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La Stampa Rassegna Stampa
11.09.2018 No alla demonizzazione di Israele alla Corte penale internazionale
Commento di Paolo Mastrolilli

Testata: La Stampa
Data: 11 settembre 2018
Pagina: 17
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «Trump chiude la sede diplomatica palestinese»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 11/09/2018 a pag.17 con il titolo "Trump chiude la sede diplomatica palestinese" la cronaca di Paolo Mastrolilli.

A destra: Barack Obama, Donald Trump

La Corte penale internazionale è uno strumento nelle mani di regimi illiberali e antidemocratici, a partire da quelli islamici. Per questo viene utilizzato nella guerra diplomatica contro Israele, per cercare di isolare e demonizzare Israele come paria degli Stati. La notizia appare correttamente soltanto sulla STAMPA.

Avvenire oggi titola "Chiusa la missione palestinese: 'Questa è solo un'altra punizione collettiva' ", scegliendo quindi di avallare la voce dell'estremismo arabo palestinese, che ancora una volta sceglie il vittimismo e la demonizzazione di Israele invece di rimboccarsi le maniche per cercare di cambiare le cose davvero e offrire una vita migliore alla popolazione  araba dei territori contesi.

Invece di elogiare la decisione di Donald Trump, sul Foglio il direttore Claudio Cerasa lo attacca e gli preferisce Obama perfino su temi economici. Ecco la sua posizione: "Per i cantori del sovranismo un conto è avere un orizzonte che coincide con quello dell’America di Donald Trump, la cui economia funzionava molto bene con Barack Obama e continua a funzionare sempre meglio anche con Donald Trump". Pur di attaccare Trump, non si esita a riscrivere la storia: l'economia Usa è collassata negli anni di Obama, non "funzionava molto bene".

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Paolo Mastrolilli

L'amministrazione Trump ha deciso di chiudere l’ufficio dell’Olp a Washington, perché l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina non ha fatto abbastanza per riprendere il processo di pace con Israele, e minaccia di denunciare lo Stato ebraico davanti alla Corte penale internazionale. Il passo è stato annunciato dal dipartimento di Stato, e confermato da un discorso tenuto dal Consigliere per la sicurezza nazionale Bolton.

Immagine correlata
La Corte penale internazionale

Il comunicato dice che gli Usa avevano consentito all’Olp di aprire un ufficio a Washington per facilitare la pace, ma l’organizzazione «non ha compiuto passi per far avanzare l’avvio di negoziati diretti e significativi con Israele. Al contrario, la sua leadership ha condannato un piano di pace degli Stati Uniti che non ha ancora visto, rifiutando di dialogare col governo americano riguardo gli sforzi di pace». Perciò l’ufficio verrà chiuso entro il 10 ottobre. «Questa decisione è coerente anche con la preoccupazione dell’amministrazione e del Congresso che i palestinesi cerchino di promuovere un’inchiesta del Tribunale penale internazionale contro Israele».

Tribunale internazionale
Sempre ieri, infatti, il consigliere per la sicurezza nazionale Bolton ha tenuto un discorso con cui ha attaccato la Corte, da cui gli Usa si erano ritirati durante l’amministrazione Bush. Il consigliere di Trump ha minacciato di usare tutti i mezzi a disposizione di Washington per boicottarla, se prenderà iniziative contro gli interessi americani. Bolton aveva in mente in particolare un’ indagine su presunti reati commessi dai soldati Usa in Afghanistan, e appunto la denuncia dello Stato ebraico da parte dei palestinesi.

L’avversione dei repubblicani per il Tribunale penale internazionale esiste in pratica da quando è nato, ma si è accentuata ora con l’amministrazione sovranista guidata da Trump, che lo vede come una minaccia per gli interessi nazionali. Il collegamento con Israele ha invece la doppia funzione di difenderlo da eventuali inchieste e mettere pressione sui palestinesi in vista della possibile presentazione del piano di pace elaborato da Kushner, genero del Presidente. Il testo è pronto, ma Abbas ha rifiutato di considerarlo. Washington quindi ha tagliato gli aiuti finanziari ai palestinesi, e ora chiude l’ufficio dell’Olp, nella speranza di spingerli ad accettare la trattativa. Il mediatore Saeb Erekat ha però risposto che otterranno l’effetto opposto: «Non cederemo al ricatto, e accelereremo la denuncia di Israele alla Corte».

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direttore@lastampa.it

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