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Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 21/06/2019, la cronaca di Paolo Mastrolli e Giordano Stabile sull'abbattimento del drone americano, con due titolazioni, a pag.1 accanto all'immagine di Trump, dal titolo " Drone abbattuto, Trump minaccia l'Iran" poi il pezzo a pag.11 dal titolo "Trump minaccia 'Risponderemo agli attacchi iraniani'. Il contrario di quanto è avvenuto. L'opinione di IC nei commenti di Antonio Donno, Giovanni Quer in prima pagina Ecco la cronaca
Il duello nel Golfo è salito di un altro gradino ieri all'alba, quando un drone di sorveglianza americano è stato abbattuto sopra la sottile striscia di mare che divide le coste iraniane da quelle degli Emirati e dell'Oman, lo Stretto di Hormuz, oggi il punto più caldo al mondo. Il presidente Trump ha riunito alla Casa Bianca i consiglieri per la sicurezza nazionale, per discutere la risposta: «Il nostro paese non accetterà questo atto». L'aereo, un Global Hawk, è stato centrato alle 4 e 45 del mattino, a poca distanza dalla città costiera di Kuhmobarak. «Nello spazio aereo iraniano», secondo i Pasdaran, che con il loro comandante Hossein Salami hanno rivendicato il diritto a «difendere i confini», una «linea rossa» gli Usa non possono permettersi di valicare. Washington però nega che il velivolo l'abbia oltrepassata. Il drone, ha spiegato il Central Command, I nemici non hanno altra scelta se non rispettare l'integrità territoriale dell'Iran «stava operando nello spazio aereo internazionale sullo Stretto». Il comandante della base di Al-Udeid, in Qatar, generale Joseph Guastella, ha precisato che si trovava a «34 chilometri» dalle coste iraniane. Il Pentagono ha anche diffuso un breve video in bianco e nero che mostra il fumo uscire dalla coda del velivolo. Nel pomeriggio la tensione è andata alle stelle. Trump ha avvertito che gli iraniani avevano commesso «un errore molto grave». Quando gli hanno chiesto se avesse intenzione di attaccare ha risposto sibillino: «Lo scoprirete presto». Poi ha aggiustato il tiro e negato con forza che l'America voglia un conflitto: «Per niente. In molti casi è l'opposto. Ho detto che voglio uscire da queste guerre infinite, mi batto per questo». L'escalation, cominciata con gli attacchi alle petroliere davanti al porto di Fujarah il 12 maggio, e continuata con quelli di giovedì scorso nel golfo dell'Oman, sembra però inarrestabile. Un drone identico a quello abbattuto ieri era già stato preso di mira durante il sabotaggio delle navi con mine magnetiche. Allora i Pasdaran, secondo funzionari americani, avevano usato un missile anti-aereo portatile, con scarse possibilità di successo. L'RQ-4A Global Hawk è un drone di dimensioni notevoli, lungo 14,5 metri e con una apertura alare di 40 metri, spinto da un motore a reazione fino a una velocità di 630 chilometri all'allora. Ma soprattutto vola molto in alto, a 18 mila metri di quota. Il missile che l'ha abbattuto ieri deve essere quindi performante e analisti locali parlano di un sistema simile all'S-300 russo, che gli iraniani avrebbero riprodotto sulla base di quelli forniti da Mosca. I Pasdaran sostengono di aver usato un «Khordad», sviluppato dall'Sa11 «Buk» sovietico. Trump si è riunito con il segretario di Stato Pompeo, l'uscente alla Difesa Shanahan e l'entrante Esper, per valutare le opzioni. Fonti autorevoli di Paesi alleati ritengono che gli Usa non siano ancora pronti all'azione militare per due motivi: primo, negli attacchi iraniani non ci sono state vittime e non arrivano al livello previsto dai protocolli americani per scatenare una rappresaglia; secondo, il Pentagono è prudente sull'evenmale intervento e frena sull'uso della forza. Le fonti però chiariscono che queste sono le indicazioni generali ricevute: «Poi tutto dipenderà da chi prenderà la decisione e come». Il processo per determinare la risposta è iniziato, con il coinvolgimento degli alleati più stretti. Infatti l'inviato speciale di Washington per l'Iran, Brian Hook, è in Europa proprio per discutere i prossimi passi. Gli europei, inclusi i britannici che hanno i Royal Marines a difesa delle navi civili nel Golfo Persico e sono pronti a pattugliarlo per garantire la libertà di navigazione, vogliono ancora tenere separate le questioni: da una parte l'accordo nucleare Jcpoa, abbandonato dagli Usa; dall'altra le azioni aggressive di Teheran nella regione. Sul primo punto, il Jcpoa prevede che l'Aiea certifichi la violazione annunciata dall'Iran in termini di arricchimento dell'uranio, e dopo un periodo di 60 giorni le sanzioni potrebbero tornare in vigore. Molti analisti ritengono che gli ayatollah stiano provocando proprio per spingere gli europei a dare più aiuti e contenere gli americani, ma cercando di evitare una guerra. La visita di Hook chiarirà la direzione degli Usa, e il vertice avvenuto alla Casa Bianca stabilirà se mettere in moto la macchina militare. Intanto il prezzo del petrolio è schizzato a oltre 54 dollari al barile. Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante lettere@lastampa.it |
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