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La Stampa Rassegna Stampa
21.12.2018 Tunisia: Fratellanza Musulmana nel governo, ma c'è chi scrive di 'democrazia'
Commento di Francesca Paci

Testata: La Stampa
Data: 21 dicembre 2018
Pagina: 18
Autore: Francesca Paci
Titolo: «Firmato accordo di cooperazione sulla giustizia con la Tunisia»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 21/12/2018, a pag.18 con il titolo "Firmato accordo di cooperazione sulla giustizia con la Tunisia" il commento di Francesca Paci.

Secondo Francesca Paci la Tunisia è "l’unico Paese tra i protagonisti delle primavere arabe ad essersi seriamente incamminato verso la democrazia". Di quale democrazia si tratta, visto che in Tunisia i Fratelli Musulmani - movimento estremista sunnita che vuole ricostruire il Califfato e imporre la sharia - fanno parte del governo? Rispetto ad altri Paesi arabi e maghrebini la Tunisia gode di relativa stabilità, ma da qui a scrivere di democrazia il passo è lungo, molto lungo.

Ecco il pezzo:

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Francesca Paci

 

Il rapporto tra l’Italia e la Tunisia, l’unico Paese tra i protagonisti delle primavere arabe ad essersi seriamente incamminato verso la democrazia, è rodato, «un partenariato chiave nella strategia mediterranea». Lo ripetono i rappresentanti delle due diplomazie riuniti a Palazzo Spada, a Roma, per la presentazione del Gemellaggio per la riforma della giustizia amministrativa, un progetto da un milione di euro finanziato dalla Ue e aggiudicatosi dal nostro Consiglio di Stato. Significa che a partire dall’inizio di gennaio una ventina di magistrati italiani si alterneranno nella sponda Sud del Mare Nostrum per aiutare a redigere il nuovo codice del processo amministrativo, rimodulare l’organizzazione giudiziaria e formare il personale. «Siamo onorati di essere il ponte tra due Stati e due popolazioni», dice il presidente del Consiglio di Stato, Filippo Patroni Griffi.

Immagine correlata
Il simbolo della Fratellanza Musulmana


Sfida democratica
Ancorché piccola la Tunisia è tutto fuorché marginale, cartina di tornasole delle sfide fra ortodossia islamica e modernità ma anche sponda da cui salpano gli stessi barconi carichi di disperati che partono dalla Libia. L’equilibrio è arduo, come prova l’elevato numero di foreign fighter delusi in qualche modo dalla rivoluzione dei gelsomini e arruolatosi con l’Isis in Siria. La transizione post Ben Ali è stata segnata da alti e bassi, con le riforme imposte dal Fmi che per tutto il 2018 hanno portato in piazza la gente affamata dal carovita e il turismo che oscilla, attratto dai prezzi ridotti ma spaventato dall’eco degli attentati terroristici di Sousse e del Bardo. Eppure, al tempo stesso, l’esercizio della democrazia regge e la partecipazione a tutti i livelli delle donne (indice quasi infallibile di emancipazione sociale) cresce. I tribunali amministrativi dunque, la democrazia a valle della democrazia, quelle retrovie da cui dipende la road map in fieri. La tradizione istituzionale tunisina è molto centralizzata e solo dopo la Costituzione del 2014, i cittadini sono andati alle urne per scegliere i loro pionieri rappresentanti municipali. Serve tutto, dal training per la verifica del voto amministrativo all’esercizio dell’autorità giudiziaria nei contesti locali. «Questa è l’Europa che a noi piace, quella degli scambi culturali e professionali» commenta il ministro per gli Affari europei Paolo Savona. Accanto a lui ambasciatori, diplomatici e magistrati dei due Paesi. È il segretario generale della Farnesina Elisabetta Belloni che enfatizza l’amicizia con la Tunisia, «partner strategico per la lotta al terrorismo e al traffico di esseri umani» di cui l’Italia si fa sempre più garante nel dialogo con l’Ue.

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