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La Stampa Rassegna Stampa
28.11.2018 Il viaggio di Mohammed bin Salman, da Tunisi al G20. Auguri!
Commento di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 28 novembre 2018
Pagina: 13
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Da Tunisi al G20, Bin Salman in cerca della riabilitazione»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 28/11/2018, a pag.13, con il titolo "Da Tunisi al G20, Bin Salman in cerca della riabilitazione" il commento di Giordano Stabile.

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Giordano Stabile

Le Piramidi si sono colorate di verde, in omaggio alla bandiera saudita, quando lunedì sera Mohammed bin Salman è atterrato all’aeroporto del Cairo.
Della quattro capitali arabe visitate all’inizio di un lungo tour che lo porterà fino a Buenos Aires per la riunione del G20, quella egiziana era forse la meglio disposta ad accogliere il principe ereditario saudita. L’affaire Khashoggi ha lasciato il segno nell’opinione pubblica in tutto il Medio Oriente, oltre che in Europa e America, ma il rapporto fra Egitto e Arabia Saudita è ormai quasi simbiotico, «indistruttibile», come ha dichiarato alla fine dell’incontro il presidente Abdel Fatah al-Sisi.

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Donald Trump con Mohammed bin Salman

Il raiss ha bisogno più che mai dell’appoggio finanziario di Riad, ma anche il principe ha bisogno dell’approvazione degli altri leader arabi. Il tour serve a dimostrare la sua piena «riabilitazione» sulla scena globale. Non è però esente da trappole. E la più pericolosa potrebbe essere proprio al summit fra le prime venti potenze mondiali in America latina.

Le Ong per la difesa dei diritti umani sono sul piede di guerra e chiedono un mandato di arresto in base a un articolo della costituzione argentina. Mentre i capi di Stato occidentali sono divisi sulla linea da tenere dopo l’assassinio del giornalista che sarebbe stato ordinato, secondo la Cia, dal principe stesso. Se Donald Trump ha già «perdonato tutto» non è così per Francia e Germania.
Un primo assaggio di contestazioni il principe lo ha avuto a Tunisi ieri pomeriggio. Migliaia di persone hanno marciato nelle vie del centro, con cartelli «Vai via assassino», bandiere palestinesi, inni alla rivoluzione del 2011. La manifestazione ha unito sindacati di sinistra, che hanno chiesto al presidente Béji Caid Essebsi di non riceverlo, e simpatizzanti dei Fratelli musulmani. L’Arabia Saudita ospita a Gedda il deposto presidente tunisino Ben Ali e guida il fronte della restaurazione contro la primavera araba che ha visto la Fratellanza grande protagonista.

Se Al Sisi ha ribadito che la «sicurezza dell’Arabia Saudita è la sicurezza dell’Egitto» in nome della lotta contro l’eversione islamista, Essebsi deve equilibrare la sua visione laica con il peso del partito islamico Ennahda in Parlamento. La tappa del principe in Tunisia, dopo Emirati Arabi, Bahrein ed Egitto, serve invece al principe ad allargare l’asse anti-Fratellanza, dopo le aperture all’Iraq. Bin Salman vuole cancellare la macchia dell’assassinio di Khashoggi e punta a un chiarimento anche con il leader del fronte opposto, cioè il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu ha rivelato che il principe ha chiesto a Erdogan un incontro a due a Buenos Aires. «Vediamo», ha risposto il leader turco.

Una stretta di mano sarebbe una vittoria per Mbs, forse la più importante dal 2 ottobre. Dimostrerebbe che nonostante l’orribile eliminazione di un oppositore, lui resta insostituibile. La prova finale sarà al G20, dove non è escluso un «contatto» con Trump. Dalla sua ha il presidente Usa, che si è rifiutato di credere persino al rapporto della Cia e soprattutto, come ha sintetizzato l’ambasciatore israeliano a Washington Ron Dermer, di «gettare il principe assieme all’acqua sporca». Perché Bin Salman è essenziale al piano di pace americano per il Medio Oriente, l’unico che può costringere i palestinesi, in tandem con Al Sisi, a concessioni sostanziose e dolorose.

La battaglia negli Stati Uniti non è però ancora chiusa. Oggi ci sarà l’audizione al Senato dei segretari di Stato e della Difesa, Mike Pompeo e Jim Mattis, sul caso Khashoggi. Gli imprevisti sono dietro l’angolo, come un nuovo dossier da parte dei servizi turchi se Erdogan decidesse di alzare ancora la posta, mentre la Ong Human Rights Watch ha chiesto all’Argentina di aprire un’indagine nei confronti del principe per «crimini contro l’umanità». La vetrina del G20 a Buenos Aires potrebbe essere la riabilitazione del principe oppure un calvario.

 

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