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La Stampa Rassegna Stampa
01.11.2018 L'intervento degli Usa sullo Yemen: ma il titolo della Stampa capovolge i fatti
Cronaca di Francesco Semprini

Testata: La Stampa
Data: 01 novembre 2018
Pagina: 12
Autore: Francesco Semprini
Titolo: «Yemen, gli Usa ai sauditi: basta guerra»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 01/11/2018 a pag.12 con il titolo "Yemen, gli Usa ai sauditi: basta guerra" la cronaca di Francesco Semprini.

La cronaca di Francesco Semprini rende conto correttamanet della situazione in Yemen, ma il titolo della redazione della Stampa capovolge la realtà. Gli Stati Uniti, infatti, non hanno imposto all'Arabia Saudita di bloccare i bombardamenti allo Yemen, ma hanno intimato allo Yemen (i terroristi Houthi sostenuti dall'Iran) di fermare per primo il lancio di missili contro Riad. E' quanto avviene quando si tratta di Israele, i media di solito capovolgono nei titoli i fatti, invertendo cause ed effetti. In questo caso la stessa cosa viene fatta valere contro l'Arabia Saudita.

Ecco l'articolo:

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Francesco Semprini

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Cambio di passo degli Stati Uniti sullo Yemen. Mike Pompeo invoca l’immediata fine dei combattimenti e la ripresa, entro fine mese, dei negoziati di pace patrocinati dall’Onu. «È il momento di cessare le ostilità, compreso il lancio di missili e i raid di droni» su obiettivi sauditi ed emiratini da parte degli Houthi. Al contempo, avverte il segretario di Stato, «devono terminare i bombardamenti da parte della Coalizione sulle aree popolate in Yemen». La guerra nel Paese della Penisola arabica è una delle più lunghe e devastanti della regione, ed è stata troppo a lungo tra i «conflitti dimenticati». Questo ha permesso alle opposte fazioni di fronteggiarsi senza esclusione di colpi. Da una parte c’è la Coalizione a guida saudita che sostiene il governo del presidente yemenita, Abd Rabbo Mansur Hadi, e che vede tra i principali attori gli Emirati Arabi Uniti e le forze sudanesi. E nel ruolo di fiancheggiatore l’Eritrea che consento l’uso del porto di Assab come piattaforma per offensive via mare e cielo. A coadiuvarli sono proprio gli Usa che forniscono logistica, intelligence e supporto tattico con i Berretti verdi. Dall’altra ci sono gli Houthi, i ribelli sciiti foraggiati dall’Iran.

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Una città in Yemen

Lo Yemen, in sostanza, è teatro di una guerra (una delle tante) per procura tra Riad e Teheran che ha trascinato tre quarti dei quasi 30 milioni di abitanti in gravi condizioni umanitarie e almeno 8,4 milioni in alla fame. Gli Usa hanno sempre chiuso un occhio (a volte due) per non compromettere i buoni rapporti con i sauditi. Tuttavia per Washington la situazione è divenuta insostenibile e non è escluso che la mossa dell’amministrazione Trump sia legata alla vicenda Kashoggi. Il giornalista sembra stesse investigando proprio sul ruolo saudita nel conflitto, dicono alcuni. «Dobbiamo metterci al lavoro per la pace - chiosa il segretario alla Difesa Jim Mattis -. E dobbiamo farlo entro 30 giorni». Qualcosa sembra già muoversi: l’inviato speciale Onu in Yemen, Martin Griffiths, incontrerà quanto prima Hadi. A stridere con i segnali di pace è però la progressiva concentrazione di forze della Coalizione sui tre lati della città portuale Hodeidah asseditata da mesi. Il rischio è che scatti una devastante offensiva per stanare gli Houthi di cui a farne le spese saranno ancora una volta i civili.

Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

 


lettere@lastampa.it

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