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La Stampa Rassegna Stampa
26.02.2019 Iran & Siria: due regimi criminali
Cronaca di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 26 febbraio 2019
Pagina: 8
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Khamenei sfida Washington: 'Assad eroe del mondo arabo'»

prendiamo dalla STAMPA di oggi, 26/02/2019, a pag.8 con il titolo "Khamenei sfida Washington: 'Assad eroe del mondo arabo' " la cronaca di Giordano Stabile.

L'alleato principale del despota siriano Assad, responsabile di una guerra civile che è costata 300.000 morti, è l'Iran degli ayatollah. Non stupiscono dunque le parole di Alì Khamenei, ayatollah supremo di Teheran, che elogia Assad come un modello "per tutto il mondo arabo". Tra regimi criminali ci si intende...

Ecco l'articolo:

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Giordano Stabile

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Il tiranno Assad dipinge di sangue la Siria

Bashar al-Assad arriva a Teheran dopo nove anni per incontrare la Guida suprema Ali Khamenei e ribadire la vittoria «dell’asse della Resistenza» contro l’America. E poche ore dopo il ministro degli Esteri iraniano Jawad Zarif, uno degli architetti dell’accordo sul nucleare, si dimette con un messaggio su Instagram dove spiega di «non essere più in grado di svolgere le sue funzioni». Due eventi che aprono la strada al ritorno dei falchi in Iran, con il presidente riformista Hassan Rohani indebolito e il fronte dei Pasdaran galvanizzato dal successo in Siria. Sarà «uno dei loro», l’ex generale della Guardie rivoluzionarie e poi presidente del Parlamento Ali Larijani, a prendere la guida della diplomazia.

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Ali Khamenei


Assad e Khamenei non si incontravano quando nel 2011 è scoppiata la guerra civile. Il presidente siriano non si è più mosso dal suo Paese, tranne brevi puntate in Russia. L’appoggio di Vladimir Putin è stato essenziale per sconfiggere l’insurrezione sunnita ma l’alleanza con l’Iran, il grande fratello sciita, è più antica e profonda, e le milizie sciite addestrate dai Pasdaran sono intervenute fin dal 2013, ben prima dei russi, per salvare il raiss. La sua visita a Teheran è stata tenuta segreta fino all’ultimo. Poi le tv iraniane hanno cominciato a trasmettere immagini dell’incontro. Un lungo abbraccio e il colloquio, alla presenza del consigliere per la politica estera Ali Akbar Velayati e del capo delle forze speciali dei Pasdaran, Qassem Suleimani. Vale a dire la mente e il braccio della strategia iraniana nel Levante. Spiccava proprio l’assenza di Zarif, espressione dell’anima più dialogante del regime.
La Guida Suprema della Repubblica islamica si è complimentato per «il successo contro il terrorismo» di Assad e «del suo popolo, delle sue forze armate», capaci di prevalere sulla «coalizione fra America, Europa e alleati». Assad ha lodato «la resistenza contro le interferenze straniere» nei quarant’anni seguiti alla rivoluzione iraniana. Il vertice è trasformato così in una risposta alla Conferenza di Varsavia organizzata dagli Stati Uniti per compattare il fronte anti-iraniano. Washington vuole aumentare la pressione sugli ayatollah e i loro alleati, ieri la Gran Bretagna ha annunciato una nuova legge per mettere al bando l’Hezbollah libanese. Un colpo contro l’asse della Resistenza, con la R maiuscola, come amano definirsi lo stesso Partito di Dio e gli iraniani, capofila del fronte anti-occidentale e anti-israeliano.
È un nuovo clima, dove le capacità di mediazione di Zarif, i suoi ottimi rapporti con gli europei, sono ormai giudicate superflue dall’ala dura del regime, pronta a lasciare l’accordo sul nucleare e a rispondere colpo su colpo all’America di Donald Trump. Khamenei ha rimarcato come la vittoria in Siria è «un colpo all’agenda americana». Ma vincere la pace sarà persino più difficile. La Siria ha bisogno di una cifra enorme per ricostruire le città distrutte e rimettere in piedi l’economia, dai 200 ai 400 miliardi di dollari. Teheran, a sua volta in crisi economica, ha promesso una decina di miliardi fra aiuti e ieri si è impegnata alla realizzazione di «200 mila abitazioni» a Damasco. La Repubblica islamica sembra voler fare da sola, bisogna vedere se ne avrà i mezzi.

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