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La Stampa Rassegna Stampa
28.11.2018 Persiani in fuga dall'Iran criminale: finalmente qualcuno ne scrive, guarda un po' sulla Stampa
Cronaca di Alfonso Bianchi, Stefano Giantin

Testata: La Stampa
Data: 28 novembre 2018
Pagina: 11
Autore: Alfonso Bianchi, Stefano Giantin
Titolo: «In fuga con l’aereo e aggrappati ai gommoni. Il viaggio degli iraniani verso il Regno Unito»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 28/11/2018, a pag.11, con il titolo "In fuga con l’aereo e aggrappati ai gommoni. Il viaggio degli iraniani verso il Regno Unito " il commento di Alfonso Bianchi, Stefano Giantin.

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Una manifestazione di esuli persiani fuggiti dall'Iran

In aereo da Teheran con un visto a Belgrado e Londra nel cuore: è il viaggio che migliaia di iraniani stanno facendo per provare a scappare dal regime. Negli ultimi due anni i cittadini iraniani hanno fatto lì più domande di asilo nel Regno Unito rispetto a qualsiasi altra nazionalità: il 9% delle 26.350 totali solo nel 2017. La cosa insolita è però il modo in cui molti di loro stanno provando adesso a raggiungere il Paese: attraverso il canale della Manica a bordo di piccole imbarcazioni. Nell’ultimo mese sono stati più di 100 i migranti, tra cui 4 bambini, che sono partiti da Calais per arrivare sulle coste del Kent, nell’Inghilterra del Sud. Pochi giorni fa otto di loro sono stati salvati dalla guardia costiera dopo che avevano passato 12 ore in acqua aggrappati a un gommone.

Il loro pericoloso viaggio inizia quasi duemila chilometri lontano dalla cittadina francese famosa per il campo profughi che fu denominato al «giungla». Per mesi, quasi in silenzio, un folto esercito di richiedenti asilo è riuscito ad arrivare in modo del tutto legale nel cuore dei Balcani, in Serbia, con un biglietto aereo in tasca e senza bisogno di visto. E da lì, a migliaia, sono sciamati tentando di entrare irregolarmente nella Ue. Gli iraniani sono atterrati in gran numero in Serbia fingendosi turisti e trasformandosi in richiedenti asilo una volta atterrati a Belgrado.

La pressione di Bruxelles
Lo hanno fatto approfittando dell’abolizione dei visti concessa loro dalla Serbia nell’estate 2017, primo Paese europeo a fare questa concessione, anche per ringraziare Teheran per non aver riconosciuto il Kosovo. Il boom degli arrivi c’è stato la scorsa primavera, grazie ai collegamenti aerei diretti re-introdotti dopo 27 anni tra il «Nikola Tesla» e l’aeroporto internazionale «Imam Khomeini». Quanti gli iraniani arrivati a Belgrado? Secondo l’Ong Info Park, 44mila da settembre 2017. Più di trentamila sono ritornati a casa, ma all’appello mancherebbero in 12mila. Fra questi, moltissimi hanno calcato le orme di tanti altri profughi afghani o siriani. Soldi agli smuggler, un passaggio fino in Bosnia e da lì il tentativo di sfruttare qualche varco nella frontiera con la Croazia, evitando il muro ungherese. Profughi iraniani, soprattutto giovani, classe media, ottima cultura, che erano approdati nello Stato balcanico perché spesso perseguitati in quanto cristiani o gay. Ma poi sono scappati anche da lì, perché la Serbia non è più un luogo sicuro. Belgrado a metà ottobre – su forte pressione di Bruxelles – ha ripristinato l’obbligo dei visti per i cittadini di Teheran. Ripristino che ha prodotto risultati concreti. Oggi, segnalano stime dell’Unhcr, gli iraniani sono solo il 5% dei migranti in arrivo, un pugno o poco più. La fuga verso una vita migliore è però continuata, e il nuovo obiettivo è diventato i Regno Unito. Una volta entrati in Ue si dirigono verso Calais con documenti falsi puntando alla «terra promessa» britannica. Nei campi profughi trovano i professionisti delle traversate che per cifre che vanno dai mille ai 12mila euro a persona li aiutano ad attraversare i circa 32 chilometri di mare. E i trafficanti stanno usando la Brexit per aumentare i proprio profitti. «Quando saranno fuori dall’Europa, i confini saranno chiusi per sempre», ha raccontato un trafficante di esseri umani a un reporter della Bbc che si fingeva un migrante iraniano, aggiungendo: «Questa giungla sarà sgomberata e metteranno tutti in prigione». E così non sono pochi i disperati che accettano di correre il rischio della traversata. Una traversata che, si teme, presto potrebbe diventare fatale per tanti, come purtroppo già accaduto per oltre 2mila migranti nel Mediterraneo dall’inizio di quest’anno.

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