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La Stampa Rassegna Stampa
21.01.2019 Israele-Ciad: verso il ripristino di piene relazioni diplomatiche
Commento di Rolla Scolari

Testata: La Stampa
Data: 21 gennaio 2019
Pagina: 10
Autore: Rolla Scolari
Titolo: «Il viaggio di Netanyahu in Ciad. La strategia per fermare la jihad»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 21/01/2019, a pag.11 con il titolo "Il viaggio di Netanyahu in Ciad. La strategia per fermare la jihad" il commento di Rolla Scolari.

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Rolla Scolari

Benjamin Netanyahu è volato ieri in Ciad per ripristinare le relazioni diplomatiche con la nazione africana, interrotte da decenni. Il premier israeliano ha parlato di «momento storico», ed è stato molto esplicito sul perché la sua visita rappresenti per lui una svolta: «Israele avanza nel mondo islamico», e la tappa in Ciad «è parte di un cambiamento drammatico che stiamo facendo nel mondo arabo e islamico», «un cambiamento che disturba, e perfino fa infuriare l’Iran e i palestinesi, che tentano di prevenirlo».
Circondato da vicini inquieti – a Nord la Libia, a Est il Sudan, a Ovest il Niger, a Sud la Repubblica Centrafricana e a Sud-ovest il Camerun e la Nigeria –, con 15 milioni di abitanti e una popolazione a maggioranza musulmana, il Ciad è tra le 30 nazioni più povere del pianeta (dati del Fondo monetario internazionale), e tra i cinque Paesi meno democratici al mondo (fonte EIU Democracy Index 2018).

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Il presidente del Ciad, Idriss Déby, incontra Benjamin e Sara Netanyahu

La lotta comune

Il premier Netanyahu ha giustificato l’interesse per la ritrovata amicizia, interrotta nel 1972 all’apice delle tensioni tra israeliani e palestinesi, nella comune lotta al terrorismo.
Il Ciad, infatti, principale alleato francese nell’area, con il sostegno finanziario e logistico di Parigi è l’esercito più importante all’interno del cosiddetto G5 Sahel: un dispositivo militare creato nel 2014 che riunisce anche gli eserciti di Mali, Mauritania Niger e Burkina Faso e ha l’obiettivo di contenere le spinte di gruppi jihadisti come Boko Haram e le filali locali di Stato islamico e Al Qaeda. Nella capitale N’Djamena, Netanyahu e il presidente Idriss Déby hanno siglato accordi securitari e di cooperazione, e nei mesi passati funzionari della sicurezza ciadiana hanno rivelato alla stampa internazionale che gli israeliani avrebbero fornito equipaggiamento militare alle truppe nazionali per contrastare i ribelli ai confini settentrionali.

Sicurezza e tecnologia
Negli ultimi anni, Israele ha ampliato la cooperazione securitaria e tecnologica (soprattutto nel campo dell’agricoltura) con Paesi africani musulmani che tradizionalmente in seno alle Nazioni Unite hanno votato con i palestinesi.
La nuova strategia del premier, che cerca l’ennesima rielezione nel voto anticipato di aprile, è quella di cercare relazioni diplomatiche con nazioni musulmane che non riconoscono Israele, sfruttando il fatto che da anni il conflitto israelo-palestinese non è più al centro delle priorità geopolitiche della comunità internazionale.

E se ora secondo la stampa israeliana Netanyahu punta a Sudan e Bahrein, il 2018 è già stato un anno di viaggi ed eventi soltanto fino a pochi anni fa impensabili: la ministra israeliana dello Sport Miri Regev in lacrime ad Abu Dhabi accanto a un judoka israeliano sul podio, mentre suona l’Hatikva, l’inno d’Israele, per la prima volta nel mondo arabo; il ministro dei Trasporti Yisrael Katz ospite in Oman a parlare del progetto di una ferrovia che colleghi Israele al Golfo; un altro ministro israeliano, quello delle Comunicazioni, Ayoub Kara, a una conferenza a Dubai.

Un recente studio del Tony Blair Institute For Global Change parla inoltre di un miliardo di dollari di esportazioni da Israele verso il Golfo via Paesi terzi nel 2016. Per decenni, la condizione per l’attivazione o il ripristino di relazioni diplomatiche tra Paesi arabi e musulmani e Israele è stato il raggiungimento di un accordo di pace tra israeliani e palestinesi e la nascita di uno Stato palestinese. La strategia di Netanyahu cerca invece la normalizzazione di questi rapporti senza passare da negoziati, da anni ormai in stallo.

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