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La Stampa Rassegna Stampa
04.04.2019 Viaggio nel deserto del Negev
Commento di Elena Loewenthal

Testata: La Stampa
Data: 04 aprile 2019
Pagina: 3
Autore: Elena Loewenthal
Titolo: «Un viaggio nel tempo fra uadi e campi beduini»

Riprendiamo dalla STAMPA - Tuttigusti di oggi, 04/04/2019, a pag.III con il titolo "Un viaggio nel tempo fra uadi e campi beduini", il commento di Elena Loewenthal.

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Elena Loewenthal

In ebraico il termine che indica il «deserto» significa anche «parola»: forse perché questo luogo ha sempre molto da raccontare. Amos Oz, il grande scrittore scomparso di recente, per vent’anni ci è andato tutte le mattine all’alba a vedere «se era cambiato qualcosa», perché il deserto non è mai uguale a se stesso.
Esplorare il deserto, anzi tanti deserti diversi, è un modo alternativo per visitare Israele e i suoi luoghi carichi di storia e di fede. Lasciarsi alle spalle la santa confusione di Gerusalemme e quella decisamente più profana dell’instancabile Tel Aviv, regala un’esperienza non meno indimenticabile.
Il deserto del Negev, a sud del Paese, si disegna nel paesaggio fra colline, campi coltivati, fattorie e kibbutz. Il verde cede via via il passo a infinite sfumature di giallo e ocra. Già all’ingresso Beer Sheva si incontrano le prime tende nere dei beduini: cumuli di ferraglie, bambini che giocano a pallone, donne velate con un cesto in equilibrio sul capo. Cammelli impigriti dal caldo. Beer Sheva, che significa «pozzo del giuramento», è un luogo caro al patriarca biblico Abramo. Oggi è la capitale del distretto meridionale d’Israele: una città il cui fiore all’occhiello è l’Università Ben Gurion, che vale una visita. Subito fuori dall’abitato una tappa la merita anche il monumento ai caduti disegnato da Dani Karavan, affascinante insieme di memoria e geometrie. La strada statale prosegue verso sud sotto fra alture calcaree dai contorni netti, qua e là un cespuglio o un albero, e campi di beduini adagiati sui uadi (il letto del torrente, che crea quasi un canyon). La sensazione è quella di tornare indietro, alle origini del tempo e dello spazio.

 

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La sorpresa delle coltivazioni
Più avanti, più o meno a mezza strada fra Beer Sheva e Mitzpe Ramon, incominciano a comparire delle chiazze verdi che sembrano contraddire il paesaggio: grazie a una tecnologia futuristica applicata all’agricoltura, qui si coltivano vite e alberi da frutto. Il vino del Negev va assaggiato una volta nella vita: ha dentro tutti i colori del deserto, eppure al palato è pieno, rotondo. La Boker Valley Farm, poco prima di Sde Boker lungo la statale 90, è gestita da due olandesi che si sono innamorati del posto, accolgono ospiti nel loro B&B con tanto di vasca idromassaggio a cielo aperto e fanno il vino.
A una manciata di chilometri c’è il kibbutz di Sde Boker, dove Ben Gurion si ritirò alla fine della sua carriera politica dopo aver letteralmente costruito lo Stato d’Israele, di cui fu il primo Primo ministro. Ora la sua casetta è un museo che ha molto da raccontare sulla sua personalità: tutto, tranne l’immensa biblioteca, è estremamente modesto. Accanto al kibbutz ci sono una caserma di addestramento militare piena di soldati di leva un po’ sperduti, e i dipartimenti dell’Università Ben Gurion che si occupano di risorse idriche.
In fondo al campus si apre un’oasi strabiliante, con tanto di prato all’inglese e antilopi del deserto che si lasciano avvicinare. Il sentiero a un certo punto si apre bruscamente su uno spiazzo dove Ben Gurion riposa insieme alla sua amata Paula, sotto due lapidi di pietra chiara e di fronte a un panorama mozzafiato: un canyon immenso, e in fondo il uadi.
Laggiù in fondo, dopo una manciata di tornanti asfaltati, si trova il parco di Ein Avdat, una riserva nazionale che è davvero una full immersion nel deserto e nella sua vita. D’inverno nel uadi stagna l’acqua ed è tutto un nugolo di vita. Il parco è molto grande, ma con una serie di sentieri marcati di diversa difficoltà. Il trekking nel Negev regala un’esperienza unica. Il confine meridionale del parco è segnato dagli scavi di Avdat, antica città nabatea sulla via delle spezie che passava anche dalla vicina Petra. E per finire, non può mancare un’ultima tappa alla cittadina di Mitzpe Ramon, dove regalarsi un po’ di relax in una delle stanze con piscina privata del Bereeshet, hotel di lusso letteralmente affacciato sul canyon.

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