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La Stampa Rassegna Stampa
23.10.2019 Chi difende nel 2019 la 'lotta di classe'?
Michael Walzer in un articolo che rimpiange la vecchia opposizione al liberismo dei partiti di sinistra

Testata: La Stampa
Data: 23 ottobre 2019
Pagina: 26
Autore: Michael Walzer
Titolo: «L'occasione perduta della socialdemocrazia. Senza lotta di classe si condanna al declino»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 23/10/2019, a pag.26, con il titolo "L'occasione perduta della socialdemocrazia. Senza lotta di classe si condanna al declino" l'analisi di Michael Walzer.

L'analisi di Michael Waltzer è datata. Scrivere oggi, nel 2019, di "lotta di classe" - tra l'altro con rimpianto - significa non essersi accorti che il mondo è cambiato completamente negli ultimi decenni. Secondo Waltzer la sinistra socialdemocratica dovrebbe "tornare alle origini" e opporsi al liberismo, "proteggendo" le categorie di lavoratori più deboli: una proposta ideologica che non tiene conto del fallimento delle ideologie 'rivoluzionarie'.

Ecco l'articolo:

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Michael Walzer

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Un esempio di slogan del secolo scorso: oggi il mondo è completamente cambiato

La socialdemocrazia, intendo la vera, vecchia socialdemocrazia, è la politica necessaria al nostro tempo. È l'unica che può forgiare un'alleanza di lavoratori e professionisti, uomini e donne, giovani e vecchi, per affrontare l'incombente disastro del cambiamento climatico. I populisti e i nazionalisti di destra non sono in grado di affrontare la grande crisi, la questione centrale, del XXI secolo, anzi si rifiutano di prenderla in considerazione. I liberali istituzionali non vedono più in là del libero mercato, che non ha rimedi per il riscaldamento globale. I Verdi sanno cosa bisogna fare, ma non hanno gli obiettivi sociali ed economici che porteranno i lavoratori a sostenere le loro politiche. Solo i socialdemocratici possono farlo. Ciò che negli Stati Uniti chiamiamo il «green new deal» è un esempio della politica di cui abbiamo bisogno: un programma socialdemocratico volto a ridurre radicalmente le emissioni di carbonio, creando al contempo nuovi posti di lavoro e ricostruendo lo Stato sociale. Questa è la formula che i tempi richiedono. Allora perché la socialdemocrazia è così debole in Europa? Perché Donald Trump è presidente degli Stati Uniti? Non credo nelle spiegazioni semplicistiche; qualsiasi risposta esauriente a queste domande deve tenere conto di molti fattori. Ma una su tutte spicca: negli ultimi quattro o cinque decenni, i partiti e i politici socialdemocratici hanno abbandonato la politica socialdemocratica. Negli Stati Uniti, i liberal del New Deal (la nostra modesta versione dei socialdemocratici) l'hanno dimenticato. Non sono riusciti ad ascoltare e prendersi cura della gente appartenente alla loro circoscrizione naturale: uomini e donne della classe operaia resi d'un tratto vulnerabili da un'economia in rapido cambiamento. Hanno combattuto alcune battaglie importanti - contro il razzismo, per esempio, e per l'uguaglianza di genere e i diritti degli omosessuali. Ma senza collegare queste prese di posizione alla vecchia lotta di classe. Il declino dei sindacati è un segno chiave del fallimento socialdemocratico. Ha ovviamente cause economiche e tecnologiche: deindustrializzazione e automazione. Ma ha anche cause politiche. C'è stata un'efficace campagna corporativa e di destra contro i sindacati esistenti e contro la sindacalizzazione nell'industria dei servizi, una campagna aiutata e favorita dall'ideologia economica chiamata «neoliberismo». I socialdemocratici e i liberali americani non sono riusciti a opporsi a questa ideologia; l'hanno invece adottata, hanno governato, quando ne hanno avuto modo, secondo le sue regole. Hanno stipulato accordi commerciali che non proteggevano i lavoratori; hanno assistito senza agire all'erosione dello Stato sociale; e si sono rifiutati di usare il potere statale per promuovere il sindacalismo. Conosco molto bene la parte americana di questa storia, quindi è meglio che mi limiti a questa. Ma non penso che la storia europea differisca in modo significativo. Qui negli Stati Uniti, l'economia neoliberista e le politiche che l'hanno accompagnata hanno prodotto una nuova e vulnerabile classe di lavoratori - i «precari». Hanno per lo più un posto di lavoro, ma sono i nuovi lavori dell'era post-industriale; spesso part-time, insicuri, con bassi salari e senza benefit. I lavoratori intrappolati in occupazioni come queste ora costituiscono una classe di uomini e donne arrabbiati e pieni di risentimento che sentono, giustamente, di essere stati abbandonati dai politici che affermano di essere i loro protettori. Ma questi politici, i democratici negli Stati Uniti (i laburisti, i socialisti, i democratici di sinistra e i socialdemocratici in Europa), non sono diventati di destra. Sono i campioni, come ho già detto, delle minoranze razziali e sessuali e supportano il femminismo, che è il movimento sociale di maggior successo degli ultimi decenni. Sono focalizzati su quelli che vengono chiamati problemi «sociali» e su questi temi sono buoni egualitari. Hanno messo a segno vittorie, sempre a metà, ma comunque vittorie: oggi gli Stati Uniti sono un posto migliore per i neri americani; le donne sono molto più presenti nelle professioni, nella gestione aziendale e in politica; il matrimonio gay è ampiamente accettato. Tutto ciò ha richiesto un duro lavoro da parte dei militanti del movimento, ma ora è la politica del Partito democratico. Eppure, negli anni in cui venivano vinte quelle battaglie, gli Stati Uniti sono diventati una società sempre più diseguale. Sembra che il capitalismo abbia la capacità di accogliere i neri e le donne a tutti i livelli delle gerarchie - e di rimanere tale. Chi governa l'economia oggi pratica meno la discriminazione, ma non meno lo sfruttamento. In effetti, le gerarchie sono diventate meno accessibili e gli uomini e le donne alla base della piramide, che patiscono di più la nuova disuguaglianza, sono i precari. Molti sono neri, molte sono donne, ma non sono i neri o le donne che hanno beneficiato delle vittorie dei movimenti solali. Sono quelli che sono stati lasciati indietro. I neri americani sono rimasti fedeli ai democratici nel 2016, ma molte donne bianche, insieme con i loro mariti, hanno votato per Donald Trump. Un fenomeno particolarmente evidente nelle aree rurali povere e nelle città post-industriali, la «Rust Beh» del Middle West. Oggi negli Stati Uniti i militanti liberali e di sinistra discutono se il focus della loro politica debba essere la «identità» (che è una comoda sintesi per tutte le questioni sociali) o la classe. Ma è una scelta impossibile. La sinistra non può rinunciare alla lotta per l'uguaglianza razziale e di genere - o, in questo momento, per l'inclusione degli immigrati - ma deve, allo stesso tempo, ritornare alla politica che ha abbandonato, la politica di classe. C'è una storia a cui fare riferimento, le politiche redistributive del New Deal americano negli anni Trenta e la socialdemocrazia europea negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale. Il ritorno alla politica di quegli anni non dev'esserne una mera ripetizione. Potrebbe mirare, ad esempio, a una versione più partecipativa e meno burocratica dello Stato sociale. Ma nessuno dovrebbe baloccarsi con l'idea di «trascenderlo». I socialdemocratici hanno riconosciuto da tempo che lo Stato è l'unica agenzia attraverso la quale una democrazia può agire efficacemente per il benessere del popolo, e ora del pianeta. Alcuni candidati presidenziali democratici negli Stati Uniti difendono una politica di questo tipo. Sono buoni socialdemocratici, anche se loro, per la maggior parte, non si definirebbero così. Certo oggi è diventato tutto più difficile. Affrontare i cambiamenti climatici e allo stesso tempo migliorare la vita quotidiana è forse possibile nei Paesi più ricchi del Nord; non è chiaro se lo sia nell'economia globale. I socialdemocratici negli Stati Uniti e in Europa occidentale potrebbero trovarsi a dover chiedere ai loro concittadini di fare dei sacrifici per il bene della giustizia globale e di una terra abitabile. Ed è una richiesta molto difficile da fare, particolarmente difficile dal momento che i politici populisti dicono alla gente che non sono necessari sacrifici (e se lo sono, dovrebbe farli qualcun'altro). Solo i leader politici capaci di garantire che i sacrifici saranno condivisi equamente avranno la possibilità di convincere le persone ad accettarli. Quindi sfidare le gerarchie esistenti e riportare gli uomini e le donne in condizioni di vulnerabilità all'interno di uno Stato assistenziale egualitario sono le caratteristiche fondamentali di qualsiasi programma serio perla sicurezza e la sostenibilità ambientale. I socialdemocratici dovranno rivendicare il loro passato, tornare ai loro primi principi, se vogliono proteggere il nostro futuro.

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