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Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 02/08/2019, a pag.11 con il titolo "Iran, le sanzioni di Trump contro Zarif. L'Europa si smarca: 'Lavoreremo con lui' ", il commento di Francesco Semprini; a seguire la breve "Attacchi dei ribelli sciiti con missili e droni". Francesco Semprini informa sullo scenario in continua evoluzione in Medio Oriente, con la teocrazia iraniana in corsa verso il nucleare. La breve che segue rende conto della situazione in Yemen, dove è in corso da anni una sanguinosa guerra civile. Quello che manca sulla Stampa è la risposta alla domanda: "chi fornisce armi ai terroristi Houthi in Yemen?". La risposta è semplice: l'Iran degli ayatollah. Scriverlo aiuta a capire la vera politica del 'moderati' iraniani. Ecco gli articoli: Francesco Semprini: "Iran, le sanzioni di Trump contro Zarif. L'Europa si smarca: 'Lavoreremo con lui' "
Molti anni negli Usa «Zarif l'americano» negli Stati Uniti ha studiato e vissuto a lungo, ottenendo un dottorato in relazioni internazionali all'università di Denver, prima di avviare una carriera diplomatica che l'ha portato a New York come ambasciatore all'Onu. Una conoscenza ravvicinata dell'avversario che l'ha reso, a seconda delle stagioni a Teheran, negoziatore prezioso o sospetto. Così come temuto dai falchi del governo Usa, a partire da John Bolton. In sua difesa si è schierato Hassan Rohani che parla di sanzioni «infantili», mentre l'Ue esprime «rammarico». Accertata l'iniquità ad personam delle misure punitive varate dal segretario Steve Mnuchin, la loro lettura è tuttavia di un categorico rifiuto a un contatto negoziale con l'Iran.
Ostacoli al dialogo «La questione del dialogo è un aspetto controverso, il regime non è compatto, ci sono alcuni che hanno bisogno del dialogo e altri invece che hanno bisogno di dipingere gli Usa come il grande satana», spiegano a La Stampa fonti vicine al dossier. Il punto è che quando si colpisce un fautore del dialogo come Zarif, (sebbene in pubblico mantenga un atteggiamento diffidente e talvolta aggressivo) «è l'opzione del dialogo che viene colpita». In questo senso la mossa degli Usa appare contraddittoria specie se, in seno all'amministrazione, prevale la linea del cambio di atteggiamento del regime (e non del rovesciamento), sostenuta dal segretario di Stato Mike Pompeo e da Donald Trump stesso. «Se loro vogliono un cambio di atteggiamento del regime devono indebolire i Pasdaran e rafforzare l'opzione aperturista, quanto fatto dal Tesoro invece rischia di produrre un effetto contrario e potrebbe essere una ulteriore conferma dei contrasti che vigono in seno all'amministrazione sul dossier». Di questo è consapevole Zarif il quale, da abile diplomatico, ha giocato la carta del pragmatismo utilizzando di fronte agli ultraconservatori di Teheran le sanzioni come una medaglia, e inviando al contempo un monito ai falchi di Washington: «Grazie per avermi considerato una tale minaccia alla vostra agenda».
"Attacchi dei ribelli sciiti con missili e droni"
Terroristi Houthi con armi iraniane in Yemen Per inviare la propria opinione alla Stampa, telefonare: 011 /65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante lettere@lastampa.it |
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