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La Stampa Rassegna Stampa
18.08.2018 Accordo Israele-Hamas: un pessimo articolo di Giordano Stabile
Per quattro motivi

Testata: La Stampa
Data: 18 agosto 2018
Pagina: 19
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Hamas e Israele verso la tregua: 'Valichi aperti per un anno'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 18/08/2018, a pag.19 con il titolo "Hamas e Israele verso la tregua: 'Valichi aperti per un anno' " il servizio di Giordano Stabile.

L'articolo di Giordano Stabile disinforma per quattro motivi:

1. Stabile scrive della "dura reazione" israeliana ai tentativi condotti da marzo da parte dei terroristi di Hamas di sfondare il confine e penetrare in Israele. Israele, come sempre, non ha fatto altro che difendersi, come avrebbe fatto qualunque altro Paese democratico che ha il dovere e il diritto di salvaguardare la vita dei propri cittadini. Che altro avrebbe potuto fare Israele? Aprire le frontiere ai terroristi, che avrebbero portato tra la popolazione israeliana morte e distruzione?

2. Stabile mette tra virgolette "entro 15 secondi", il tempo a disposizione dei civili israliani che vivono in prossimità della Striscia di Gaza per mettersi al riparo dai missili lanciati dai terroristi. Le virgolette, di per sé negative, non hanno però motivo: non si tratta infatti di un'opinione, ma di un fatto inoppugnabile.

3. Stabile, in conclusione del pezzo, cambia argomento e scrive dell'interrogatorio di Benjamin Netanyahu da parte della polizia israeliana. L'accusa - la stessa che gira da ormai molti mesi, senza che sia stato finora provato nulla - è di corruzione. Perché Stabile cambia repentinamente argomento? A proposito di corruzione, perché non scrive mai del regime corrotto del "dittatore moderato" Abu Mazen?

4. Stabile elenca il numero di morti israeliani e gazawi nel corso del conflitto del 2014, ma omette di scrivere come e perché sono morti. In questo modo rimangono solo i numeri, che è esattamente quello che fa comodo alla propaganda di Hamas: i terroristi, infatti, da sempre cercano di massimizzare il numero delle vittime sia israeliane (per diffondere il terrore in Israele) sia di civili arabi palestinesi (per accusare di crimini Israele).

Se Giordano Stabile non vuole diventare simile al padre Alberto, che dalle colonne di Repubblica disinforma su Israele, farebbe meglio ad evitare commenti come quello di oggi.

Ecco l'articolo:

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Giordano Stabile

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Terroristi di Hamas

Un anno di tregua, valichi aperti, acque accessibili ai pescatori e una linea di collegamento marittima con Cipro che consenta di far uscire la Striscia di Gaza dall’isolamento. Sono i termini dell’accordo fra Hamas e Israele, che sarebbe stato raggiunto con la mediazione dell’Egitto e anticipato da media israeliani e arabi. Una svolta che si spera possa interrompe cinque mesi di violenze, cominciate con le «marce del ritorno» il 30 marzo scorso e segnati dalla dura reazione israeliana, oltre 160 palestinesi uccisi, due ancora ieri, e dai lanci di razzi dei militanti, con decine di feriti israeliani.

La volontà di arrivare a una tregua, ed evitare un’altra operazione di terra come quella del 2014, era però condivisa sia da Hamas che dal governo di Benjamin Netanyahu. E dal Cairo, che vuole «disinnescare» la bomba umanitaria nella Striscia per stringere i rapporti di sicurezza con lo Stato ebraico e venire a capo dell’insorgenza islamista nel confinante Sinai. L’accordo, secondo l’Egitto, sarà annunciato la prossima settimana.

Valichi aperti e acque accessibili
Prevede un tregua di un anno, l’apertura di tutti i valichi di frontiera, l’estensione fino a 17 chilometri della zona di pesca davanti a Gaza e un collegamento marittimo fra il porto di Gaza e Cipro. La linea, un’idea del ministro delle Difesa israeliano Avigdor Lieberman, permetterà lo scambio di merci e l’arrivo di aiuti umanitari senza la strozzatura dei valichi, per favorire la ricostruzione.
L’accordo è arrivato però senza il consenso dell’Autorità nazionale palestinese e di Al-Fatah, il partito del presidente Abu Mazen. Azzam Al-Ahmad, dirigente di Al-Fatah, ha parlato ieri di «tradimento”»I colloqui del Cairo, ha aggiunto, «non sono un negoziato ma un festival di annunci». A Ramallah è arrivato due giorni fa il capo dell’Intelligence egiziana Abbas Kamel, ma non ha convinto i vertici di Al-Fatah. Egitto e Israele hanno così deciso di andare avanti da soli. Il ritorno dell’Autorità nella Striscia e il disarmo dell’ala militare di Hamas sono stati per ora accantonati.

L’Egitto garantirà che Hamas e i gruppi satelliti non compiano alcun attacco e questo basta a Netanyahu, che l’anno prossimo si gioca la rielezione. La polizia ha interrogato ieri per l’undicesima volta il premier, sospettato in tre casi di corruzione. Ma è la pace, non una nuova guerra, la carta vincente per allontanare l’ombra degli scandali: i cittadini non vogliono più dover correre verso i rifugi «entro 15 secondi», quando piovono i razzi sulle città del Sud. Ma non vogliono neanche contare i soldati caduti, come durante l’ultima operazione Protective Edge: 73 morti israeliani, 2125 palestinesi.

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direttore@lastampa.it

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