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La Stampa Rassegna Stampa
27.07.2019 Con gli Usa o con l'Iran, da che parte sta l'Italia?
Cronaca di Federico Capurso

Testata: La Stampa
Data: 27 luglio 2019
Pagina: 9
Autore: Federico Capurso
Titolo: «Dossier Iran, pressing Usa sulla Lega»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 27/07/2019, a pag.9, con il titolo "Dossier Iran, pressing Usa sulla Lega" la cronaca di Federico Capurso

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Federico Capurso                  a sin. l'ambasciatore Eisenberg con Salvini

L’incontro tra l’ambasciatore americano Lewis Eisenberg e Luigi Di Maio a villa Taverna ha agitato le acque in casa Lega. Matteo Salvini teme che il suo partner di governo, approfittando del caso Moscopoli, possa tentare di imporsi come interlocutore privilegiato degli Usa. Ma è un ruolo che il leader leghista rivendica per sé: «Sono stato l’ultimo esponente del governo ad andare a Washington e l’ambasciatore Eisenberg lo sento spesso», dice in un’intervista a Radio24. «Vi posso assicurare - prosegue - che per gli Stati Uniti il problema non è la Russia, ma l’Iran e la Cina. Ed è quel che preoccupa anche me». Nei ragionamenti degli alleati europei e della Nato, il caso del Metropol e dei presunti finanziamenti russi ha in realtà sollevato un interrogativo pressante sul rischio che una futura leadership leghista possa portare a modificare la posizione internazionale del nostro Paese. E la nebbia intorno a questa vicenda non si è ancora diradata, a dispetto di quanto sostiene il leader del Carroccio. Ma è vero quel che dice Salvini, quando parla di Iran e di Cina. Due dossier sui quali gli Usa starebbero chiedendo – a quanto riferiscono membri dell’esecutivo – delle «prove d’amore» ai loro alleati e, in Italia, ai due partiti di governo. Una necessaria testimonianza dell’amicizia tra i due paesi, perché – come spiegava tempo fa il sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti – «dopo le visite a Roma prima del presidente cinese e poi di Putin, si deve offrire una visione chiara del posizionamento dell’Italia». Nelle ricostruzioni offerte da fonti interne ai due partiti di governo, Lega e Cinque stelle sarebbero stati chiamati da Washington a confrontarsi ognuno sul terreno più ostico per la propria linea politica: la Cina ai Cinque stelle, dopo essersi resi protagonisti dell’apertura alla nuova Via della Seta; l’Iran alla Lega, per l’amicizia che lega Mosca a Teheran. Washington avrebbe manifestato il proprio interesse per un coinvolgimento dell’Italia nelle operazioni che gli Usa e una coalizione di Paesi europei starebbero mettendo in campo nello stretto di Hormuz, il passaggio tra il Golfo Persico e il Golfo d’Oman da cui passa un terzo del petrolio del mondo. È l’ala giorgettiana a spingere con più forza affinché venga confermata in breve tempo la possibilità di inviare un’unità navale italiana in quelle acque per garantire un passaggio sicuro alle petroliere. Ai segnali positivi registrati nelle ultime ore sull’operazione nello stretto di Hormuz stanno corrispondendo, però, dei tentennamenti sul secondo dossier che Washington avrebbe messo sul tavolo. Quello che riguarda la messa al bando della compagnia aerea iraniana Mahan Air da Malpensa e Fiumicino. Un fascicolo era stato aperto proprio dalla Lega a gennaio, per andare incontro alle richieste Usa, ma continua a subire dei rallentamenti. La volontà di Washington di non isolare l’Italia è dunque evidente e se ne scorge un segnale anche nel tweet pubblicato ieri dall’ambasciata americana a Roma: «L’ambasciatore Eisenberg e il nuovo Vice Capo Missione, Thomas Smitham, stanno incontrando i leader politici italiani. Opportunità per rafforzare i legami profondi Italia-USA e obiettivi comuni». E di precisare meglio quali debbano essere questi «obiettivi comuni» sembra esserci bisogno, se alla «Conferenza degli ambasciatori», alla Farnesina, il premier Giuseppe Conte, enuncia una “dottrina” iraniana molto diversa da quella di Trump. Il premier definisce infatti «ineludibile» il rapporto fra l’Occidente e l’Iran e invita «alla moderazione e al dialogo tra le parti».

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