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La Stampa Rassegna Stampa
29.09.2018 Ecco chi erano i due italiani (ma sarè sempre così?) al dibattito all'Onu
Li nomina Staffan De Mistura intervistato da Francesco Semprini

Testata: La Stampa
Data: 29 settembre 2018
Pagina: 11
Autore: Francesco Semprini
Titolo: «L'America è tornata a occuparsi di Assad. E questo dà più forza agli europei»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 30/09/2018 a pag.11, con il titolo "L'America è tornata a occuparsi di Assad. E questo dà più forza agli europei" l'intervista di Francesco Semprini a Staffan De Mistura.

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Filippo Grandi                              Federica Mogherini

Riprendiamo questa intervista non perchè le risposte dell'intervistato esprimano opinioni di qualche interesse, De Mistura è l'esempio classico del diplomatico che dà giudizi privi di qualsiasi contenuto, utilizzabili in qualsivoglia occasione, un 'signor nessuno' quindi. Ma in una delle sue risposte cita i nomi dei due diplomatici italiani che sono intervenuti alla assemblea Onu dell'altro giorno. Sono Filippo Grandi e Federica Mogherini, entrambi apprezzati portavoce di quell'Unione Europea che si schiera dalla parte dell'Iran contro gli Usa di Donald Trump. Di Mogherini si sa tutto, inutile ripetersi, di Grandi vale la pena ricordare il suoi precendenti all'Unifil al confine tra Israele e Libano e altro.

Per ulteriori informazioni su Filippo Grandi, scrivere il suo nome nella finestra in home page colonna a destra in alto.

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Francesco Semprini

NEW YORK -Gli Stati Uniti sono oggi più coinvolti in Siria e questo ha favorito anche un approccio più coerente dei Paesi europei. Questo, in sintesi, il messaggio di Staffan De Mistura, inviato Onu in Siria
Gli Usa che ruolo hanno nel dossier?
«Sono oggi molto più coinvolti, e questo penso sia dovuto ad alcuni fattori. Il fatto che il segretario di Stato Mike Pompeo è molto attivo sul dossier, la nomina di un'ambasciatore di alto rango molto operativo, James Jeffrey, persona assai rispettata e con un effetto plenipotenziario. Ed infine l'aver interconnesso le loro priorità, l'Iran e la lotta contro Isis, col bisogno di una soluzione politica in Siria». Prima erano pronti a sfilarsi?
«Non è più così. Hanno cominciato a mettere a sistema tutti questi fattori definendo un nuovo approccio di forte sostegno al processo politico che prima era più verbale. La loro intenzione è rimanere più a lungo. È emerso inoltre che le azioni di Washington sulla Siria fanno parte di una vera e propria strategia, prima invece erano iniziative separate».
E l'Europa?
«Quando gli Usa hanno una strategia gli europei, o gli occidentali, si amalgamano in maniera più coerente, quando sono assenti l'Europa è spezzettata. Mi permetto di aggiungere che alla riunione dell'altro giorno qui all'Onu sulla Siria c'erano Filippo Grandi, Federica Mogherini e il sottoscritto. L'Italia è stata molto influente in quella riunione, l'Italia c'è».
Che ruolo ha il terzetto Russia, Turchia, Iran?
La convergenza di Astana è nata dopo il crollo di Aleppo quando, alla fine del mandato di Obama, si creò un vuoto riempito da queste tre nazioni Poi è stato sollevato un interrogativo: questi Paesi da soli possono veramente gestire il futuro della Siria? Il mondo arabo dov'è? Gli Usa e la Ue? Da qui si è creato un altro gruppo, lo small group, e io faccio il ponte tra i due. E utile perché quando ci sono due gruppi, l'Onu può mediare: inoltre un gruppo rappresenta la presenza militare, gli altri, a parte gli Usa, sono presenti potenzialmente per la ricostruzione e un processo politico credibile».
Quale il prossimo passo?
«La creazione di una commissione costituzionale che permetta di stabilire il quadro di legalità necessario a tenere elezioni sotto egida Onu».
Il disastro umanitario di Idlib è stato scongiurato?
«Finora è stato evitato grazie a una mobilitazione internazionale che va sostenuta»
L'Isis quanto è forte ancora?
«Si calcola che sia intorno ai 25 mila elementi, sono in una zona desertica, non sono appoggiati dalla popolazione e non hanno presenza cittadina forte. Non hanno più risorse petrolifere, non riscuotono tasse. Però si parla anche di cellule dormienti, e il pericolo è insito in una eventuale vittoria militare di Assad orfana di un processo politico che includa i sunniti. Dopo quattro mesi ci sarebbe Isis, o un altro gruppo, pronto a ripartire, magari con qualche aiuto esterno».

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