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La Stampa Rassegna Stampa
05.10.2019 Israele: la stilista Shahar Avnet, dal kibbutz al red carpet
Commento di Fabiana Magrì

Testata: La Stampa
Data: 05 ottobre 2019
Pagina: 29
Autore: Fabiana Magrì
Titolo: «Dal kibbutz al red carpet»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 05/10/2019, a pag.29, con il titolo "Dal kibbutz al red carpet" il commento di Fabiana Magrì


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Fabiana Magrì                    Shahar Avnet



Beyoncé ama i suoi abiti in tulle spumeggiante e se li fa creare su misura. Christina Aguilera è rimasta affascinata dall’ultima collezione, It’s A Love Story. «Sogno ancora di vestire Rihanna», e quando l’israeliana Shahar Avnet punta un obiettivo, c’è da scommetterci che lo raggiungerà.
Gli inizi
Nata in un piccolo kibbutz della Galilea al confine con il Libano, Avnet (31 anni) ha studiato moda e design all’Accademia Shenkar di Tel Aviv, dove si è laureata nel 2016. «Prima di mettere piede al College, non avevo mai disegnato in tutta la vita ma lo volevo davvero tanto. Al colloquio di ammissione mi hanno chiesto cosa avrei fatto se non mi avessero preso. Ho risposto che sarei stata molto onorata di frequentare l’Accademia ma in ogni caso avrei trovato il canale per diventare quello che volevo essere. Ero una tabula rasa, non avevo idea dell’industria della moda e sai com’è - ammette la stilista - è stato un grande potere nelle mie mani. Perché quando sei consapevole, allora sei vulnerabile».
Il mito: Coco Chanel
«Quando sai chi è Coco Chanel e conosci la storia della moda, sai anche quanto sei piccolo. Io non lo sapevo perché non conoscevo la storia». Per raggiungere l’atelier di Shahar Avnet bisogna attraversare una sorta di Paese delle Meraviglie e forse non è un caso che la designer, allora emergente, abbia inaugurato lo studio in occasione del lancio della sua seconda collezione, Wonderland. Un montacarichi porta fino al quarto piano di un edificio brutalista nel quartiere industriale Kibbutz Galuyot, al sud di Tel Aviv. Il grigiore del lungo ballatoio è interrotto solo dai colori delle ringhiere che si affacciano su un cavedio.
L’Atelier
Sulla porta di ferro, un’insegna minimal: il nome della designer e il suo mantra Love Yourself. Varcata la soglia, si spalanca un ampio e luminoso loft con il pavimento in cemento grezzo, pareti e soffitto bianchissimi. E colori che esplodono dappertutto in una vertigine cromatica. Il divano fucsia, cuscini gialli e verdi, kimono e tulle fluo, disegni appesi ovunque. Su una colonna, tra gli sketch incorniciati e in vendita come opere d’arte, s’individua Beyoncé nell’abito color nude, uno dei due outfit su misura che Queen Bey ha commissionato ad Avnet un anno fa per alcune tappe del tour mondiale. «Sono molto felice e grata per il successo professionale ma una parte di me sorride. Nella vita privata non sono molto “social”, non guardo la televisione, non so mai chi sono i nuovi famosi dei reality show. Resto sempre indietro ma mi piace così, è il mio modo di tenere separata la sfera professionale da quella privata, per me è fondamentale».
L’amore
La collezione Please Love Me parla del «mio desiderio di essere amata da tutti, un’esigenza universale ma allo stesso tempo un fallimento annunciato. Non è possibile ricevere solo apprezzamenti. È stato un tema che ha accompagnato tutta la mia vita, su cui ho riflettuto molto. Oggi sono pronta ad affrontare la disapprovazione e perfino il disprezzo purché io stessa riesca ad amare la mia vita». Quando affronta un nuovo lavoro, Avnet parte sempre da un processo mentale. La prima collezione si chiamava Insanity Anxiety ed esprimeva la complessità e la presenza dentro se stessa di molte entità diverse, il desiderio di lasciarle libere di esprimersi nel caos, senza doverle compartimentalizzare. Nella seconda, Wonderland, ha raccontato come l’anno incredibile e pieno di sorprese che stava vivendo le sembrasse tutto una fantasia, mentre era realtà. La più recente, It’s A Love Story, ripercorre in quattro capitoli (Fall in Love, Broken Heart, Awake? e True Love) più la conclusione della linea da sposa, le sfumature della sua storia d’amore: divertimento, solitudine, dolore e felicità.
Le clienti star
Di questa collezione fa parte l’impermeabile metallizzato Golden & Black Tears scelto da Christina Aguilera. Abiti drammatici e pieni di colore, che immediatamente hanno attirato l’attenzione dell’industria musicale. «Scoprire questo possibile sbocco è stata una rivelazione. Fai qualcosa - spiega la designer - ma non sai esattamente perché, o meglio, lo fai perché ti piace, per amore e per passione. E poi viene fuori che è perfetto per le grandi star di cui sei fan!» Abiti asimmetrici, romantici, onirici. «Adoro sognare e ho un rapporto magico con i sogni fin da quando ero bambina. Sono il modo in cui mi connetto con altri posti che non sono qui».
I sogni
«Credo che i sogni siano ponti. Quando siamo svegli possiamo toccare e vedere cose e persone. Quando dormiamo, tutti i sensi sono staccati e resta acceso solo il cervello, l’inconscio. Continuiamo a fare ciò che faremmo da svegli, anche se non con il corpo: vediamo persone, andiamo in altri luoghi, fantastichiamo e pensiamo alla giornata trascorsa, ma con una prospettiva diversa».
Il tulle
Sarà sempre il tulle il marchio di fabbrica di Shahar Avnet? «Per la nuova collezione ho iniziato a sperimentare tessuti diversi però non abbandonerò i tulle perché mi piacciono. Finché un materiale mi trasmette qualcosa, continuo a usarlo, al di là delle tendenze. È come nella vita, se ci pensi: si cambia, ma non è che ogni sei mesi butti via il passato. Cresci anche restando nello stesso posto. Però - ammette - penso di avere il dono di fiutare i trend prima che diventino di massa»

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