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La Stampa Rassegna Stampa
12.11.2018 Turchia: crescono le vittime tra i profughi sfruttati
Cronaca di Marta Ottaviani

Testata: La Stampa
Data: 12 novembre 2018
Pagina: 19
Autore: Marta Ottaviani
Titolo: «Profughi siriani, minori costretti a lavorare come schiavi»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 12/11/2018, a pag.19, con il titolo "Profughi siriani, minori costretti a lavorare come schiavi" la cronaca di Marta Ottaviani.

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Marta Ottaviani

La soluzione sulla crisi siriana si avvicina, ma in Turchia non si ferma l’impiego in nero di donne e minori, spesso costretti a lavorare in condizioni disumane. Lo dice un report preparato dal partito repubblicano del Popolo, (Chp), la principale forza politica di opposizione. Secondo il documento, a fronte di circa 21 mila permessi di lavoro rilasciati ai migranti che provengono dalla Siria, c’è almeno un milione di rifugiati che lavora illegalmente. Di questi, il 20% è composto da bambini sotto i 15 anni. Un numero impressionante, che, sempre secondo l’ufficio studi del Chp, sarebbe aumentato del 34% nell’ultimo anno, segno che chi ha lasciato la sua patria a casa della guerra è ancora ben lontano dal costruirsi una vita normale altrove, almeno in Turchia. I numeri del partito di opposizione contrastano con le cifre ufficiali del governo, secondo le quali al momento nella Mezzaluna ci sono 87 mila rifugiati che lavorano, circa 21 mila sono siriani e poi a seguire georgiani kirghisi, ucraini. Cifre che tengono conto non solo del lavoro in nero, ma anche dei flussi migratori provenienti da Afghanistan, Pakistan e Iran, che rappresentano un grosso problema, dopo la migrazione di massa dalla Siria.

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Erdogan disintegra l'opposizione


Aumentano le morti bianche
Il capitolo più drammatico del report, però, riguarda le condizioni lavorative. Un migrante con regolare permesso di lavoro ha un salario minimo fissato a 1604 lire turche, che con il cambio attuale sono circa 260 euro, al mese. Si stima che un minore non registrato guadagni in media 20-25 lire turche al giorno, al cambio attuale circa 4 euro. Ci sono poi le condizioni lavorative. Molti bambini vengono impiegati nelle fabbriche, nella produzione di abbigliamento e di scarpe e nei campi per la raccolta del cotone, oltre a vendere e mendicare per le strade delle principali città turche. Si tratta di minori che ovviamente non vanno a scuola e che spesso soffrono di patologie derivanti da questa attività lavorativa abnorme e disumana per la loro età.

Il report mette anche in guardia sul fatto che i migranti che muoiono sul lavoro stanno aumentando in modo considerevole. Dai 22 del 2013 si è passati agli almeno 100 del 2017. Nei primi otto mesi del 2018 sono già 90. Il 65% delle vittime è rappresentato da rifugiati siriani, il 13 % afghani e il resto di altre nazionalità. I settori in cui si perde maggiormente la vita sono quelli dell’edilizia e dell’agricoltura. La Turchia al momento ospita circa 3,5 milioni di rifugiati siriani sul suo territorio, distribuiti soprattutto a Istanbul, dove, solo qui, ce ne sono oltre 500mila, e il Sud-est del Paese, soprattutto nelle province di Gaziantep, Sanliurfa e Hatay.

Il capitolo più drammatico del report, però, riguarda le condizioni lavorative. Un migrante con regolare permesso di lavoro ha un salario minimo fissato a 1604 lire turche, che con il cambio attuale sono circa 260 euro, al mese. Si stima che un minore non registrato guadagni in media 20-25 lire turche al giorno, al cambio attuale circa 4 euro. Ci sono poi le condizioni lavorative. Molti bambini vengono impiegati nelle fabbriche, nella produzione di abbigliamento e di scarpe e nei campi per la raccolta del cotone, oltre a vendere e mendicare per le strade delle principali città turche. Si tratta di minori che ovviamente non vanno a scuola e che spesso soffrono di patologie derivanti da questa attività lavorativa abnorme e disumana per la loro età. Il report mette anche in guardia sul fatto che i migranti che muoiono sul lavoro stanno aumentando in modo considerevole. Dai 22 del 2013 si è passati agli almeno 100 del 2017. Nei primi otto mesi del 2018 sono già 90. Il 65% delle vittime è rappresentato da rifugiati siriani, il 13 % afghani e il resto di altre nazionalità. I settori in cui si perde maggiormente la vita sono quelli dell’edilizia e dell’agricoltura. La Turchia al momento ospita circa 3,5 milioni di rifugiati siriani sul suo territorio, distribuiti soprattutto a Istanbul, dove, solo qui, ce ne sono oltre 500mila, e il Sud-est del Paese, soprattutto nelle province di Gaziantep, Sanliurfa e Hatay.

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