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La Stampa Rassegna Stampa
22.09.2018 Quando l'Italia di Craxi e Andreotti era contro gli Usa e ostile a Israele
Inchiesta di Paolo Mastrolilli

Testata: La Stampa
Data: 22 settembre 2018
Pagina: 9
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «La Cia e quell'allarme su Tangentopoli. 'Avvicinerà l'Italia alla Libia e all'Iran'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 22/09/2018, a pag.9, con il titolo "La Cia e quell'allarme su Tangentopoli. 'Avvicinerà l'Italia alla Libia e all'Iran' "l'inchiesta di Paolo Mastrolilli

Intressante l'inchiedta di Paolo Mastrolli, che aggiunge documentazione sull'Italia dei governi Craxi-Andreotti, i loro appoggi ai gruppi terroristici palestinesi. Sigonella è una delle pagine nere dei nostri rapporti con gli Usa.
Chissà quando arriveremo a conoscere veramente i rapporti tra Craxi e il terrorismo dell'Olp.

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Paolo Mastrolilli

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Sequestro della "Achille Lauro" e l'uccisione di Leon Klinghoffer

La Cia teme che Tangentopoli allontani l’Italia dagli Usa, perché la crisi economica esplosa insieme a Mani Pulite la costringerà a chiedere aiuto in Europa, e cercare sponde tra interlocutori pericolosi come Iran e Libia. Questo allarme viene lanciato in una serie di documenti scritti tra il 1985 e il 1992, che La Stampa ha ottenuto nel rispetto delle leggi americane. Craxi Le preoccupazioni sulla tenuta del rapporto con Roma cominciano nel 1985, quando gli agenti segreti si convincono che Craxi farà pagare la crisi di Sigonella: «Rimprovera agli Usa di aver fatto cadere il suo governo, crede di essere stato troppo accomodante con Washington, e alzerà il prezzo per future concessioni». Questi documenti, letti insieme ad altri che arrivano a Tangentopoli, danno la sensazione che qualcosa si sia incrinato nelle relazioni bilaterali, aprendo la porta alle tensioni e ai sospetti che segneranno la stagione di Mani Pulite e le sue origini. Il profilo del leader socialista che gli uomini della Cia inviano a Langley nel 1983, quando diventa premier, sembra incoraggiante: «Craxi è fermo nel suo sostegno della Nato, non ci aspettiamo che rappresenti un cambiamento fondamentale nella politica estera italiana. È un pragmatico con i piedi per terra, a differenza di molti altri socialisti che indulgono nel gergo ideologico della sinistra. Ha il talento del leader nato». Il rapporto nota che «spesso viene accusato tanto dai sostenitori, quanto dai critici, di essere autoritario. Lui si descrive come uno che impone la disciplina, qualità che attribuisce alle radici germaniche. La sua ambizione, e quello che alcuni vedono come un comportamento dittatoriale nel tentativo di spostare il Psi a destra, gli ha procurato nemici dentro e fuori dal partito». L’agente della Cia descrive nei dettagli le posizioni di Craxi: «Ha detto che non ha senso chiedere agli Usa di sospendere le installazioni dei nostri missili, mentre l’Urss continua ad armare gli SS-20. Craxi ha assicurato i suoi partner che è assolutamente a favore dello schieramento delle intermediate-range nuclear forces», ossia gli «euromissili». Mentre oggi in Italia si discute la Tap, è curioso vedere come il problema dei rifornimenti energetici da Mosca fosse dirimente già allora: «Craxi è stato strumentale nel prolungare la “pausa di riflessione” del governo italiano riguardo la decisione sull’oleodotto siberiano. La posizione ferma del Psi è basata sulla preoccupazione per la dipendenza dell’Italia dall’energia sovietica. L’esitazione viene anche dal fatto che molti socialisti beneficerebbero finanziariamente da un oleodotto tra l’Italia e l’Algeria». Sul Medio Oriente «Craxi crede che l’Italia debba espandere le sue relazioni economiche e politiche con i Paesi del Nord Africa e del bacino mediterraneo. Sostiene la partecipazione dei palestinesi ai negoziati di pace», ma questo non preoccupa la Cia perché «è amichevole verso Israele». L’area su cui ha una visione diversa è l’America Latina, dove «ritiene che noi diamo troppa attenzione all’influenza sovietica, e non abbastanza ai genuini problemi sociali della regione». L’agente apprezza che sia «un forte difensore dell’integrazione europea». Sull’economia «concorda che la disciplina sia necessaria, ma si concentra sulla creazione del lavoro e lo sviluppo, più che il controllo dell’inflazione». Importante poi la posizione sul Pci, che «secondo Craxi si è allontanato dall’Urss, ma no abbastanza». Il rapporto si conclude notando che «da giovane frequentava la scuola cattolica e aveva pensato seriamente di farsi prete, ma era diventato un militante socialista per come i fascisti avevano perseguitato suo padre». La nave «Achille Lauro» Queste speranze si incrinano nell’ottobre del 1985, quando il dirottamento della nave Achille Lauro da parte dei terroristi palestinesi provoca la crisi di Sigonella fra Craxi e Reagan. Il governo cade, e la Cia fa un’analisi molto preoccupata degli effetti: «La crisi ha fatto capire ai leader italiani che i loro interessi e quelli americani non sempre coincideranno. Il premier Craxi, il ministro degli Esteri Andreotti e quello della Difesa Spadolini sono determinati a manreferendum sulla riforma elettorale atteso per marzo. I mercati internazionali temono che l’enorme debito pubblico precipiterà per rinnovati attacchi contro la lira. Gli investitori, preoccupati che Roma limiti i movimenti di capitale per salvare la moneta, stanno spostando i soldi all’estero. Le banche potrebbero tagliare i prestiti a breve, e sequestrare gli aerei dell’Alitalia per costringere Roma a ripagare i debiti». Amato «sta cercando di ricostruire la credibilità, dimostrando che il governo è finalmente serio nel frenare la spesa pubblica. Sta anche cercando un prestito da 10 miliardi della Comunità europea, convinto che le sue condizioni forzeranno l’Italia ad adottare riforme controverse, dandogli copertura dai critici interni». Anche la lotta al crimine organizzato si sta rafforzando: «I partiti tradizionali hanno goduto a lungo dei benefici dei voti controllati dalla mafia, ma la paura di ulteriori successi elettorali per i partiti della protesta al Nord potrebbe spingere Roma ad aumentare gli sforzi contro i mafiosi». Queste dinamiche però preoccupano la Cia: «Sullo sfondo dei profondi problemi interni, i cambiamenti nelle strutture europee, e la sfide della Lega Nord, i leader italiani saranno costretti a fare dei guadagni economici e dell’inclusione nella Cee i loro principali obiettivi di politica estera. Tali priorità renderanno Roma un alleato meno prevedibile e più problematico per Washington». Il rapporto entra nei dettagli: «L’Italia potrebbe cercare benefici economici da legami più stretti con Iran o Libia, o diventare più resistente all’uso delle basi per operazioni americane fuori area. Il bisogno di assistenza economica a breve termine dalla Cee renderà Roma meno disponibile a fare concessioni nel questioni commerciali bilaterali. Il timore di provocare l’ira francese o tedesca probabilmente limiterà anche la volontà dell’Italia di affermare il primato della Nato contro qualunque struttura di sicurezza basata sulla Cee o la Western European Union». Un rischio di cambiamenti epocali, che almeno in parte ha le radici in quello scontro del 1985 con Craxi.

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