venerdi 03 maggio 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
05.09.2018 Tel Aviv, laboratorio di resilienza (resitenza e flessibilità)
Commento di Fabiana Magrì

Testata: La Stampa
Data: 05 settembre 2018
Pagina: 32
Autore: Fabiana Magrì
Titolo: «Nascono i laboratori della resilienza»

Riprendiamo dalla STAMPA - Tuttoscienze di oggi, 05/09/2018, a pag.32, con il titolo "Nascono i laboratori della resilienza", il commento di Fabiana Magrì.

Immagine correlata
Fabiana Magrì

 

È ottimista, guarda lontano, vede opportunità dove altri indicano problemi, esercita il pensiero laterale. È l’«Homo resiliens», un nuovo esemplare umano, che si muove tra le maglie delle amministrazioni cittadine con l’etichetta di «Cro», «Chief resilience officer».

Immagine correlata
Tel Aviv


Un gruppo internazionale di leader della resilienza urbana si riunisce, ieri e oggi, a Tel Aviv, per il raduno del «Milan Urban Food Policy Pact» e il «Tel Aviv Cities Summit», evento in cui si esplorano idee e piattaforme con cui affrontare le sfide cruciali delle città del XXI secolo. L’«Homo resiliens» - che appartiene all’Antropocene, l’epoca geologica odierna, secondo la definizione del Nobel Paul Crutzen - non pensa solo in termini di sostenibilità, gestione delle crisi o mitigazione e non si lascia neanche spaventare da inquinamento, riduzione della biodiversità, riscaldamento globale, flussi migratori. Invece di opporsi ottusamente abbraccia con approccio olistico e proattivo sia i traumi collettivi sia le situazioni croniche di stress: negli uni e nelle altre vede opportunità per sperimentare soluzioni creative. Obiettivo: fare sì che i sistemi resistano e prosperino anche in un mondo squilibrato.

«La resilienza è l’integrazione di hardware e software di una città - dice Piero Pelizzaro, a Tel Aviv come “Cro” di Milano -. Creare aree verdi con la forestazione urbana, una delle priorità di Milano, è l’occasione per inserirvi il processo di produzione alimentare attraverso gli alberi da frutto. Verde, urbanistica e cibo si collegano a un altro tema, quello delle periferie, dove il cosiddetto “urban farming” diventa una soluzione di sostegno al reddito e allo stesso tempo di inclusione sociale». In Italia Milano e Roma appartengono al network delle «100 Resilient Cities» (istituito dalla Fondazione Rockefeller), ma sono tanti i casi virtuosi. Un esempio è Palermo - sostiene Pelizzaro -: «È sempre più resiliente, perché ha saputo cambiare»: da campo di battaglia della mafia negli Anni 90 è ora «capitale italiana della cultura e sede della biennale d’arte Manifesta nel 2018. Oggi il suo centro storico è patrimonio dell’umanità Unesco».

Il caso olandese
Adattarsi in modo intelligente diventa una parola d’ordine. A ispirarla è stato un film, «Adaptation» (titolo italiano «Il ladro di orchidee»), di Spike Jonze, dove il botanico Laroche spiega alla giornalista Orléan perché quei fiori gli piacciono: «Perché sono così mutevoli. L’adattamento è un processo profondo. Significa capire come prosperare nel mondo». E così «Adaptation» è diventato anche il nome di un progetto internazionale, ideato dai giornalisti Marco Merola e Lorenzo Colantoni, incentrato sulle sfide globali.
«In Olanda - spiega Merola - le dighe hanno danneggiato l’ecosistema e interromperne la costruzione serve a mitigare le conseguenze sull’habitat. Ora - prosegue - gli olandesi praticano il “Building with Nature” e tra le tecniche c’è il “mud motor”: dopo aver studiato la capacità di trasporto di una corrente di marea, il fango dragato da un canale o da un porto sarà depositato in cima a canali d’acqua che alimentano una palude salata. L’azione dell’uomo si ferma al calcolo e al posizionamento, il resto spetta alla natura: è probabile che le concentrazioni di fango accelereranno lo sviluppo delle paludi, creando nuova costa». Dalla soluzione di un problema alla sua valorizzazione il passo è breve, se resiliente: la «wadlopen» - la camminata nel fango - è infatti diventata una delle gite più richieste dai turisti in Olanda.

Venezia e il «Mose»
A ottobre Merola sarà in Israele, nel Negev e nell’Aravà, per raccogliere testimonianze sull’adattamento nel deserto. «Israele, come l’Olanda, è un Paese con una tradizione di “problem solving”. Negli stessi anni in cui gli Usa utilizzavano il deserto per i test nucleari Israele si ingegnava per far fiorire il suo». Ma tra le mete di «Adaptation» c’è anche l’Italia. A Venezia - e a garantire l’accuratezza scientifica del progetto è l’università Ca’ Foscari - Merola indagherà la situazione dopo lo scandalo del le dighe del «Mose», esempio classico di «cattivo adattamento».

Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


direttore@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT