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La Stampa Rassegna Stampa
11.08.2019 Putin: continua la repressione contro chi vuole elezioni libere
Cronaca di Giuseppe Agliastro

Testata: La Stampa
Data: 11 agosto 2019
Pagina: 10
Autore: Giuseppe Agliastro
Titolo: «In 60.000 sfidano Putin 'ora non potrà più ignorarci'»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 11/08/2019, a pag.11, con il titolo "In 60.000 sfidano Putin 'ora non potrà più ignorarci' la cronaca da Mosca di Giuseppe Agliastro

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Giuseppe Agliastro

Ecco l'articolo:

Erano otto anni che in Russia non si vedeva così tanta gente in piazza contro Putin. Decine di migliaia di persone hanno riempito ieri viale Sakharov, a Mosca, per chiedere elezioni libere. Secondo l’ong Belij Scyotcik (Contatore Bianco), i dimostranti erano circa 60.000: una stima realistica e molto più credibile di quella della polizia, che ha invece fissato in 20.000 il numero di coloro che hanno sfidato la pioggia per contestare il governo. Tanti sventolavano il tricolore russo. «Libertà per i prigionieri politici!» urlava a più riprese la folla. A Mosca la manifestazione era autorizzata, eppure anche questa volta gli arresti non sono mancati e sono nell’ordine delle centinaia. La prima a essere fermata è stata Liubov Sobol: in mattinata, agenti a volto coperto hanno effettuato un blitz nell’ufficio della «madrina» dei cortei accusandola di preparare «provocazioni» in vista della protesta che sarebbe iniziata da lì a poche ore. «Non potrò venire al raduno - ha poi scritto su Twitter l’alleata di Navalny - ma sapete cosa fare senza di me. La Russia sarà libera!». I moscoviti protestano ormai da un mese contro l’esclusione degli oppositori dalle elezioni comunali del prossimo 8 settembre. Sobol è tra coloro che si sono visti respingere la candidatura e per questo è in sciopero della fame. Nonostante la pioggia e nonostante tutti i principali leader dell’opposizione siano in questo momento in carcere (compreso il carismatico Aleksey Navalny) la manifestazione antigovernativa di ieri è stata un grande successo. «Oggi che la gente può scendere in piazza senza paura di finire in carcere è chiaro che la popolarità di Putin è sempre più bassa», dice Sofia, una studentessa di 21 anni. «Siamo tantissimi - spiega - c’è gente di tutte le età e il Cremlino questa volta non potrà ignorarci». Il colpo d’occhio è formidabile: il lungo viale dedicato al fisico e premio Nobel per la Pace Andrey Sakharov è gremito di gente. Nella Russia di Putin una protesta così massiccia non si registrava dalle contestazioni contro i brogli elettorali del 2011-2013. La strada è blindata. Ai lati della via centinaia di agenti in assetto antisommossa controllano la folla che manifesta pacificamente. Nelle scorse settimane, circa 2.400 persone sono state trascinate con la forza nelle camionette della polizia per aver preso parte a «proteste non autorizzate». Ma per una dozzina di dissidenti il Cremlino ha fatto scattare un livello di repressione ben più alto: l’incriminazione per «disordini di massa», punibile con la reclusione fino a 15 anni. È anche per loro che la gente protesta. Molti dimostranti stringono in mano i ritratti di chi che è finito dietro le sbarre e rischia di restarci per anni. «Liberatelo» si legge sopra le foto. «Libertà per i prigionieri politici!» grida la folla. «Basta mentire, rubare e intimidire», recita uno striscione. Sul palco hanno preso la parola oppositori ed esponenti di spicco dell’intellighenzia, come la scrittrice Lyudmila Ulitskaya. Poi il rapper Face e la band Ic3peak si sono esibiti sfidando il divieto di performance «non autorizzate». Alla fine del raduno, alcuni gruppi di giovani hanno attraversato le vie del centro urlando «Putin ladro!» e si sono concentrati davanti alla sede dell’amministrazione presidenziale: è stato lì che la polizia è entrata in azione con i soliti rastrellamenti. A Mosca sono state fermate almeno 229 persone. A San Pietroburgo, dove la protesta non era stata approvata dal Comune, almeno 81. Ma sui tg russi va forte un’altra notizia: Putin è arrivato in moto a uno spettacolo di centauri in Crimea, la penisola che Mosca si è annessa cinque anni fa con un’invasione militare.

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