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La Stampa Rassegna Stampa
02.02.2019 Shoah e migranti: perchè assimilare due tragedie differenti indebolisce la conoscenza
Commento di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 02 febbraio 2019
Pagina: 24
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Shoah e migranti: perchè assimilare due tragedie differenti indebolisce la conoscenza»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 02/02/2019, a pag.24, con il titolo "Shoah e migranti: perchè assimilare due tragedie differenti indebolisce la conoscenza", il commento del direttore Maurizio Molinari

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Maurizio Molinari

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Liliana Segre

E' la prima volta che leggiamo parole chiare e inattaccabili su una attitudine tipica del nostro paese, offuscare la Storia per ottenere il consenso della pubblica opinione. Se ne fa interprete, con un coraggio degno dell'elogio più grande, Maurizio Molinari, non solo direttore del quotidiano più attendibile per la serietà e quindi la credibiità delle notizie che pubblica, ma anche per esporsi a dire una verità che smentisce  anche chi nel mondo ebraico italiano preferisce aderire all'ipocrisia della maggioranza al prezzo di cancellare l'unicità della Shoah. Una responsabilità cui ha dato inizio con il suo intervento in Parlamento proprio  Liliana Segre dopo la sua meritata nomina a senatrice a vita.
Invitimo i nostri lettori a diffondere il pezzo di Molinari attraverso tutti i canali possibili.

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Caro Direttore,
il livello di scontro verbale fra leader ed esponenti politici tende a crescere in maniera vertiginosa. Gli insulti sono divenuti moneta corrente, le fake news dilagano, sembra nessuno badi più a nulla altro che offendere la controparte. Adoperando ogni argomento e termine come una clava. C'è un rimedio a tutto questo o dobbiamo rassegnarci alla degenerazione del linguaggio pubblico?
Ugo Fiori, Ivrea

 

Caro Fiori,

il rimedio è restituire alle parole il loro valore, dare importanza ai contenuti e rifiutare le generalizzazioni. C'è un esempio che lo riassume e dimostra in maniera cristallina. Viene dalla recente celebrazione della Giornata della Memoria in cui si ricorda lo sterminio di sei milioni di ebrei da parte dei nazifascisti nella Seconda guerra mondiale.
Nel nostro Paese più celebrazioni, commenti e dichiarazioni in merito hanno sovrapposto la Shoah al dramma dei migranti. Si tratta di un errore perché due tragedie, in quanto tali, non sono mai assimilabili. Sovrapporre le persecuzioni naziste all'esodo dei migranti crea una confusione storica che non contribuisce a conoscere meglio nessuna delle due tragedie.
La decisione di Adolf Hitler di adoperare l'intera macchina bellica e industriale tedesca per eliminare tutti gli appartenenti al popolo ebraico - senza eccezione - andandoli a prendere nelle loro case per ridurli in cenere è un orrore senza paragoni possibili nella Storia dell'umanità.
Così come la fuga dei migranti da povertà, fame e violenze verso il Nord del Pianeta è un fenomeno epocale che dobbiamo comprendere, affrontare e risolvere perché appartiene alle nostre vite.
Ma i due eventi non devono essere confusi o assimilati perché ciò non facilita ma complica la comprensione della loro specificità. Non c'è alcun dubbio che eventi storici diversi possono avere caratteristiche comuni: l'odio razziale contro gli ebrei e l'ostilità viscerale verso i migranti hanno in comune l'intolleranza per le diversità così come la scelta di più Paesi di chiudersi ai migranti evoca la conferenza di Evian del 1938 che vide la comunità internazionale dell'epoca decidere di non soccorrere gli ebrei in fuga dalla Germania nazista.
È tuttavia un grave errore confondere singoli aspetti simili di queste grandi tragedie con una equiparazione o sovrapposizione totale perché ciò porta a considerare la Storia come una sorta di minestrone dove tutto si mischia e nulla alla fine conta. Con il risultato di nuocere alla conoscenza, banalizzare la Shoah e non dedicare la necessaria attenzione al dramma dei migranti. La forza di una nazione nasce dalla capacità di ricordare, conoscere e trasmettere ogni singolo evento della propria Storia nella sua peculiare specificità. La ricetta contraria porta alla cancellazione della memoria collettiva. Rendendo tutti più deboli.

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lettere@lastampa.it

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