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La Stampa Rassegna Stampa
18.08.2019 Per le strade di Hog Kong in attesa della feroce repressione
Cronaca di Francesca Paci

Testata: La Stampa
Data: 18 agosto 2019
Pagina: 8
Autore: Francesca Paci
Titolo: «La battaglia dei cortei a Hong Kong. I professori sfidano gli attivisti filo cinesi»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 18/08/2019, a pag.8, con il titolo"La battaglia dei cortei a Hong Kong. I professori sfidano gli attivisti filo cinesi" la cronaca di Francesca Paci


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Stanno per arrivare?



È il giorno della prova del nove per Hong Kong. Dopo 11 settimane di tensione culminata nella violenza di martedì all'aeroporto, l'ex colonia britannica torna in piazza per ribadire la propria determinazione a ottenere «cambiamenti reali» ma anche per dimostrare a sé stessa e al mondo di poter «essere acqua» che solca senza distruggere, fiume e non tsunami. L'appuntamento è a VictonaPark, dove tutto è cominciato il 9 giugno scorso, 5 giorni dopo la commemorazione di Tiananmen, una storia così vicina evocativamente ma così lontana da Hong Kong 2019. Il nervosismo è cresciuto negli ultimi giorni, tra la pressione psicologica dell'esercito cinese in piena esercitazione (di routine) a Shenzhen e il sospetto reciproco montato tra manifestanti terrorizzati dagli infiltrati e la polizia accusata di aver represso con una durezza sconosciuta da queste parti. Una escalation dalle sortite imprevibili su cui, dopo Washington, anche Bruxelles ha chiesto il ritorno al dialogo. Così quando ieri il tg della notte ha dato notizia del «primo weekend senza gas lacrimogeni» - un livello di scontro senza una sola vetrina rotta ma ugualmente insostenibile per gli hongkonghesi - la città ha tirato un sospiro di sollievo. Domani èun altro giorno. Il sabato, pur baciato dal massiccio e pacifico sit-in della sera precedente, era iniziato sotto una pioggia monsonica da scoraggiare chiunque tranne i più esagitati. E invece, armati di ombrelli, oltre 20 mila insegnati hanno sfilato a volto scoperto intorno a Chatar square sotto lo sguardo indulgente degli automobilisti bloccati. Un successo per i riformisti come l'ex preside e responsabile dell'educazione al Consiglio Legislativo Ip Kin Yuen: «Andiamo avanti per i nostri studenti, abbiamo 5 richieste per il governo ma possiamo partire dalla cancellazione definitiva della legge sull'estradizione e da un'inchiesta indipendente sulle violenze della polizia, il suffragio universale è una lunga marcia». La scuola è la cartina di tornasole, dove, gli insegnanti denunciano la graduale penetrazione di Pechino attraverso un'intensificazione del mandarino ai danni del cantonese. Gli studenti minacciano di bloccare la ripresa dell'anno scolastico a settembre. È il muro contro muro a preoccupare i più. Si temeva molto peril presidio di ieri a Whampoa, inizialmente non autorizzato e condusosi invece con duemila persone tranquille più una scaramuccia di qualche decina di giovanissimi con gli agenti della polizia diMongKok. Anche la parata dei sostenitori della polizia, riuniti nel pomeriggio a Tamar Park sotto le sedi del governo e dell'esercito cinese, si è svolta senza provocazioni, sventolando bandiere rosse e giuramenti di fedeltà alla madrepatria con numeri significativi sebbene lontani dai 450 mila rivendicati dagli organizzatori. Mondi distanti. I governativi che, dice a Tamar Park il piccolo imprenditore Xi Lin, proteggono «Hong Kong da chi la vuole distruggere», e i democratici che concordano sul pericolo salvo collocarlo a Pechino. «Ci si vede a V ctoria Park» si sente nella metro. Calma zen ma anche mascherine e occhiali di protezione. I1 Civil Human Rights Front, che a giugno ha portato in strada fino a tre milioni di persone, ha dato indicazione di non prendere i mezzi e confluire tutti a piedi all'appuntamento, mille fiumi. La polizia giura che userà la forza solo se attaccata mentre sui socialsi chiede di rispettare i limiti del sit-in, marciare è proibito. La prova del nove.

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Francesca Paci

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