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La Stampa Rassegna Stampa
31.08.2018 Damasco e Mosca alla guerra contro lo Stato Islamico a Idlib
Servizi di Giordano Stabile, Giuseppe Agliastro

Testata: La Stampa
Data: 31 agosto 2018
Pagina: 6
Autore: Giordano Stabile-Giuseppe Agliastro
Titolo: «Siria,assedio del regime a Idlib, allarme per la fuga dei profughi, in 700mila pronti a scappare-Le mosse della flotta russa»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 31/08/2018, a pag.6 due servizi su Siria e Russia.

Giordano Stabile: "Siria,assedio del regime a Idlib, allarme per la fuga dei profughi, in 700mila pronti a scappare"

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Giordano Stabile               in fuga da Idlib

A Idlib sono già caduti i volantini dell’esercito siriano, lanciati dagli aerei, che invitano tutti i combattenti ad «arrendersi» perché niente potrà fermare le forze di Bashar al-Assad. I messaggi hanno creato un senso di angoscia, in città ci sono profughi fuggiti pochi mesi fa dalla Ghoutha Orientale, che ricordano gli stessi volantini caduti poco prima che si scatenasse l’offensiva governativa. Il clima è quello dell’assedio, anche perché il gruppo ribelle che domina nel capoluogo della provincia siriana nordoccidentale, Hayat Tahrir al-Sham, ha di fatto posto il coprifuoco e allontanarsi è sempre più difficile. Del mezzo milione di persone che vivono a Idlib due terzi sono sfollati arrivati da altre zone della Siria. Molti hanno parenti in Turchia, soprattutto nelle province di Gaziantep e Hatay. Per i familiari sono giorni difficili. «Abbiamo ancora un fratello, zii e cugini di là – raccontano da Reyhanli, una cittadina turca al confine con la Siria, Mohammed e Atimad, fratello e sorella -. I bombardamenti sono sempre più frequenti. C’è elettricità per due ore al giorno, manca anche l’acqua potabile. È una situazione insostenibile, non sappiamo se li rivedremo». Mohammed e Atimad sono fuggiti da Taftanas, un villaggio vicino a Idlib, tre anni fa. «Ci hanno anche detto che il regime ha aperto una strada verso Saraqib, sostiene che quelli che usciranno dal quel check-point non saranno toccati, ma nessuno si fida». La diffidenza nasce anche dal fatto che finora Damasco aveva fatto intendere che Idlib sarebbe rimasta un’area di «de-escalation» senza azioni militari. Molti avevano accettato di trasferirsi lì dalle province di Aleppo, Hama, Damasco e Daraa con quella convinzione. Tutti profughi sunniti, che non accettavano di tornare sotto un governo dominato dagli alawiti, la setta sciita siriana di Assad. Ora temono che lo scenario si ripeta e che siano costretti a lasciare la Siria. La provincia di Idlib ha visto la popolazione triplicarsi, da uno a tre milioni. L’Onu teme che fino a «700 mila persone» saranno costrette a fuggire. I civili a rischio sono circa tre milioni. La situazione preoccupa i Paesi dell’Ue: nessuno sa dove si sposterà la massa di profughi e il timore è che possa riversarsi verso l’Europa. «Nei mesi scorsi sono arrivate migliaia di famiglie con i pullman del regime, se ora attaccano dove andranno, non hanno parenti nella campagne come noi», confermano Mohammed e Atimad. C’è anche la paura di attacchi chimici. Ieri l’inviato speciale per la Siria Staffan de Mistura ha avvertito che attacchi con ordigni al cloro sono possibili «da tutte e due le parti». Neppure l’Onu si fida dei ribelli di Idlib, legati ad Al Qaeda anche se lo negano. Lo stesso de Mistura ha parlato di «diecimila terroristi, con un alta concentrazione di combattenti stranieri». L’inviato dell’Onu ha chiesto alla Siria di non «gettarsi in una battaglia che potrebbe trasformarsi in una tempesta perfetta» e l’apertura di «corridori umanitari» per far uscire i civili da Idlib. Damasco ha risposto con il ministro degli Esteri Walid al-Muallem che «andrà avanti» e che il principale obiettivo è proprio Al Qaeda. La prima fase vedrà l’attacco nella zona confinante con la provincia di Lattakia, per prendere la cittadina strategica di Jisr al-Shughour, sul fiume Oronte. Poi toccherà a tre località lungo l’autostrada Damasco-Aleppo: Khan Sheikhoun, dove nell’aprile del 2017 c’è stato un sospetto attacco chimico, Maarat alNumaan e Sarabiq. Di Maarat al-Numaan è anche Shadi, da cinque anni in Turchia con tutta la famiglia, a Gaziantep. Nella cittadina sono presenti «posti di osservazione» dell’esercito turco ma gli stessi ribelli hanno detto che «appena il regime attacca andranno via». La presenza militare turca resta l’unica incognita. Sono in corso trattative fra Mosca e Ankara per trovare un intesa e forse evitare l’assalto. Culmineranno il 7 settembre, con il vertice fra Vladimir Putin, Recep Tayyip Erdogan e Hassan Rohani a Teheran. Sempre che l’offensiva non sia già entrata nel vivo

Giuseppe Agliastro:"Le mosse della flotta russa"

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Giusppe Agliastro               Assad e Putin

La Russia schiera le sue navi a difesa del regime di Assad. Mentre le truppe di Damasco si preparano a sferrare un micidiale attacco su Idlib - l’ultimo bastione dei ribelli in Siria - Mosca annuncia una colossale esercitazione nel Mediterraneo con 25 navi e 30 aerei, tra cui delle vere e proprie fortezze alate come i bombardieri strategici Tu-160. Le grandi manovre inizieranno domani e andranno avanti fino all’8 settembre. L’obiettivo principale è scongiurare nuovi raid di Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna contro bersagli delle forze governative siriane, alleate di Mosca. Gli Usa hanno messo in guardia Assad dicendosi pronti a colpire in caso di uso di armi chimiche. Ma il Cremlino sostiene che siano i miliziani qaedisti a preparare un attacco chimico per far ricadere la colpa su Damasco e fornire così alle potenze occidentali un pretesto per bombardare. Non è neanche da escludere un intervento delle navi russe nell’offensiva a Idlib: molti dei vascelli russi nel Mediterraneo sarebbero infatti armati di missili da crociera Kalibr. Di certo queste esercitazioni hanno grande importanza per Mosca. Non per niente a guidarle sarà l’ammiraglio Vladimir Korolyov, l’ufficiale più alto in grado di tutta la Marina militare russa.

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