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La Stampa Rassegna Stampa
07.01.2019 Arabia Saudita: sharia e sottomissione delle donne. Ma vale lo stesso in tutto il mondo islamico
Sotto accusa la sola Arabia Saudita. Cronaca di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 07 gennaio 2019
Pagina: 11
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Arabia Saudita, stop ai divorzi segreti: 'Le donne verranno avvertite con un sms'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 07/01/2019, a pag. 11, con il titolo "Arabia Saudita, stop ai divorzi segreti: 'Le donne verranno avvertite con un sms' " il commento di Giordano Stabile.

In Arabia Saudita vige la sharia, nonostante le prime riforme volute da MbS. La legge del Corano è imposta però con la stessa violenza in molti Paesi arabi e islamici, mentre ai media occidentali interessa prendere di mira esclusivamente i sauditi. 
Anche in questo caso le donne occidentali ignorano la condizione imposta dalla Sharia; ennesimo esempio della fine ingloriosa dei valori del femminismo, diventato un 'passatempo' di donne ricche e annoiate, così l'hanno definito le francesi con i giubbosti gialli, tra un cartellone antisemita e un altro.

Ecco l'articolo:

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Giordano Stabile

Un sms avvertirà le saudite che il loro marito ha ottenuto il divorzio. Quello che in Occidente suona come un insulto è in Arabia Saudita una conquista importante, perché mette fine alla pratica dei «divorzi segreti» che consentiva agli uomini di godere della separazione senza avvertire la moglie e dover, per esempio, pagare gli alimenti. Il nuovo regolamento fa seguito ai decreti reali emessi nell’aprile del 2017 da Re Salman e si inserisce nella modernizzazione dei costumi e dell’economia voluta dal principe ereditario Mohammed bin Salman.

 

 

 

 

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Mohammed bin Salman

La legge vuol mettere fine anche agli abusi dei giudici e allo stato di minorità delle donne nei casi di divorzio. È stata con grande soddisfazione dalle avvocatesse. «È una garanzia che le divorziate potranno ottenere gli alimenti e altri diritti», hanno sottolineato. Il regolamento nasce dagli appelli nei tribunali da parte di donne che avevano scoperto di aver divorziato senza saperlo, una pratica non più tollerabile nel nuovo clima sociale che il principe vuole imporre che le sue riforme a ritmo forzato.

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Il «guardiano di famiglia»
Ed è soprattutto un’altra picconata al sistema del «tutore», il guardiano di famiglia - padre, marito, fratello - che fino a un anno e mezzo fa prendeva tutte le decisioni importanti che riguardavano la vita della donna. Il guardiano, o «wali», è uno dei pilastri della corrente wahhabita dell’islam, ufficiale in Arabia Saudita e Qatar, una delle più conservatrici. Ora il «guardiano» saudita ha dovuto ingoiare la libertà di guida da parte delle donne, dal giugno dell’anno scorso, e altri allentamenti, come la possibilità di praticare sport all’aperto o assistere a eventi sportivi e concerti.

Gli altri divieti
Resta la separazione fra donne e uomini single in pubblico, per esempio alla stadio, un aspetto emerso in occasione della finale di Supercoppa italiana che si giocherà il 16 gennaio a Gedda. E altre limitazioni più gravi. Questo perché un decreto reale dell’aprile del 2017 ha abolito l’obbligo del consenso da parte del «guardiano» a meno che non ci sia una «norma di legge esplicita» a imporlo. Una formula ambigua, che potrebbe portare a una grande apertura, ma si presta anche a interpretazioni restrittive.

Lo stesso vale per l’obbligo di indossare il velo, lo hijab, e il copri-abito nero, l’abaya. Il principe, in un discorso dello scorso marzo, ha detto che non era più «necessario». Ma non sono arrivate disposizioni precise e soltanto le più audaci escono senza. Un altro aspetto controverso diritto di viaggiare all’estero senza previo consenso del «guardiano». Molte saudite, soprattutto delle famiglie agiate, hanno ottenuto il passaporto e sono partite da sole, fatto prima impensabile. Le norme però non sono ancora chiare e la questione è emersa in modo drammatico nel caso della 18enne Rahaf Mohammed al-Qunun.

La fuga di Rahaf
La sua storia è emersa ieri, dopo un appello su Twitter. La ragazza ha denunciato di essere bloccata all’aeroporto di Bangkok, dopo che un funzionario saudita le ha sequestrato il passaporto su richiesta del padre. Rafah voleva raggiungere l’Australia con scalo nella capitale thailandese. «Ho abbandonato l’islam - ha rivelato - e voglio vivere all’estero».

La ragazza ha commesso l’errore di raccontare tutto sui social e ha scatenato la reazione del genitore. Ora è bloccata in hotel nella zona transiti dell’aeroporto. Un agente della polizia thailandese ha però riferito alla Bbc che Rafah sta in realtà scappando da un matrimonio combinato. Un caso che conferma le preoccupazioni delle ong internazionali, come il Committee on the Elimination of Discrimination against Women (Cedaw): i decreti reali non hanno eliminato i poteri del «guardiano» su aspetti cruciali, come matrimonio, viaggi all’estero, possibilità di ottenere un lavoro pagato.

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