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La Stampa Rassegna Stampa
03.01.2019 Sharia barbara ovunque, ma i media attaccano solo l'Arabia Saudita
Cronaca di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 03 gennaio 2019
Pagina: 14
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Netflix cede, via lo show che criticava Bin Salman»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 03/01/2019, a pag. 14, con il titolo "Netflix cede, via lo show che criticava Bin Salman" il commento di Giordano Stabile.

Nessuno ha mai scritto che l'Arabia Saudita è un esempio di giustizia e di rispetto dei diritti umani. La realtà è che in Arabia Saudita, come negli altri Paesi islamici, vige la legge del Corano, la sharia. Che dire però dell'Iran, che ogni anno commina molte più condanne a morte di quante avvengano in Arabia Saudita e in ogni altro Paese del Medio Oriente? Eppure i media occidentali continuano a prendere di mira esclusivamente l'Arabia Saudita, anche se la sharia è barbara ovunque. Non sarà forse a causa dei tentativi di riforma di Mohammed bin Salman e dei tentativi di avvicinamento, da parte saudita, al blocco atlantico e occidentale?

Ecco l'articolo:

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Giordano Stabile

Una delle stelle di Netflix, il conduttore di origini indiane Hasan Minhaj, critica il principe Mohammed bin Salman e la compagnia californiana è costretta a bloccare la diffusione del suo programma in Arabia Saudita.
È l’ultima ricaduta negativa del caso Khashoggi, che questa volta coinvolge uno dei giganti mondiali dell’intrattenimento. La serie è «Patriot Act with Hasan Minhaj», che già nel titolo indica la volontà di affrontare i grandi temi della politica americana e internazionale senza riverenze di sorta, specie quando si tratta di Medio Oriente.

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Mohammed bin Salman


E infatti Hasan Minhaj non ha usato il fioretto nella puntata dedicata all’assassinio di Jamal Khashoggi. «Fino a qualche mese fa - ha spiegato - il principe ereditario, o MBS, era indicato come il riformatore di cui il mondo arabo aveva bisogno. Le rivelazioni su Khashoggi hanno sbriciolato questa immagine. Io sono a favore del cambiamento in Arabia Saudita. E ci sono persone in Arabia Saudita che stanno lottando per riforme vere. Ma Mbs non è una di quelle».
Poi si è rivolto a politici e imprenditori che hanno rapporti con il principe: «Ogni accordo che concludete serve solo a rafforzare un monarca assoluto che si maschera da progressista. Mbs non sta modernizzando l’Arabia Saudita, sta modernizzando la dittatura saudita».

Minhaj è nato a Davis, in California, da genitori musulmani. È un esempio di integrazione riuscita e il suo messaggio è potente sia nella comunità islamica d’America che in Medio Oriente. Per questo la reazione della autorità saudite è stata immediata. In base alla legge sulla lotta al «cyber-crimine» hanno chiesto a Netflix di bloccare la diffusione in streaming della puntata incriminata. L’azienda ha dovuto piegarsi. Ha spiegato che «crede fermamente» nella libertà di espressione ma le norme in vigore la obbligavano a rispettare l’ingiunzione di Riad.

L’articolo 6 della legge proibisce infatti la «produzione, preparazione, trasmissione o detenzione di materiali che hanno un impatto negativo sull’ordine pubblico, i valori religiosi, la morale pubblica e la privacy». La censura però non è stata totale. I sauditi possono però ancora vedersi l’episodio del «Patriot Act» su YouTube.

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lettere@lastampa.it

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