giovedi` 02 maggio 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
02.12.2018 Vita serena e tragica fine nell'orrore nazifascista della famiglia Ovazza
Cronaca di Maria Teresa Martinengo

Testata: La Stampa
Data: 02 dicembre 2018
Pagina: 55
Autore: Maria teresa Martinengo
Titolo: «L'allegria nei film di famiglia prima dell'orrore nazifascista»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 02/12/2018, a pag.55, con il titolo "L'allegria nei film di famiglia prima dell'orrore nazifascista" l'articolo di Maria Teresa Martinengo sulla tragica fine di gran parte della famiglia Ovazza.

Immagine correlataImmagine correlata
Maria Teresa Martinengo   La famiglia Ovazza prima del 1938

«Eravamo vagamente al corrente dell’esistenza di quelle pellicole. E un giorno le abbiamo ritrovate in un armadio nella casa di Moncalieri, casa mia e di mio fratello Alain Elkann: film di famiglia in 16 millimetri, momenti di festa, feste ebraiche, un matrimonio, vacanze al mare, un meraviglioso viaggio in Libia di signore torinesi impellicciate». È il professor Giorgio Barba Navaretti, uno dei discendenti della famiglia Ovazza, a ricordare l’emozione della scoperta delle bobine girate dal nonno in pieno fascismo. Una parte di quelle riprese, digitalizzate a cura dell’Archivio Nazionale Cinema Impresa e montate, viene presentata stamane alle 11 al cinema Massimo, presenti Barba Navaretti, Alain Elkann ed Ernesto Ovazza. L’occasione per mostrare questo prezioso, inedito materiale è doppia: l’ottantesimo dell’entrata in vigore delle leggi razziali e il quarantesimo anniversario della scomparsa dell’autore delle riprese, Vittorio Ovazza. «Ritrovare questi film, molto belli, sopravvissuti alla guerra, è stato un miracolo - dice Barba Navaretti - e proprio per questo ci è sembrato importante farne un piccolo montaggio per mostrarli a tutti i famigliari e alla città. Oltre ai film, negli archivi della Banca d’Italia ho trovato documenti sulla Banca Ovazza e sulla sua vendita, a cui mio nonno fu costretto dalle leggi razziali. Si parlava di una banca florida, di proprietari molto apprezzati...». I fratelli Ettore, Alfredo e Vittorio Ovazza, che con il loro padre Ernesto avevano preso parte alla prima guerra mondiale nell’esercito italiano, possedevano la Banca Vitta Ovazza a Torino. La Banca era stata fondata dal nonno Vitta nel 1860, pochi anni dopo l’emancipazione degli ebrei in Piemonte, ed aveva contribuito a finanziare lo sviluppo industriale della regione. I proprietari dovettero cederla dopo l’introduzione delle leggi razziali. Il primo dei fratelli, Alfredo, si rifugiò in Uruguay, il minore, Vittorio, a New York, mentre Ettore, convinto dalla sua fede fascista, rimase in Italia e venne assassinato con moglie e figli dai nazisti sul Lago Maggiore nell’ottobre del 1943. Stamane la Storia, sempre più spesso percepita lontana, diventerà realtà di madri, padri, bambini. Saprà toccare, coinvolgere. «Le immagini dicono com’era la vita degli ebrei italiani negli anni ’30. Un documento eccezionale perché sono rarissimi i filmati di quel genere e perché testimonia che si trattava di persone perfettamente inserite nella società. Poi, nel 1938, tutto finisce. Le famiglie che nel 1937 ridevano, si divertivano, pochi anni dopo saranno uccise». Nei libri della Banca d’Italia le parole per identificare i banchieri Ovazza cambiano. «Non sono più bravi cittadini, non vengono più identificati con la loro attività professionale, ma come “cittadini di razza ebraica” », ricorda Barba Navaretti. E nell’anniversario: «In questo momento è bene, con la deportazione, raccontare le “microstorie”: far vedere come in un’altra epoca, ma potrebbe essere oggi, la normalità della vita professionale e famigliare sia stata interrotta». Sergio Toffetti, da direttore dell’Archivio Cinema Impresa di Ivrea, aveva curato la digitalizzazione e il restauro dei materiali ritrovati a Villa Ovazza. «Dal punto di vista della storia e della storia ebraica -. commenta - è un documento importante, una bella operazione di valorizzazione di documenti famigliari. La storia di questa famiglia pare quella del “Giardino dei Finzi Contini”. Quando si pensava che le leggi razziali fossero un pro forma»

Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT