbiamo concordato di avviare pattuglie congiunte a ovest e ad est dell'area dell'Operazione Peace Spring a una profondità di 10 km dal confine, ad eccezione della città di Qamishli. Le operazioni inizieranno dopo la fine del periodo di 150 ore successivo alla firma del protocollo d'intesa, cioè oggi».
È vero che nella "safe zone" rimarranno 12 posti di osservazione? «Sì, saranno istituiti lungo i confini dell'area di Peace Spring».
La Turchia ha già respinto le accuse di utilizzo di armi non convenzionali. È possibile che ci siano milizie siriane che invece le usano? «Né le forze armate turche né l'esercito nazionale siriano hanno armi chimiche, biologiche o nucleari nel loro arsenale. Si tratta di accuse totalmente prive di fondamento volte a screditare gli sforzi antiterrorismo della Turchia».
Qual è il futuro delle relazioni italo-turche? «Italia e Turchia condividono l'identità mediterranea, e la Turchia attribuisce importanza all'amicizia di un alleato e partner strategico. D'altra parte, le recenti dichiarazioni fatte dalle autorità italiane su "Peace Spring", seguite da misure come l'embargo sulle armi, sono inaccettabili. L'Italia dovrebbe riconsiderare il proprio approccio, ci aspettiamo che capisca le preoccupazioni di sicurezza della Turchia e non sacrifichi le nostre relazioni».

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