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La Stampa Rassegna Stampa
10.04.2019 Algeria: cambio al vertice, ma le proteste non si arrestano
Cronaca di Francesca Paci

Testata: La Stampa
Data: 10 aprile 2019
Pagina: 17
Autore: Francesca Paci
Titolo: «Bensalah nuovo leader ma le proteste continuano»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 10/04/2019, a pag. 17, con il titolo "Bensalah nuovo leader ma le proteste continuano", la cronaca di Francesca Paci.

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Francesca Paci

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Abdelaziz Bouteflika

«Cosa si aspettavano i custodi del sistema? Era ovvio che la nostra risposta sarebbe stata no!». A sintetizzare la posizione della piazza algerina per la nomina del capo del Senato e del Consiglio della Nazione Adbelkader Bensalah al ruolo di presidente a interim è uno degli studenti che a meno di un’ora dall’annuncio ufficiale era già in strada a protestare. Venerdì scorso, il settimo dall’inizio della rivolta contro il quinto mandato dell’ormai ex presidente Bouteflika, i dimostranti brandivano cartelli contro le cosiddette “3 B” giudicate le vestali del vecchio regime, vale a dire, appunto, Bensalah, il premier di transizione ed ex ministro degli interni Nourredine Bedoui e il presidente del Consiglio Costituzionale Tayeb Belaiz. I prossimi giorni, in vista della mobilitazione già convocata per dopodomani, si annunciano dunque tesi. Ieri, contrariamente al dialogo e alle violenze limitatissime delle settimane scorse, le forze di sicurezza hanno reagito con gas lacrimogeni, cannoni ad acqua e manganelli.

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Adbelkader Bensalah


La potenziale transizione, agitata anche dai tamburi di guerra che si odono dal confine libico, entra in una fase complicata. Finora gli algerini erano riusciti a mantenere un equilibrio, con l’adesione graduale e massiccia di ampie fasce della società alle richieste di cambiamento avanzate inizialmente dagli studenti contro il ventennio di Bouteflika. Nella capitale, ma anche in molte altre città, si respirava da giorni la convinzione di aver compiuto il passo risolutivo al momento giusto: non troppo presto rispetto ai fantasmi della guerra civile, come avrebbe potuto essere nel 2011, ma neppure troppo tardi, dopo aver magari ingenuamente permesso al sistema di fare quadrato su stesso. In questo senso è stato letto il supporto dell’esercito alla protesta esplicitato dall’endorsment del capo delle forze armate e ministro della difesa Ahmed Gaid Salah. Ma poi? Bouteflika si è dimesso, il governo è stato rimpastato, si è parlato di nuova costituente: e però i giovani continuano a denunciare come a gestire il passaggio siano i soliti padri, la generazione della battaglia di Algeri che dopo la liberazione ha messo un tappo al Paese precludendo ai figli qualsiasi futuro tranne la fuga.
Salah (che ieri non ha preso una posizione chiara, citando ancora una volta «il legittimo diritto del popolo algerino alla tranquillità per il futuro del Paese») ha 79 anni, 3 in meno del malatissimo Bouteflika. E il neo presidente ad interim Bensalah ne ha 78. Per quanto le tv di Stato ripetano che l’interim durerà al massimo tre mesi fino a concludersi con le elezioni, la piazza non si fida, annusa la mossa gattopardesca del “pouvoir” (come viene denominato il sistema di potere) per cambiare senza cambiare nulla. E venerdì si torna in piazza.

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