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La Stampa Rassegna Stampa
15.09.2019 Turchia, Davutoglu fonda un nuovo partito
Commento di Marta Ottaviani

Testata: La Stampa
Data: 15 settembre 2019
Pagina: 16
Autore: Marta Ottaviani
Titolo: «Il cerchio magico lascia Erdogan, Davutoglu fonda un nuovo partito»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 15/09/2019, a pag.16, con il titolo "Il cerchio magico lascia Erdogan, Davutoglu fonda un nuovo partito" il commento di Marta Ottaviani

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Ahmet Davutoglu

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Marta Ottaviani


L’ex cerchio magico del presidente Recep Tayyip Erdogan alza la testa e, da epurato, si sta trasformando in un oppositore politico che potrebbe procurare non pochi problemi al capo dello Stato, che attualmente ha un potere pressoché illimitato, ma il cui consenso nel Paese si sta lentamente erodendo. Ad assestare un duro colpo a Erdogan sono due ex fedelissimi. In poche settimane, infatti, hanno lasciato l’Akp, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, al potere dal 2002, due pezzi da novanta. Il primo è l’ex vicepremier ed ex ministro dell’Economia, Ali Babacan, che ha lasciato la formazione, un tempo islamico-moderata, a inizio luglio. Venerdì sono arrivate le dimissioni dell’ex premier, ma soprattutto ex ministro degli Esteri, Ahmet Davutoglu, che ha deciso di andarsene dopo essere stato oggetto di un provvedimento disciplinare che avrebbe portato a una sua possibile espulsione. Disconosciuti i principi democratici Ai giornalisti, l’ex capo della diplomazia turca, mente della politica estera basata sull'ideologia dell’ottomanesimo, ha dichiarato che l'Akp di Erdogan ha disconosciuto tutti i principi democratici su cui era fondato e aggiunto che dare vita a una formazione politica che si richiami a questi principi è «un atto dovuto». A breve, quindi, sulla scena politica turca, potrebbero nascere due nuovi soggetti, entrambi ostili al presidente. Anche Babacan ha lasciato intendere di essere pronto a scendere nell’agone politico con un suo partito, dietro al quale, secondo i bene informati, ci sarebbe l’ex presidente della Repubblica, Abdullah Gül, che per tutti nel Paese è l’unico, quanto a carisma e preparazione, che possa tenere testa al presidente Erdogan. Di certo, però, il capo dello Stato, ha perso i due uomini che hanno maggiormente rappresentato il Paese all’estero negli ultimi anni. Personalità riconosciute nelle sedi economiche e diplomatiche che contano e che, come nel caso di Davutoglu, erano diventate troppo indipendenti dalle volontà del presidente e quindi pericolose. Dal voto del 2015 e il golpe fallito del 2016, Erdogan ha gradatamente allontanato tutto il suo vecchio cerchio magico, che aveva contribuito alla stagione d'oro della Turchia, rimpiazzandoli con figure di secondo piano, quindi più soggetti al carisma del Reis e che non si sono opposti al suo disegno autoritario e all'accentramento progressivo del potere

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