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La Stampa Rassegna Stampa
30.05.2019 Usa/Russiagate: nessuna prova contro Donald Trump, il caso è chiuso
Cronaca di Paolo Mastrolilli

Testata: La Stampa
Data: 30 maggio 2019
Pagina: 13
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «Mueller si dimette e riapre il Russiagate: se Trump fosse stato innocente, l’avrei detto»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 30/05/2019, a pag. 13 con il titolo "Mueller si dimette e riapre il Russiagate: se Trump fosse stato innocente, l’avrei detto", la cronaca di Paolo Mastrolilli.

In ogni democrazia esiste fino a prova contraria la presunzione di innocenza. Questo significa che è l'accusa che deve provare la consistenza di qualsiasi infrazione o crimine: se non riesce a farlo in modo convincente, l'imputato  non può essere considerato colpevole. Per questo è fuorviante la dichiarazione del procuratore speciale per il Russiagate Robert Mueller: «Se avessimo avuto la certezza che il presidente chiaramente non aveva commesso un crimine, lo avremmo detto». E' la prima volta che un procuratore dichiara di un presunto colpevole "se fosse stato innocente" incredibile, fin dove può arrivare il rifiuto delle regole democratiche.

Il Corriere della Sera, a pag. 16, riassume addirittura nel titolo le parole di Mueller: "Mueller: non posso scagionare Trump". Quello che conta è che il procuratore generale non si può occupare di scagionare o no Donald Trump, ma di trovare le prove della sua colpevolezza. Se queste prove non ci sono, come ha scritto anche lo stesso Trump, il caso è chiuso.

Ecco l'articolo:

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Paolo Mastrolilli

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Donald Trump

«Se avessimo avuto la certezza che il presidente chiaramente non aveva commesso un crimine, lo avremmo detto». Questa è la frase chiave, nella prima dichiarazione pubblica fatta ieri dal procuratore speciale del Russiagate Robert Mueller, perché così ha riaperto la porta all’impeachement di Trump.
L’ex direttore dell’Fbi ha rotto il silenzio sulla sua indagine riguardo le interferenze di Mosca nelle elezioni del 2016, parlando al dipartimento della Giustizia. Mueller si è dimesso da procuratore speciale, perché ritiene concluso il suo lavoro. Quindi ha sottolineato cinque punti. Primo: «Funzionari dell’intelligence russa, che fanno parte delle forze armate, hanno lanciato un attacco coordinato contro il nostro sistema politico», allo scopo di danneggiare Hillary Clinton. Secondo: «Il rapporto include la discussione sulla risposta della campagna di Trump a questa attività, e la nostra conclusione che c’erano prove insufficienti per denunciare una cospirazione più ampia».

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Robert Mueller

Quindi qualche prova della collusione esiste, ma non è tale da confermare l’accusa del coordinamento tra Mosca e il candidato repubblicano. Terzo: «Se avessimo avuto la certezza che il presidente chiaramente non aveva commesso un crimine, lo avremmo detto. Tuttavia, non abbiamo determinato se il presidente ha commesso un crimine». Quarto: «Secondo una pratica di lungo termine del dipartimento della Giustizia, un presidente non può essere incriminato per un reato federale mentre è in carica. Perciò incriminarlo era una opzione che non potevamo considerare». Quinto: «La Costituzione richiede un processo diverso dal sistema della giustizia criminale per accusare un presidente di illeciti».
Mueller così ha contraddetto l’interpretazione del suo rapporto fatta dal segretario alla Giustizia Barr. Nello stesso tempo ha definito la dichiarazione di ieri come l’ultima volta in cui si rivolgerà al pubblico, chiarendo che non vorrebbe testimoniare in Congresso, e se sarà costretto a farlo ripeterà le stesse cose.
Trump ha risposto con questo tweet: «Nulla cambia rispetto al Rapporto Mueller. C’erano prove insufficienti e quindi, nel nostro paese, una persona è innocente. Il caso è chiuso! Grazie». La sua portavoce, Sarah Sanders, ha aggiunto che «il dipartimento alla Giustizia ha confermato che non c’è stata ostruzione. Il procuratore speciale ora vuole andare avanti con la sua vita, e così dovrebbero fare tutti».
Più irritata la reazione di Rudy Giuliani, secondo cui Mueller avrebbe dovuto tacere.
Tra i democratici, i candidati presidenziali Harris, Warren, Booker, hanno chiesto di avviare le procedure di impeachment, mentre il capo della Commissione Giustizia della Camera, Nadler, ha reagito così: «Tocca al Congresso rispondere ai crimini, le bugie e gli altri illeciti del presidente Trump. E lo faremo».
Mueller non ha scagionato il capo della Casa Bianca. Anzi, chiarendo che se fosse stato innocente lo avrebbe detto, ha lasciato intendere che forse sono stati commessi reati, ma le regole del dipartimento alla Giustizia gli impedivano di incriminare Trump. Ora tocca al Congresso decidere se farlo.

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