venerdi 29 marzo 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
26.03.2019 Germania: la famiglia miliardaria che collaborò con il nazismo
Commento di Jeanne Perego

Testata: La Stampa
Data: 26 marzo 2019
Pagina: 17
Autore: Jeanne Perego
Titolo: «Aveva legami con i nazisti. Famiglia tedesca dona 10 milioni»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 26/03/2019, a pag.17 con il titolo "Aveva legami con i nazisti. Famiglia tedesca dona 10 milioni" la cronaca di Jeanne Perego.

Segnaliamo alcune marche di prodotti della famiglia Reimann, che scopre dopo decenni come la generazione precedente era diventata la famiglia più ricca delle Germania. Crederci è una opzione, mentre non acquistare più quei prodotti è un invito.

Immagine correlata

Immagine correlataImmagine correlata

A oltre 70 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, i discendenti di una delle famiglie più ricche della Germania hanno ammesso i legami tra i loro antenati e il regime nazista. Il portavoce della famiglia Reimann, Peter Harf, ha dichiarato alla Bild am Sonntag - che ha pubblicato un ampio reportage su questa storia-, che la famiglia intende destinare circa 10 milioni di euro a un progetto di beneficenza dopo aver scoperto l’appoggio dato dai suoi predecessori al regime di Hitler, oltre che l’impiego massiccio di lavoro forzato nelle sue fabbriche durante il conflitto bellico.

Secondo quanto riportato dal settimanale, Albert Reimann Senior e Albert Reimann junior erano entrambi antisemiti e utilizzarono prigionieri di guerra francesi e civili russi deportati per il lavoro nella loro azienda chimica a Ludwigshafen e come servitù nelle loro ville. Lettere e documenti provenienti dagli archivi dell’azienda raccontano anche che Reimann senior fu un entusiastico sponsor finanziario delle SS già a partire dal 1931 e che la sua azienda nel 1941 figurava tra quelle considerate strategiche dal regime per la fornitura di prodotti per la Wehrmacht e per l’industria tedesca degli armamenti. Nel 1943 i lavoratori forzati a registro dell’azienda dei Reimann erano 175, e a controllarne la produttività era stato incaricato un caposquadra noto per le sue crudeltà nei confronti degli operai. Le donne provenienti dai Paesi dell’Est occupati dai nazisti nel medesimo contesto furono anche oggetto di violente e abusi sessuali. Per Peter Harf, che guida la Jab Holding del clan Reimann, i due, Albert Reimann Senior e Albert Reimann junior, morti rispettivamente nel 1954 e nel 1984, «avrebbero dovuto finire i loro giorni in prigione».

Immagine correlata

Un patrimonio miliardario
La Jab Holding , con sede in Lussemburgo, è proprietaria di un impero di marchi conosciuti a livello mondiale nel settore del caffè (fatturato annuo intorno a 19 miliardi di euro), ma anche nella cosmetica (Coty) e ha una partecipazione di minoranza nella Reckitt Benckiser, produttrice, tra l’altro, del detersivo per lavastoviglie più venduto al mondo Finish, oltre che delle linee Clerasil, Veet, dei preservativi Durex e delle calzature Scholl. Un patrimonio familiare stimato attorno ai 33 miliardi di euro. Secondo Peter Harf , quando quattro degli attuali esponenti della famiglia Reimann hanno iniziato ad avere dubbi sul passato dei loro avi hanno incaricato uno storico dell’Università di Monaco di Baviera, il professor Paul Erker, di indagare il passato della famiglia nel periodo nazista. E quando è arrivato il primo rapporto intermedio è stato un momento scioccante: «Siamo rimasti senza parole, siamo sbiancati e ci siamo vergognati profondamente. Sono cose su cui non si può sorvolare. Sono stati commessi crimini aberranti».

Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/ 65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT