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La Stampa Rassegna Stampa
04.09.2019 Siria: sempre più una colonia russa
Cronaca di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 04 settembre 2019
Pagina: 14
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Putin presenta il conto della guerra. Assad svende beni di Stato ai russi»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 04/09/2019, a pag.14, con il titolo "Putin presenta il conto della guerra. Assad svende beni di Stato ai russi" la cronaca di Giordano Stabile.

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Giordano Stabile

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Bashar al Assad con Vladimir Putin

Bashar al-Assad svende «l'argenteria di Stato» per pagare il costo della guerra. Il raiss si avvicina alla vittoria decisiva, con la conquista della provincia di Idlib, ma la Russia comincia a presentare il conto per il sostegno che gli ha permesso di schiacciare l'opposizione interna e i jihadisti stranieri. Ed è un costo notevole. Mosca, all'inizio dell'estate, avrebbe chiesto un primo pagamento di tre miliardi di dollari e di fronte al rifiuto di Damasco avrebbe interrotto per mesi le forniture di materiale bellico. Otto anni di conflitto hanno ridotto gran parte delle città siriane in macerie, il valore della lira è crollato del 90 per cento e l'economia si è dimezzata. Quel che resta dello Stato fatica a mantenersi in piedi. Per questo Assad ha davanti due possibilità. Svendere aziende e altri asset nazionali, «l'argenteria». O pescare nelle tasche del clan famigliare. E a quanto pare ha fatto entrambe le cose. Prima della guerra i settori industriali più sviluppati erano quello petrolifero e quello dei fertilizzanti. Il padre Hafez, fautore dell'indipendenza energetica e alimentare, aveva investito somme notevoli e nazionalizzato tutto. La Siria possiede alcuni dei più grandi giacimenti di fosfati al mondo, vicino a Palmira, e un importante stabilimento per produrre fertilizzanti a Homs. Assad, messo alle strette, ha ceduto miniere e impianti a Gennady Timshenko, oligarca amico di Vladimir Putin. La sua azienda, la Stroytransgaz Logistic, secondo il «Wall Street Journal» avrebbe ottenuto una partnership favorevole con la siriana General Fertilizer Company. Contractors russi sono adesso a guardia degli impianti. La scelta dei fertilizzanti è dovuta anche al fatto che sono merce più facile da esportare, non sottoposta a sanzioni a differenza del petrolio. E Timshenko, che ha cominciato la sua carriera come sparring partner di Putin nel judo, può incassare subito. Secondo l'azienda specializzata Cru, l'export di fosfati è salito a 460 mila tonnellate quest'anno, dalle 328 mila del 2018. Nel 2016 era crollato a zero, mentre prima della guerra raggiungeva i 3,1 milioni di tonnellate. Gran parte dell'export transita dal Libano, che ha venduto fosfati per due miliardi di dollari all'Olanda pur non essendo un produttore. Gli incassi per Timshenko sono quindi ancora più elevati. Il passaggio di gestione ha creato anche tensioni. Dirigenti e operai hanno protestato per le paghe basse e i dissidi con il management russo, che punta a massimizzare subito i profitti. Ma le tensioni, secondo media arabi vicini all'opposizione come Al-Araby, sono esplose fra lo stesso Putin e Assad. All'inizio dell'estate il leader russo ha rinfacciato al raiss un debito di 3 miliardi di dollari per le forniture belliche. Assad ha risposto che quei soldi non li aveva. I russi hanno allora sospeso i rifornimenti di armi e munizioni. Poi hanno accusato il potente cugino di Assad, Rami Makhlouf, della famiglia materna, di essersi intascato miliardi durante la guerra. A un certo punto hanno mostrato al presidente siriano gli estratti conto su banche estere: «Tuo cugino tre miliardi ce li ha, perché non li prendi da lui?». Ora Rami Makhlouf sarebbe agli arresti domiciliari e Putin a quanto pare ha ottenuto soddisfazione. Nell'ultimo mese almeno quattro navi cariche di armi sono arrivate nel porto di Tartus per alimentare l'offensiva su Idlib.

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