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La Stampa Rassegna Stampa
09.01.2019 Mike Pompeo: 'Gli Usa non si ritireranno dal Medio Oriente'
Cronaca di Paolo Mastrolilli

Testata: La Stampa
Data: 09 gennaio 2019
Pagina: 11
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «Pompeo, missione in Medio Oriente: non ci ritiriamo e sfidiamo l'Iran»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 09/01/2019, a pag.11, con il titolo "Pompeo, missione in Medio Oriente: non ci ritiriamo e sfidiamo l'Iran" la cronaca di Paolo Mastrolilli.

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Paolo Mastrolilli

Confermare l’impegno degli Stati Uniti in Medio Oriente dopo l’annuncio del ritiro dalla Siria, rilanciare la campagna di massima pressione contro l’Iran, e cancellare l’eredità di Barack Obama nella regione. Questi sono i tre obiettivi, i primi due dichiarati e il terzo sottinteso, del lungo viaggio che il segretario di Stato Pompeo ha cominciato ieri in Giordania.

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Mike Pompeo


Il capo della diplomazia è partito quasi in contemporanea con il consigliere per la sicurezza nazionale Bolton, allo scopo di condurre un’azione congiunta per rassicurare gli alleati e riunirli dietro gli obiettivi di Washington. La missione di Bolton non è andata secondo le aspettative, ma Pompeo ha un orizzonte più ampio, perché visiterà anche Egitto, Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Arabia Saudita, Oman e Kuwait, con la possibilità di aggiungere una tappa in Iraq e in Israele. Durante un briefing preparatorio con i giornalisti, fonti autorevoli del Dipartimento di Stato hanno detto che gli obiettivi sono due: «Primo, chiarire che gli Usa non stanno abbandonando il Medio Oriente, contrastando la falsa narrativa sul ritiro dalla Siria; secondo, ricordare che l’Iran è l’attore pericoloso nella regione». Alcuni osservatori hanno riassunto il concetto dicendo che è il viaggio contro Teheran, e in effetti appena arrivato ad Amman Pompeo ha detto che il suo obiettivo è «raddoppiare non solo i nostri sforzi diplomatici, ma anche quelli commerciali, per esercitare una pressione reale sull’Iran». Non si tratta solo di questo, però, e l’ampio raggio della missione diventerà più chiaro quando il segretario terrà il discorso previsto al Cairo, con cui delineerà la dottrina Trump per il Medio Oriente, in netta opposizione con quella illustrata da Obama nella capitale egiziana nel 2009.

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L'espansione iraniana


Il punto di partenza è che l’annuncio del ritiro dalla Siria ha sorpreso gli alleati sunniti degli Stati Uniti, a partire dall’Arabia, perché ha dato l’impressione lasciare il Paese nelle mani di Russia e Iran, aprendo la porta al progetto egemonico degli ayatollah nella regione. A questo poi è seguita la confusione, quando Bolton ha contraddetto Trump, ponendo condizioni per il ritiro che Erdogan ha rifiutato. Pompeo dirà che il richiamo dei 2000 soldati non significa il disimpegno, ma una nuova fase tattica della stessa operazione strategica, che punta ancora a distruggere l’Isis e fermare l’Iran. Magari ai Paesi sunniti verrà chiesto di mandare più uomini sul terreno, ma gli americani continueranno a dare il supporto tecnologico che solo loro possono garantire. La pressione sull’Iran poi resta invariata, e questo è un punto chiave, perché anche influenti sostenitori americani di Trump cominciano a lamentare che il presidente dovrebbe passare dalle parole ai fatti, sostenendo in maniera concreta la protesta che potrebbe far vacillare il regime degli ayatollah.

Al Cairo poi Pompeo contraddirà la dottrina di Obama, che dopo l’invasione dell’Iraq aveva proposto una nuova pagina nelle relazioni col Medio Oriente, incluso il dialogo con Teheran che aveva portato all’accordo nucleare. Il segretario di Stato dirà che la vera causa del terrorismo è l’Iran, nonostante Al Qaeda e Isis fossero gruppi sunniti, e si spingerà a sostenere che la Repubblica islamica dovrebbe imparare il rispetto dei diritti umani da come l’Arabia ha perseguito gli assassini del giornalista Khashoggi. Una inversione a U, che secondo l’amministrazione dovrebbe anche facilitare la ripresa del negoziato con i palestinesi.

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