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La Stampa Rassegna Stampa
25.06.2019 Sconfiggere l'Iran con altri mezzi: il programma di Donald Trump
Commento di Paolo Mastrolilli

Testata: La Stampa
Data: 25 giugno 2019
Pagina: 13
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «Le sanzioni di Trump all'ayatollah Khamenei, conti bloccati e avvertimento all'Europa»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 25/06/2019, a pag.13 con il titolo "Le sanzioni di Trump all'ayatollah Khamenei, conti bloccati e avvertimento all'Europa" il commento di Paolo Mastrolilli

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Paolo Mastrolilli          Bolton,Trump,Pompeo

Trump alza il tiro del confronto con l'Iran, puntando le nuove sanzioni economiche contro la guida spirituale Khamenei. Così il capo della Casa Bianca evitale azioni militari, come il raid prima ordinato e poi fermato dopo l'abbattimento del drone americano, che potrebbero trascinare gli Usa in una guerra aperta. Nello stesso tempo però aumenta la «massima pressione», nella speranza che porti a due obiettivi: il ritorno di Teheran al tavolo del negoziato, per strappare un accordo migliore rispetto a quello di Obama; oppure l'implosione del regime, sotto il peso del risentimento popolare perla crisi economica. Ma un terzo effetto potrebbero essere nuove provo ca zioni da parte della Repubblica islamica, che avrebbero la potenzialità di provocare un incidente capace di rendere inevitabile il conflitto. Ieri il presidente ha firmato un ordine esecutivo, con cui ha imposto nuove sanzioni contro il Leader supremo iraniano e il suo ufficio. Il provvedimento gli nega accesso alle risorse finanziarie, al sistema bancario americano ed eventuali beni negli Usa. Nello stesso tempo minaccia misure analoghe contro chiunque offra assistenza a Khamenei, e quindi contro i potenziali alleati europei odi altri Paesi che dovessero cercare di aiutarlo. Le sanzioni colpiscono anche l'intero ufficio del Leader supremo, e le persone da lui nominate per incarichi pubblici. Perciò chiunque avrà a che fare con Khamenei verrà colpito. Il testo ricorda i recenti attacchi lanciati dall'Iran, incluso quello contro il drone e le petroliere nello stretto di Hormuz, e l'annuncio di voler aumentare le riserve di uranio arricchito. Così mette i nuovi provvedimenti in relazioni diretta con queste provocazioni, anche se Trump ha affermato che sarebbero arrivati comunque: «Noi - ha detto il presidente - esortiamo il regime ad abbandonare le sue ambizioni nucleari, cambiare il suo comportamento distruttivo, rispettare i diritti dei propri cittadini, e ritornare in buona fede al tavolo del negoziato». Quindi ha aggiunto: «Continueremo ad aumentare la pressione. L'Iran non potrà mai avere un'arma nucleare». Il presidente ha ribadito che «non cerchiamo un conflitto», però l'opzione militare resta sul tavolo: «Abbiamo mostrato molta prudenza, ma ciò non significa che continueremo a farlo in futuro». Trump ritiene di non avere bisogno di lanciare attacchi militari ora, oltre agli assalti cyber e le operazioni coperte dell'intelligence, perché ritiene che le sanzioni stiano piegando il regime. Rafforzandole pensa di poterlo costringere al negoziato, o farlo cadere dall'interno. Il rischio però è che la reazione iraniana sia un'escalation di provocazioni, capace di rendere il confitto inevitabile. Forse il presidente non vuole questa deriva, ma i suoi collaboratori come il consigliere per la Sicurezza nazionale Bolton hanno lasciato intendere di augurarsela. Ieri intanto il segretario di Stato Pompeo era in Arabia, dove ha incontrato i reali sauditi allo scopo di costruire una coalizione internazionale contro la Repubblica islamica. Questo sforzo si sovrappone a quello in corso per riavviare il processo di pace tra israeliani e palestinesi, attraverso la conferenza per lanciare le iniziative economiche nella regione che comincia oggi in Bahrein, ma verrà boicottata dai rappresentanti di Abbas. Washington spera che Riad l'aiuti su questo fronte, in cambio della linea più aggressiva contro Teheran. L'Iran ha risposto alzando il tono della retorica, e ha minacciato di abbattere altri droni, se si avvicinassero ai suoi confini. Al tempo stesso però ha aperto la porta al dialogo, dicendo che se Trump vuole superare l'accordo sul nucleare (Jcpoa) negoziato da Obama, «deve offrire in cambio qualcosa in più del Jcpoa». Il presidente non ha posto condizioni per la ripresa del negoziato, ma gli ayatollah chiedono che tolga le sanzioni e faccia nuove concessioni, se vuole un nuovo "deal".

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