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La Stampa Rassegna Stampa
24.07.2019 Usa, accordo repubblicani-democratici sul bilancio: un esempio della linea di Donald Trump
Cronaca di Paolo Mastrolilli

Testata: La Stampa
Data: 24 luglio 2019
Pagina: 15
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «Trump, accordo con i democratici sul bilancio. Aumenta la spesa»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 24/07/2019, a pag.15 con il titolo "Trump, accordo con i democratici sul bilancio. Aumenta la spesa" il commento di Paolo Mastrollilli.

L'accordo tra democratici e repubblicani sul bilancio è un esempio della linea di Donald Trump: nessuna barriera ideologica, ben venga condividere scelte anche con gli avversari se per il bene del Paese.Ecco la linea del bastone e la carota, troppo intelligente per essere capita da Giuliano Ferrara e i suoi seguaci.

Ecco l'articolo:

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Paolo Mastrolilli

Durante una conversazione privata del mese scorso, secondo un retroscena pubblicato dal Washington Post, il leader repubblicano del Senato Mitch McConnell ha detto al presidente Trump che «nessun politico ha mai perso una elezione perché ha speso più soldi». Così si spiega l'accordo appena raggiunto tra l'amministrazione e i democratici, che fa salire il bilancio dello stato a 2,7 trilioni di dollari nel corso dei prossimi due anni, aumentando le spese di circa 320 miliardi. Dunque uno schiaffo all'austerità, e alla responsabilità fiscale sempre predicata dai repubblicani, sferrato per soddisfare gli interessi immediati dei politici, senza preoccuparsi troppo degli effetti che avranno sui conti lasciati da pagare alle generazioni future.

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Donald Trump

La misura per evitare lo shutdwn
Nei giorni scorsi il segretario al Tesoro Mnuchin aveva avvertito che lo stato avrebbe raggiunto il tetto di debito consentito ai primi di settembre, prospettando quindi il rischio di un nuovo blocco dei pagamenti e delle attività del governo. Per evitare il fantasma dello shutdown, Mnunchin e la Speaker della Camera Pelosi hanno accelerato la trattativa, arrivando all'accordo siglato ieri. Il bilancio degli Usa salirà a 2,7 trilioni nel corso dei prossimi due anni, con un aumento delle spese di circa 320 miliardi, senza i tagli automatici che la legge aveva previsto finora. Così il deficit arriverà già quest'anno a un trilione di dollari, ossia circa il doppio dei 587 miliardi toccati da Obama nel 2016, mentre il debito nell'era Trump è già passato da 19 a 22 trilioni. Un tempo queste cifre avrebbero fatto infuriare i repubblicani come l'ex Speaker Paul Ryan, o come i membri del Tea Party, ma il vento è cambiato con Trump, che durante il suo passato imprenditoriale si era vantato di essere il «re del debito». Il presidente e il Gop sono felici, perché l'accordo consente di aumentare le spese militari, e rimanda a dopo le elezioni del 2020 qualunque braccio di ferro sul bilancio. Ma anche i democratici celebrano, perché hanno ottenuto le spese per i programmi domestici che volevano, senza dover finanziare progetti controversi tipo il muro lungo il confine col Messico. Entrambi i partiti quindi potranno usare questo bilancio a loro vantaggio durante la campagna elettorale già in corso. Il risultato, sommando gli aumenti delle spese alle riduzioni delle entrate fiscali dovute ai tagli delle tasse, è l'esplosione di deficit e debito. Ma questo non è un problema per i politici attuali, perché ricadrà sulle spalle dei nostri figli.

 

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