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La Stampa Rassegna Stampa
30.11.2018 Roberto Fico, piccolo dittatore che saluta con il pugno alzato, si scaglia contro l'Egitto: ma la Camera non è 'roba sua'
Cronaca di Francesca Schianchi

Testata: La Stampa
Data: 30 novembre 2018
Pagina: 13
Autore: Francesca Schianchi
Titolo: «Lo strappo di Fico con il Cairo. Lega perplessa: 'Non è utile'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 30/11/2018, a pag. 13, con il titolo "Lo strappo di Fico con il Cairo. Lega perplessa: 'Non è utile' ", la cronaca di Francesca Schianchi.

Il presidente della Camera Roberto Fico invoca la fine dei rapporti con il Parlamento egiziano a conseguenza del caso Regeni. Una dichiarazione unilaterale di un piccolo dittatore che saluta con il pugno alzato. Ma la Camera non è "roba sua", ne è solo il presidente, crede di essere in un Soviet.
Si indaghi, per capire la verità sulle responsabilita di chi ha mandato a morire il povero Giulio Regeni, la docente dell'Università di Londra. C'e un 'ma', è musulmana, vicina ai Fratelli Musulmani.

Ecco l'articolo:

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Roberto Fico con il pugno chiuso

«Con grande rammarico annuncio ufficialmente che la Camera dei deputati sospenderà ogni tipo di relazione diplomatica con il Parlamento egiziano fino a quando non ci sarà una svolta vera nelle indagini e un processo che sia risolutivo». Mercoledì, dopo l’ennesimo sterile incontro con gli inquirenti egiziani sul caso Regeni, la Procura di Roma ha deciso di iscrivere nel registro degli indagati sette agenti dei servizi segreti egiziani con l’accusa di sequestro di persona, iniziativa che suscita la «gratitudine» della famiglia. All’indomani di questa decisione, è il presidente della Camera Roberto Fico ad annunciare uno strappo: in conferenza dei capigruppo a Montecitorio presenta la proposta di rompere i rapporti con il Parlamento del Cairo, una veloce comunicazione che ottiene l’ok di tutti i partiti. Pur trovando in realtà scettica una parte della maggioranza: «Voglio tutta e solo la verità su Regeni – premette il sottosegretario leghista agli Esteri Guglielmo Picchi in un tweet – Non credo che interrompere rapporti tra Parlamenti sia utile all’accertamento della verità».

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Il modello a cui si ispira Fico


La rottura tra Parlamenti non impegna il governo: presente alla conferenza dei capigruppo, pur dichiarandosi personalmente favorevole, il ministro Riccardo Fraccaro spiega di non avere il mandato per esprimersi a nome dell’esecutivo. Che, sulla vicenda Regeni, si limita a un comunicato serale del ministro degli Esteri Enzo Moavero: «La ricerca della verità resta prioritaria – si legge – la Farnesina farà i passi necessari per richiamare le autorità egiziane a rinnovare con determinazione l’impegno» utile per arrivare alla giustizia. Anche Picchi, nel suo tweet, specifica di esprimere il «disagio» con la posizione assunta «da parlamentare e non come membro del governo». Ma il sottosegretario con delega all’Osce è un fedelissimo del leader Matteo Salvini, spedito alla Farnesina col mandato di fare da controcanto al sottosegretario grillino Manlio Di Stefano, protagonista di uscite autonome capaci di impensierire il ministro Moavero come quando, due settimane fa, in visita in Israele, in un’intervista a un giornale locale ha parlato di una possibile «missione permanente» a Gerusalemme che ha procurato al ministro una valanga di telefonate («volete trasferire l’ambasciata?»), prima del chiarimento, «parlavo di una presenza più strutturata di eventi».

Della proposta di Fico, tutti i capigruppo si sono limitati a prendere atto. Benché il comunicato del presidente stellato parli di «unanimità», gli esponenti dei gruppi, quello leghista incluso, si sono limitati ad ascoltare la comunicazione senza obiettare. Anche se, nei ranghi del Carroccio, sono in molti preoccupati dell’equilibrio dei rapporti con l’Egitto e il presidente Al Sisi, incontrato dallo stesso Salvini nel corso dell’estate. È in lui che vedono un alleato prezioso alla soluzione della crisi libica, è anche grazie a lui – ricorda una fonte informata – che alla Conferenza sulla Libia di quindici giorni fa si è riusciti a ottenere la presenza indispensabile del generale Haftar. Ed è lui, sottolinea la fonte, che evita la partenza di decine di migliaia di persone che potrebbero riversarsi dall’Egitto sulle nostre coste. Abbastanza per preoccupare i leghisti di questi nuovi strappi.

 

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