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La Stampa Rassegna Stampa
02.12.2018 MbS scomparso dalla scena internazionale? A Buenos Aires è avvenuto il contrario
Analisi di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 02 dicembre 2018
Pagina: 7
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Bin Salman tra Brics e Occidente»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 02/12/2018, a pag. 7, con il titolo "Bin Salman tra Brics e Occidente" il commento di Giordano Stabile

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Del G20 che si è tenuto a Buenos Aires, Giordano Stabile evidenzia la buona tenuta di Mohammed bin Salman, smentendo così quanti lo davano già per scomparso dalla scena internazionale. E' avvenuto il contrario. Per capire quanto sia importante l'Arabia Saudita guidata da MbS, consigliamo la lettura dello strepitoso editoriale di Maurizio Molinari sulla Stampa, ripreso da IC in Home Page.

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Giordano Stabile

Incalzato, anche se con timidezza, dall’Europa, accolto a braccia aperte dai Brics. Per Mohammed bin Salman il vertice dei G20 a Buenos Aires era il momento della verità, a due mesi dall’uccisione del giornalista Jamal Khashoggi. Un omicidio che, secondo la Cia, non poteva essere commesso «senza la sua approvazione», e che, ha rivelato ieri il WSJ, ha «supervisionato» con 11 sms. Quanto basta per rischiare una figura da paria fra i grandi del mondo. A Mbs è invece andata bene. Il suo viaggio si è concluso ieri con la stretta di mano del padrone di casa, il presidente argentino Macri. Sono però due brevi sequenze filmate a riassumere meglio il nuovo clima attorno a quello che doveva essere il volto liberalizzatore del Medio Oriente. La prima è il «cinque» scambiato con Vladimir Putin prima di sedersi al tavolo della riunione, concluso da uno sguardo complice del leader russo. La seconda sequenza è un breve scambio di battute con Macron. Il presidente francese lo redarguisce: «Sono preoccupato, non mi ascolti mai…», e lui replica senza grande convinzione «ma sì che ti ascolto». A questo punto se lo può permettere. Con Trump che ha escluso ogni sanzione, Mbs è inattaccabile in patria e si guarda attorno all’estero. Oltre al sostegno di Putin, al G20 ha incassato quello degli altri Brics, l’alleanza alternativa all’Occidente. Il primo giorno ha avuto un lungo colloquio con il premier indiano Modi. Poi è stato elogiato dal presidente cinese Xi come «pietra angolare della prosperità nel Golfo». Infine ha avuto un bilaterale con il presidente sudafricano Ramaphosa e si è allineato sulla posizione cinese «contro il protezionismo» occidentale, cioè i dazi imposti da quello che resta comunque il suo grande protettore, l’America di Trump. In cambio Xi ha ribadito che la Cina «appoggia con fermezza l’Arabia Saudita nel percorso di diversificazione e di riforme e continuerà a stare al suo fianco». Pechino è da quest’anno il primo importatore di petrolio saudita, con oltre un milione di barili al giorno. La Russia ha perfezionato l’intesa con Riad per evitare un calo troppo brusco del prezzo del greggio. Per entrambe gli affari sono molto più importanti della fine terribile di un giornalista, e le decine di attivisti in galera. E non hanno neppure le timidezze e i sensi di colpa dell’Occidente.

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