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La Stampa Rassegna Stampa
29.11.2018 Sardegna: arrestato terrorista arabo palestinese dell'Isis: cercava di avvelenare le acque
Cronaca di Nicola Pinna

Testata: La Stampa
Data: 29 novembre 2018
Pagina: 15
Autore: Nicola Pinna
Titolo: «Sardegna, voleva avvelenare le acque. Arrestato palestinese affiliato all’Isis»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 29/11/2018, a pag.15, con il titolo "Sardegna, voleva avvelenare le acque. Arrestato palestinese affiliato all’Isis" la cronaca di Nicola Pinna.

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Nicola Pinna

Macomer era il luogo ideale. E persino simbolico. Non solo perché a 500 metri dalla casa sarda di Amin Alhaj Ahmad c’è una caserma della Brigata Sassari, sede di quel reggimento dell’Esercito italiano che la guerra al terrorismo l’ha combattuta in prima linea in Iraq, in Afghanistan e in Libano. Il legame che appare quasi incredibile, quello tra questa cittadina di industrie fallite e la violenza islamista, passa anche per l’ex carcere che per anni ha ospitato decine di terroristi internazionali. L’avevano chiamata la Guantanamo sarda e qualcuno, dietro le sbarre di quelle celle, aveva progettato un attentato in Tunisia ed esultato per le notizie di morti e feriti che allora arrivavano a ripetizione quasi continua. Ora, senza farsi mai notare e senza la necessità di procurarsi armi, proprio nel Nuorese c’era un fedelissimo dell’Isis che studiava un modo ancora più subdolo per colpire.

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L'arresto di Amin Alhaj Ahmad, terrorista arabo-palestinese 

Una strategia terroristica nuova, apparentemente più semplice, senza bombe, fucili o camion impazziti in mezzo alla folla. L’idea era quella di una strage silenziosa, organizzata con sostanze chimiche dannosissime, in grado di uccidere anche in piccole dosi. La difficoltà maggiore per Amin Alhaj Ahmad (38 anni di origine libanese ma con passaporto palestinese) era proprio quella di recuperare «il veleno» da sciogliere nelle condotte dell’acqua potabile. Il resto sarebbe stato un gioco da ragazzi, con conseguenze che sarebbe stato difficile ricollegare al piano di un fedelissimo dell’Isis. «Un arresto di grande importanza - dice il procuratore nazionale antiterrorismo Federico Cafiero De Raho -. Non ha precedenti la progettazione di un tale attentato terroristico in Italia».
L’attacco forse era imminente, ma il regista è stato arrestato ieri mattina, con un blitz fulmineo e inaspettato. La Direzione distrettuale antimafia non poteva rimandare, visto che Amin Alhaj Ahmad aveva già prelevato tutti i soldi dal conto e cercava disperatamente il passaporto. Voleva organizzare tutto per allontanarsi dall’Italia e questo ha fatto sospettare agli agenti della Digos di Nuoro che fosse pronto a colpire.

Magari colpendo la caserma dell’Esercito, in un giorno di festa, come diceva nelle intercettazioni. Invece, il progetto è saltato, esattamente come era andato male un piano fotocopia che lo stesso terrorista aveva preparato insieme al cugino in Libano per avvelenare la cisterna che rifornisce d’acqua potabile una caserma dell’esercito.
L’intervento della polizia aveva mandato tutto all’aria e alla fine il complice di Amin Alhaj Ahmad ha confessato e svelato agli investigatori libanesi che lo stesso attacco era stato progettato in Italia.

L’intelligence italiana ha avuto la notizia a settembre e da quel momento la polizia ha tenuto il fiato sul collo del 38enne, che viveva in Sardegna, con la compagna marocchina e i tre figli, che di tutto questo erano all’oscuro. Lui, arrivato in Italia in aereo e con regolare permesso di soggiorno, partecipava a distanza alla vita dell’Isis e sul Web cercava il modo di procurarsi ricina, aflatossina e pesticidi potentissimi (che in Italia non vengono venduti) per poi passare alla fase esecutiva. «Abbiamo scelto di intervenire anche per tutelare la famiglia del terrorista - racconta il dirigente della Digos -. Perché gli attentatori che non riescono a colpire la società, spesso lo fanno coinvolgendo la famiglia. E in questo caso c’erano anche dei ragazzini da proteggere».

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