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La Stampa Rassegna Stampa
11.09.2019 Bolton esce dalla squadra di Trump: conferma della politica del Presidente Usa
Cronaca di Paolo Mastrolilli

Testata: La Stampa
Data: 11 settembre 2019
Pagina: 13
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «Trump licenzia anche il 'falco' Bolton: 'Fosse per lui avremmo fatto 4 guerre'»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 11/09/2019, a pag.9, con il titolo "Trump licenzia anche il 'falco' Bolton: 'Fosse per lui avremmo fatto 4 guerre' " la cronaca di Paolo Mastrolilli.

I giornalisti - oggi è la volta di Paolo Mastrolilli - continuano a stupirsi della politica di Donald Trump all'insegna "del bastone e della carota". Disponibilità a discutere con tutti ma con fermezza: è questo il nuovo corso del Presidente americano, che sta cominciando a portare frutti in politica internazionale. Che poi l'attenzione di Trump abbia come obiettivo la rielezione del prossimo anno è più che comprensibile, così funziona in Usa. Se è vera l'affermazione di Trump- Bolton avrebbe voluto quattro guerre- questo avrebbe significato migliaia di vittime fra i soldati americani, una tempesta negativa in una campagna elettorale che sarà -si presume - tutta all'insegna dei successi ottenuti.

Ecco l'articolo:

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Paolo Mastrolilli

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Donald Trump, John Bolton

Il rapporto fra il presidente Trump e il consigliere per la sicurezza nazionale Bolton è stato sempre disfunzionale, perché avevano un disaccordo fondamentale sull'uso della forza e l'obiettivo stesso della politica estera americana. Da tempo girava la voce che John avesse i giorni contati, ma le ultime divergenze su Afghanistan, Iran e Corea del Nord hanno fatto precipitare la situazione, con tanto di scontro pubblico sulla dinamica del licenziamento di ieri. Gli effetti sulla linea di Washington sono già evidenti, perché il vero vincitore della congiura di palazzo, il segretario di Stato Pompeo, ha detto che Trump potrebbe incontrare il presidente iraniano Rohani già durante l'Assemblea Generale dell'Onu a fine settembre. Bolton è sempre stato un falco. Durante l'amministrazione di Bush figlio ha lavorato con i neocon per favorire l'invasione dell'Iraq, e dopo aveva apertamente invocato il cambio di regime in Iran. Ciò lo metteva in contraddizione con Trump, che in campagna elettorale aveva definito l'attacco a Saddam, con il caos seguito in Medio Oriente, come la decisione più stupida mai presa dagli Usa nella regione. A parole il presidente minaccia spesso l'uso della forza, ma nella realtà vuole ridurre il ruolo di Washington come «poliziotto del mondo». Ciò avrebbe dovuto sconsigliare l'assunzione di Bolton come consigliere, dopo la breve parentesi del generale Flynn e la mancanza di feeling con McMaster. Donald però apprezzava lo stile diretto di John, e riteneva utili i suoi punti di vista, pur ammettendo che spesso toccava e lui di tenerlo al guinzaglio: «Fosse per Bolton, ormai avremmo già fatto quattro guerre». Questa dinamica però si è deteriorata negli ultimi mesi, fino a diventare insostenibile. In Venezuela il consigliere aveva prospettato una rapida caduta di Maduro, che non è avvenuta. Quando il 20 giugno l'Iran aveva abbattuto un drone americano lui aveva spinto per una rappresaglia militare, che il presidente aveva prima ordinato e poi bloccato. Bolton era contrario all'incontro con Kim dopo il G20 di Osaka, e infatti mentre Trump andava nella zona demilitarizzata tra le due Coree, lui era stato spedito in Mongolia. Il capo della Casa Bianca, infine, aveva immaginato il vertice con i taleban a Camp David per firmare la pace, ma John si era opposto. Alla fine il presidente ha rinunciato, ma è rimasto molto irritato dal comportamento del consigliere. Lunedì sera c'è stato l'ultimo scontro sull'Afghanistan, e ieri mattina Trump ha annunciato il licenziamento via Twitter: «Ho informato Bolton che i suoi servizi non sono più necessari. Sono in profondo disaccordo con molti suoi suggerimenti». John lo ha contraddetto, rispondendo così: «Mi sono dimesso lunedì sera e il presidente ha detto: parliamone domani. Ci ho dormito sopra, e ho confermato le dimissioni». Un fattore importante è stato il contrasto con Pompeo. In passato altri consiglieri per la sicurezza nazionale si erano scontrati con i segretari di stato, tipo Brzezinski con Vance o Kissinger con Rogers, e avevano sempre vinto grazie alla vicinanza col presidente. Stavolta invece l'ha spuntata Pompeo, che durante un briefing tenuto ieri alla Casa Bianca, a cui in principio avrebbe dovuto partecipare anche Bolton, ha subito segnalato il cambio di linea: «Trump potrebbe incontrare Rohani all'Onu? Certo».

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